Il mercato online dell’arte continua a crescere e nel 2016 ha raggiunto i 3.65 miliardi di dollari, segnando un +15% rispetto al 2015. E oggi vale per l’8.4% del mercato dell’arte. Nonostante il trend positivo, però, le vendite d’arte online risultano ancora dominate da prezzi inferiori ai 5000 dollari e l’età d’oro del mercato dell’arte online “puro” sembra ancora lontana da venire, con la leadership che rimane solidamente in mano alle realtà che hanno i piedi piantati nel mercato offline. Questi alcuni dei dati principali che emergono dal The Hiscox Online Art Trade Report 2017 che mette in evidenza, già nell’introduzione a firma di Robert Read, head del settore Art and Private Client di Hiscox, come il tanto atteso consolidamento del mercato dell’arte online debba ancora avvenire.
«Noi tutti – scrive Read – sappiamo che accadrà, semplicemente non siamo in grado di dire quando e chi lo guiderà. Cosa sappiamo? Sappiamo che il mercato dell’arte online continua a crescere e che i brand globali più consolidati del mercato dell’arte, come Sotheby’s o Christie’s, stanno iniziando a dominare la classifica delle piattaforme online, e sembrano ormai aver gettato le basi per trasformare un business concreto, in uno multimediale».
Se si scorre la classifica stilata da Hiscox, infatti, salta subito agli occhi come quattro delle prime 10 piattaforme inserite nella top 25 facciano capo a case d’asta tradizionali che si sono semplicemente adattate alle nuove opportunità offerte dal web, modificando in modo sostanziale le proprie strategie. E così, a guidare la partita oggi sono – tanto per cambiare – Sotheby’s, Christie’s e Heritage Auction che, da sole, detengono il 19% del trade online d’arte, con un fatturato complessivo di 720 milioni di dollari realizzato nel 2016 solo tramite il canale online. E il “turover 2.0” di Christie’s che, in un solo anno, è cresciuto dell’84%.
Performance da capogiro e le realtà “native digitali” faticano a tenere il passo: i loro tassi di crescita, seppur positivi, non sono assolutamente sufficienti perché riescano ad avere profitti tali da farsi spazio in un mercato online già estremamente congestionato. E su cui, soprattutto, continuano a pesare le solite vecchie incertezze di quelli che il rapporto chiama Hesitant Buyers. Ossia quelli che potrebbero anche valutare l’acquisto online, ma per il momento non se la sentono per: l’impossibilità di ispezionare le opere, la scarsità di informazioni reperibili nelle varie piattaforme, le politiche reso e la necessità di poter interagire con degli esperti prima di procedere all’acquisto.
Tutte zavorre che, di fatto, tengono al palo da tre anni la creazione di nuovi clienti digitali, anche se quelli che comprano sembrano farlo sempre di più. Ma evidentemente non abbastanza, anche perché, di anno in anno, a crescere sono principalmente gli acquisti sotto i 5000 dollari, tanto che le piattaforme “online only” sembrano destinate ad essere, nella maggioranza dei casi, il punto di riferimento solo per le fasce basse del mercato.
Non a caso, si legge nel rapporto Hiscox, «la crescente competizione sta costringendo le piattaforme online a sposare nuove strategie per espandere il proprio business e diversificare le proprie fonti di guadagno». «Tra gli aggregatori di aste – spiegano gli autori del report – Invaluable si è avventurata tra galleristi e mercanti per permettere ai propri visitatori di comprare direttamente dalle gallerie a prezzi fissi. Mentre Artsy, piattaforma che principalmente lavora con le gallerie, negli ultimi 12 mesi ha tenuto varie aste online in partnership con Phillips e Heritage». E proprio quello delle aste, secondo i vari operatori intervistati per il rapporto, sembra che sarà il principale “campo di battaglia” nel 2017 per la conquista del fronte online.
Grande, comunque, rimane la fiducia, tra tutti coloro che operano già nel art market online, di un costante consolodiamento di questo canale di vendita. Consolidamento che, però, porterà certamente ad una maggior concentrazione di “potere”, con un futuro che sarà caratterizzato da numerose fusioni, principalmente tra realtà che operano con modelli di business diversi e in differenti punti della catena di valore del mercato.
Nel frattempo, al di là di ogni reticenza verso l’acquisto digitale, il web consolida il suo posizionamento come fonte di informazione e trend setter. Sempre più forte il peso dei social network come fonti di influenza sulle scelte di chi compra oggi arte, con Instagram che, per la prima volta, supera Facebook come canale più amato dai collezionisti, anche se la creatura di Mark Zukerberg rimane la più utilizzata in assoluto. E la situazione non cambia guardando a cosa pensano gallerie, mercanti e case d’asta, che stanno sempre più affinando le proprie strategie si social media marketing, in cui, ancora una volta, lo strumento di comunicazione più efficace, in grado di influenzare le decisioni di nuovi e vecchi clienti è Instagram.