Tra i tanti libri che ci arrivano in redazione, questa settimana ci piace segnalarvi l’ultima fatica del critico e storico dell’arte Roberto Luciani: Subconscio. Conversando con Herman Normoid, da poco uscito nella collana Errore 404 della UEEA. Fino ad oggi, a questo artista nato al Cairo nel 1966 da padre italiano e madre siriana, erano stati dedicati due testi, uno di Loretta Eller – Mono. Herman Normoid e il minimalismo cromatico – e uno di Stefano Liberati: Il volumismo è libertà. L’opera di Herman Normoid. Ed è proprio a quest’ultimo che, idealmente, Luciani si riallaccia proponendoci una conversazione con un Normoid inedito che, abbandonato il consueto riserbo, ci conduce alle origini stesse di un processo creativo che fa riemergere, dalle pieghe del reale, il mondo del subconscio. Quel mondo, spiega lo stesso artista dialogando con il critico, «sempre presente ma semplicemente sovrastato dall’enorme potenza dei segnali che riceviamo dalla vita di tutti i giorni durante lo stato di veglia». Ecco allora che nelle sue opere l’involontarietà gioca un ruolo di primo piano, liberandolo dal controllo del dettaglio e dando vita a lavori di fronte ai quali, per poterli apprezzare a pieno, lo spettatore deve porsi con occhio “vergine”, libero dalle tante sovrastrutture iconografiche e linguistiche che le nostre retine hanno in memoria dopo anni passati a guardare opere d’arte. E proprio allo spettatore, non a caso, Normoid riconosce un ruolo fondamentale quale interprete dell’opera nei suoi molteplici e mutevoli significati secondo una visione dell’arte, come ha scritto nel 2007 redigendo il suo Manifesto del Volumismo, in cui l’opera «è fatta per essere letta e vissuta intimamente, perché l’arte è un’esigenza dell’essere umano e non dell’artista».
Formatosi nel mondo del restauro, Normoid approda alla produzione artistica solo nel 2005. Dopo una prima fase impetuosa, che potremmo “etichettare” come neoespressionista, la sua ricerca vira verso opere più ponderate, dove ai colori saturi delle prime sperimentazioni, si sostituisce una tavolozza minimalista giocata sul bianco e nero. E’ a questa fase più matura che appartengono le serie dei Paesaggi Fantastici e dei Volti riprodotte nel volume di Luciani. Opere in cui si genera una sorta di cortocircuito linguistico che dà vita ad un “figurativo informale” nel quale è possibile leggere tanto la lezione di Pollock quanto quella di Richter e di altri maestri dell’astrazione. Sono i lavori in cui Normoid riesce, con risultati di notevole qualità artistica, a tradurre direttamente le idee senza sottostare alle tecniche pittoriche convenzionali, mettendo in contatto il subconscio con la realtà e consegnandosi ad una lettura istintiva da parte del pubblico. E’ tra queste immagini “sospese”, di cui l’io cosciente dell’artista sembra aver deciso solo l’inizio e la fine, che si dipana il coinvolgente dialogo tra Luciani e Normoid, arricchito da un’introduzione di Philippe Daverio e da un saggio finale in cui lo psichiatra Carlos Bares ci offre una interpretazione dell’opera di Herman Normoid partendo da Sigmund Freud per arrivare a tutte le connessioni con i linguaggi e le ricerche artistiche del Novecento che, in qualche modo, lambiscono – e talvolta intersecano – la strada segnata dal nostro artista la cui opera, come ha scritto Mimmo di Marzio, «rappresenta l’esempio di quanto l’arte non abbia ancora terminato il suo percorso attraverso l’universo del colore, del segno e della materia, quali strumenti per la rappresentazione di spazi fisici e mentali che fanno dell’artista una figura demiurgica anche di questi tempi».
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Titolo: Subconscio. Conversando con Herman Normoid
Autore: Roberto Luciani
Editore: Unione Europea Esperti d’Arte
Collana: Errore 404
Data: 2015
Prezzo di copertina: 100,00 €
Tiratura: il volume è stampato in 500 copie numerate e firmate dall’artista
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