Dopo due anni di sviluppo e test con artisti e protagonisti dell’arte, la piattaforma professionale www.artrights.me è ora disponibile online, offrendo ai propri utenti un Art Manager per la gestione della collezione, Art Rights per la certificazione delle opere e un esclusivo Art Concierge per entrare in contatto con i migliori professionisti dei servizi a supporto della gestione e valorizzazione delle raccolte d’arte.
«Dietro ogni startup c’è una visione – spiega Andrea Concas, fondatore di Art Rights – , la nostra è stata quella di supportare l’arte, gli artisti e i professionisti nel loro percorso quotidiano con l’aiuto delle nuove tecnologie. Oggi stiamo vivendo una vera e propria corsa all’oro digitale, una nuova Era per il mondo dell’Arte, alla ricerca di strumenti e opportunità online per far fronte alla fisicità perduta».
Ma cosa fa di preciso Art Rights. Cerchiamo di capirlo insieme. Per prima cosa vuole innovare, digitalizzare e automatizzare il processo di autentica delle opere d’arte tipico degli Archivi d’Artista, offrendo questa opportunità anche ad Artisti, Gallerie, Curatori, Musei e Professionisti. Il tutto permettendo il tracciamento della “vita” dell’opera. Ossia garantendo quella certezza della provenienza che, assieme all’autenticità, è oggi uno degli elementi fondamentali sul mercato dell’arte.
«Dietro ogni opera esposta – spiega ancora il fondatore di ArtRights – esiste una storia, un percorso che coinvolge l’artista, insieme a gallerie, collezionisti, case d’asta, fiere e musei, senza parlare dei tanti professionisti che i occupano della gestione e valorizzazione delle opere. Oggi tutte queste informazioni si dimenticano, a volte si perdono, addirittura si omettono, rendendo complessa la procedura di autentica, attribuzione e valutazione delle opere d’arte, incidendo anche sul loro valore culturale ed economico».
Chi ha ereditato opere acquistate molti anni fa sa bene di cosa parla Concas. Spesso ricostruire il percorso che le ha portate tra le mura di casa è difficilissimo se non impossibile. Allo stesso tempo però, specialmente in assenza di un Archivio di riferimento per l’autore, è fondamentale per attestarne l’autenticità in assenza di un certificato.
La promessa che fa ArtRight ai suoi utilizzatori è allora di quelle impegnative: diventare un protocollo di scambio e verifica delle informazioni. E questo grazie ad un sistema unico di convalida dello storico delle opere e del corredo documentale da parte di più professionisti a favore dell’autenticità, provenance e in sede di due diligence.
Nicola Maggi: Come funziona il sistema di certificazione di ArtRights e che garanzie dà in più rispetto ad altri sistemi simili?
N.M.: Per quanto riguarda l’autenticità delle opere, tasto sempre molto delicato nel mercato dell’arte, e la provenienza, come si muove la vostra piattaforma?
Ora potrà condividerla con l’esterno con permessi temporanei (accessi alle informazioni per 2/24/48 ore o giorni) e richiedere conferma di quelle sue informazioni e documentazioni a corredo a tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui e l’opera (chi l’ha venduta, esposta, assicurata, incorniciata, restaurata), pagherà una fee (come avviene oggi per le autentiche degli archivi) e l’altro utente potrà confermare, negare o richiedere ulteriori informazioni sull’opera, ricevendo il compenso per il suo lavoro ed impegno».
N.M.: Ci spieghi meglio come funziona quest’ultimo passaggio?
A.C.: «L’utente terzo Validatore, salvo non sia un archivio o faccia un’expertise, non certifica in dato di fatto l’autenticità dell’opera, ma bensì di aver avuto a che fare con quell’opera secondo sua mansione, storico ed esperienza, e quindi in maniera indiretta contribuisce a ricostruire la provenance e lo storico a favore dell’autenticità stessa.
La conferma o meno viene aggiunta all’Attestato Art Rights del collezionista in maniera indelebile e certa (nuova validazione temporale e data certa), le informazioni presenti, una volta che una terza parte le conferma, vengono congelate affinché non possano essere modificate a favore dell’autenticità e tracciamento dello storico, il collezionista potrà solo aggiungerne delle nuove.
E così via con altri utenti, e come un vero passaporto, maggiori prestigiosi “timbrini” (validazioni terze) avremo, maggiore sarà la possibilità che effettivamente quell’opera sia autentica e che il suo corredo documentale sia in ordine a supporto della provenance e due diligence.
Quindi in dato di fatto allarghiamo, automatizziamo e digitalizziamo processi che oggi avvengono fisicamente e quotidianamente nel mondo dell’arte, ma ampliando il concetto di autentica tipico degli archivi a tutti gli stakeholder che hanno contribuito, investito e fatto parte della creazione del valore culturale ed economico dell’opera e della sua gestione, dando vita ad una vera con una catena di valore, tra fisico e digitale, basata sulla reputazione dei singoli utenti creando nuove economie per loro a favore della fiducia del mercato».