Il 2017, per il mercato globale della fotografia d’arte, si chiude con un +54% rispetto al 2016. Per un valore complessivo che, stando all’ultimo Photography Art Market Report di ArtTactic, ha raggiunto 48.7 milioni di dollari (Buyer’s Premium escluso), grazie ad un secondo semestre fortissimo. In Italia, invece, solo Finarte ha battuto un catalogo di fotografia, il cui mercato rimane trascuratissimo nel nostro Paese, quando invece potrebbe rappresentare un grande opportunità. A fine 2017, il nostro mercato vale circa 721.000 euro con una crescita del +22.8% rispetto al 2016.
Fotografia: un’opportunità a cui (in Italia) credono in pochi
Nel mercato dell’arte ci vuole anche un po’ di lungimiranza. E se è ormai appare scontato che una casa d’aste debba battere dei cataloghi di arte moderna e contemporanea, rimane un mistero il perché, nel nostro Paese, nessuno “scommetta” sulla fotografia. Medium che anche da noi conta realtà collezionistiche e istituzionali di buon livello; una storia di tutto rispetto e un futuro che, a guardar bene le nuove generazioni, promette soddisfazioni. Sono pochissime, invece, le case italiane che hanno aste dedicate alla fotografia (Bolaffi, Boetto, Minerva/Finarte e, da quest’anno, Il Ponte) e raramente si tratta di cataloghi “coraggiosi” (o meglio, aggiornati). Nella maggior parte dei casi si preferisce la “paparazzata” alla Tazio Secchiaroli, o gli scatti al limite del banale di artisti di fama internazionale. Penso al povero Giacomelli che da noi rimane sempre il fotografo dei “pretini nella neve”, quando invece la sua produzione conta capolavori assoluti. Qualche “scatto” eccellente, se va bene, lo si trova nei cataloghi di moderna e contemporanea di Blindarte che, tra tutte, si sta dimostrando la casa d’aste più dinamica, in termini di offerta, del Bel Paese.
Eppure, in un momento in cui il nostro mercato gode di buona salute, ma in cui un calendario scioccamente affollato penalizza le vendite, la fotografia potrebbe essere l’elemento che differenzia il portfolio dell’offerta di una casa d’aste. A patto, ovviamente, di sapersi giocare bene le proprie carte e mettere insieme una proposta che possa avere un minimo di appeal internazionale. Perché se è vero che da noi la fotografia non tira ancora moltissimo, è anche vero che in Italia, molto spesso, si possono acquistare a prezzi molto convenienti autori che, altrove, costano tanto, tantissimo. Penso, ad esempio, a Tracey Moffatt – protagonista lo scorso anno del Padiglione australiano alla Biennale di Venezia, il cui mercato si attesta, abitualmente, dai 10.000 euro in su e che da noi viene proposta tra i 6.000 e gli 8.000. E la stessa cosa succede con un Nobuyoshi Araki della situazione. Tanto per citare i nomi più noti che passato anche sul nostro mercato.
E allora perché non sfruttare questo elemento di competitività e non provare ad attirare, grazie all’online, un po’ di collezionisti stranieri nel nostro Paese? L’unica che sembra aver accettato questa sfida in modo serio, sembra essere, ad oggi, Finarte. La sola casa d’aste ad aver battuto – con ottimi risultati – un catalogo di fotografia nel secondo semestre del 2017: 257.125 euro di fatturato. Un totale eccellente per il nostro mercato, segnato da Superheroes: Purgatory una Vintage C-Print di Robert Longo, venduta a 12.500 euro stabilendo il record italiano per questo artista che, a livello internazionale, ha un prezzo medio di aggiudicazione di circa 42.000 euro (tanto per rimarcare quanto detto sopra). Ma soprattutto, un totale che, in solitaria, porta il fatturato 2017 delle aste italiane di fotografia a 720.897 euro con un +22.8% sul 2016 che recupera completamente il -11% del primo semestre, ma sopratutto che dimostra come, a lavorar bene ci si guadagna: nel secondo semestre 2016 solo Minerva Auctions aveva battuto un’asta di fotografia, realizzando un totale di appena 65.000 euro. L’entrata della casa romana nella “famiglia” di Finarte ha proiettato tutto in un’altra dimensione. Da quest’anno, poi, anche Il Ponte (28/03) inizierà a battere aste dedicate alla fotografia e questo renderà, probabilmente, il mercato della fotografia più frizzante anche da noi. Ce lo auguriamo. Per il momento, però, le vendite a livello globale crescono e noi, tanto per cambiare, stiamo a guardare…
A livello globale siamo tornati ai livelli record del 2014
Negli ultimi sei mesi del 2017 – con le aste di fotografia di New York, Londra e Parigi -, Sotheby’s, Christie’s e Phillips hanno realizzato 29.382.116 $ (Buyer’s Premium escluso). Un totale che è superiore del +52.3% rispetto al primo semestre dell’anno e che segna il terzo semestre consecutivo di crescita nelle vendite di fotografia. Oltre ad essere il fatturato più alto dal secondo semestre del 2014 che segna una crescita di questo mercato del +54% sul 2016, basandosi unicamente sulle vendite di Sotheby’s, Christie’s e Phillips. (Leggi -> Fotografia: mercato in ripresa nel 1° semestre. In Italia bene solo Finarte)
A livello globale, la fetta più grande del mercato di fotografia è in mano a Christie’s. Con una totale, da luglio a dicembre, di 14.201.199 $, pari al 48.3% della torta con una crescita del +16.5% rispetto a sei mesi fa. Phillips si colloca al secondo posto con il 28.6% del mercato mentre Sotheby’s ne detiene il 23.1%. La fotografia moderna, negli ultimi sei mesi, ha realizzato 11.476.327 $ arrivando a rappresentare il 39.1% di un mercato che vede Phillips spadroneggiare in questo segmento d’offerta (45.1% del totale). Più debole l’andamento della fotografia contemporanea, che nel secondo semestre del 2017 è arrivata a rappresentare il 22.8% del fatturato globale delle aste di settore, quando nei primi sei mesi era al 28%. Solido, invece, il risultato del vintage passato dal 30.2% del primo semestre al 38.1% del secondo. Confermando il suo grande appeal tra i collezionisti.