Milano, 10 giugno 2015. Questa data alla casa d’aste Il Ponte se la ricorderanno per un po’. Le due tornate di vendita in programma nella sede di Via del Pontaccio hanno totalizzato 3.5 milioni di euro: il risultato più alto mai ottenuto del dipartimento di arte moderna e contemporanea della casa milanese. Un successo ottenuto grazie ad una proposta artistico-culturale di altissimo livello che ai nomi noti ha saputo unire artisti di ottimo livello, ma ingiustamente trascurati del mercato, riuscendo così ad allettare un pubblico fatto di collezionisti raffinati ed attenti che non ha fatto mancare le sorprese.
Exploit per De Luigi e Usellini
Che le cose in Via del Pontaccio a Milano sarebbero andate bene si è capito fin dalla sessione mattutina delle 10.30. Dei 218 lotti messi all’asta pochissimi rimangono invenduti – una quindicina in tutto – e di quelli aggiudicati quasi tutti raggiungono o superano le valutazioni più alte, spesso riuscendo a raddoppiarle. E se le opere principali non deludono, tante sono state le sorprese in una mattinata che vede protagonisti indiscussi Mario De Luigi e i pittori analitici Valentino Vago, Claudio Olivieri e Giorgio Griffa, autori di veri e propri exploit di mercato.
Mario De Luigi, artista tanto interessante quanto trascurato della scena artistica italiana del dopoguerra, è presente in catalogo con cinque lavori che, fatta eccezione per un invenduto, raggiungono tutti aggiudicazioni ben superiori alle aspettative. Il primo è il lotto 156, Senza titolo, che partendo da una valutazione di 3.700-4.000 € viene battuto per 20.000. Seguono poi i lotti 158 e 159 (val. 2.800-3.000 €), venduti rispettivamente a 19.000 e 21.000 euro. Infine il piccolo Sipario-luci, dipinto del 1960 che da una valutazione iniziale di 1.000-1.200 euro è stato aggiudicato per 7.500. Risultati, quelli ottenuti dai lavori di De Luigi, che la dicono lunga sulla preparazione dei collezionisti che prendono parte all’asta di Via del Pontaccio, in grado di apprezzare l’opera di questo artista che, partendo da una ricerca d’impronta neocubista, giunse a un linguaggio non figurativo di tipo segnico. Nel 1946, fondò a Venezia con Scarpa la Scuola libera di arti plastiche e negli anni Cinquanta fu tra i firmatari dei manifesti dello Spazialismo.
Accanto a lui, sono protagonisti dell’asta di arte moderna e contemporanea del Ponte Valentino Vago, Claudio Olivieri e Giorgio Griffa chiamati a rappresentare una delle stagioni più interessanti dell’arte italiana tra gli anni Sessanta e Settanta, quando si inizia a riflettere sulla questione dell’eredità della monocromia e nel nostro Paese nasce la cosiddetta Pittura Analitica che rappresenta, in linea con analoghi movimenti europei e statunitensi, un’esperienza artistica di rottura rispetto al passato che, considerata oggi, svela una sorprendente attualità. I dipinti dei tre “analitici” sono presentati in catalogo con valutazioni piuttosto contenute che vengono superate agevolmente con punte inaspettate, come nel caso del Senza titolo di Vago (lotto 164) che da una stima massima di 3.000 euro vola a 11.000. Mentre Olivieri (lotto 164) con un Senza titolo del 1972 valutato tra 4.200 e 4.600 € raggiunge i 19.000.
Fanno da nobile cornice a questi risultati, il successo di Carlo Mattioli, presente in asta con l’opera Papaveri (lotto 109, valutazione: 5.500-6.500 €) che appartiene ad una delle stagioni più felici di questo artista emiliano scomparso nel 1994. Dopo la sua piena affermazione presso il grande pubblico avvenuta negli anni Sessanta, lungo tutto il decennio successivo Mattioli proseguì e rinnovò la sua ricerca di una poetica capace di esprimere l’affiorare improvviso alla coscienza, come in una illuminazione istantanea, di emozioni che promanano dalla osservazione di una natura infinitamente cangiante. E nel 1974 inizia proprio la serie dei Campi di Papaveri di cui fa parte il lavoro venduto ieri dal Ponte con un aggiudicazione per 17.000 euro.
A Mattioli fa eco, dieci lotti dopo, Gianfilippo Usellini. I curiosi, dipinto nel 1947, parte da una valutazione di 1.200-1.400 € e vola a 17.000 euro. Aggiudicazione che segna una tappa importante per il mercato di questo artista che fu partecipe del clima del Novecento ed elaborò lungo tutta la sua carriera un linguaggio sottilmente ironico che fonde suggestioni della pittura metafisica a stilemi quattrocenteschi.
E’ poi la volta di William Congdon che ai numeri 131 e 132 è presente con due dipinti che ben raffigurano lo stile particolarissimo maturato da questo “figlio dell’Action Painting” già negli anni cinquanta e offerti con valutazioni che non superano i 2.500 euro, ma che hanno raggiunto aggiudicazioni decisamente notevoli: Sahara 2 Africa 10 (1970) è stato venduto per 10.000 euro, mentre Positano n. 8 del 1959 è arrivato a toccare i 15.000.
Chiudono Alberto Biasi – uno dei maestri dell’arte cinetica italiana – che vede il suo Omaggio a Fontana (lotto 213) del 1967 aggiudicato per 18.000 euro, partendo da una valutazione di 3.800-4.200; e di Franco Grignani, pittore e designer scomparso nel 1999 a cui dobbiamo la primogenitura dell’Op Art europea e una ricerca pioneristica nel contesto dell’arte ottico-visiva. Il suo Psicoplastica 245 del 1969 (val. 5.200-5.800) è stato venduto a 10.000 euro.
Un pomeriggio nel segno di Licini e Chillida
Con i presupposti della mattina, la tornata delle 15.30 non poteva che confermare il successo dell’asta del Ponte. I lotti in vendita sono di ottima qualità e dopo una serie di aggiudicazioni sopra le aspettative, il primo colpaccio lo segna Sorge l’idea: bozzetto datato 1920 di Giacomo Balla in arte Futur-Balla. Proveniente da una collezione privata e con un curriculum espositivo di tutto rispetto, quest’opera era presentata in catalogo con una valutazione di 15-20.000 euro, ma è stata aggiudicata per la bellezza di 50.000 €: per il momento è il risultato più alto dopo 222 lotti. Ma l’asta del Ponte è solo a metà del suo cammino.
I lotti scorrono senza intoppi. Oggetti sul tavolo e finestra di sera (1961) di Renato Guttuso supera di più del doppio la valutazione massima e viene aggiudicato per 68.000 euro. Seguono 7 lavori di Giorgio Morandi tra i quali l’acquerello Natura Morta del 1960 che, valutato 25-35.000 euro, viene battuto a 62.000 euro. Si arriva così al lotto n. 239 uno dei più importanti della giornata. Si tratta di Notturno, opera del 1954 di Osvaldo Licini. Questo olio su carta intelata è offerto in vendita con una valutazione di 20-30 mila euro, ma vola rapidamente a più del doppio dell’aspettativa massima e il martello batte a 74.000 euro.
A questo punto giunge il momento del Gruppo del Cenobio una delle chicche di quest’asta. Durata poco più di un anno, l’avventura artistica del Cenobio – il cui nome rimanda alla galleria di Cesare Nova e Rina Majoli dove i cinque esposero nel 1962 – nacque dall’esigenza di opporsi, da un lato, all’imperante Informale, il cui apice creativo si stava via via esaurendo, e, dall’altro, alla incipiente invasione della cultura d’oltreoceano, segnando in questo modo l’inizio di una stagione di grandi cambiamenti. Fino ad oggi il mercato degli artisti che componevano questo Gruppo era praticamente congelato. Ma dal Ponte è arrivato certamente un nuovo impulso vitale. Le otto opere di Arturo Vermi e Agostino Ferrari inserite in catalogo sono state vendute tutte almeno al doppio della valutazione massima, con due punte di assoluto pregio in termini di performance: Diario (1963) di Vermi è stato aggiudicato per 13.000 euro (valutazione massima 2.800) mentre Ed è subito sera (1985) dello stesso artista è stata venduta per 10.000.
Ottima prova anche per Luciano Bartolini che dopo una mattinata non felicissima si rifà in questo pomeriggio in cui i due Giano del 1980 (valutazione massima: 6.000 euro) sono stati venduti entrambi per 14.000 euro. E tra i risultati più di rilievo non si può non citare quello realizzato da Comizio (1951-52) di Giulio Turcato, battuto per 22.000 euro contro un’aspettativa massima di 7.000, forse fin troppo contenuta per un’opera che si trova ancora nei libri di storia dell’arte che tutti noi studiamo anche al liceo. Notevole anche la performance di 3D BB di Remo Bianco che è stata venduta a 52.000 euro (valutazione: 25-35.000).
Ma è dopo la sezione dedicata alla ceramica (tutti i lotti venduti a risultati ben oltre le più rosee aspettative) che arrivano i tre risultati più eclatanti che segnano una giornata di vendite che potremmo definire perfetta. Mancano una trentina di lotti al termine dell’asta quando è il turno di Il quadrato veneziano (1967) di Gastone Novelli che raggiunge i 110 mila euro. Dieci opere dopo è il turno di Tres 1, capolavoro del 1952 di Eduardo Chillida, esposto alla X Triennale di Milano (1954) dove ricevette il Diploma d’Onore. In catalogo con una valutazione di 80-150.000 euro questa scultura è stata aggiudicata per la bellezza di 320.000 euro. Mentre un Senza Titolo di Roberto Matta degli anni Cinquanta raggiunge i 130.000 €. Chiude un altro Senza Titolo (1940), questa volta di Yves Tanguy: una piccola gouache su carta che viene acquistata per 108.000 euro.