Mollo tutto e faccio il gallerista. A 41 anni, dopo 10 anni di collezionismo, Matteo Scuffiotti si è deciso al grande passo: lasciare la professione di avvocato per aprire una galleria di arte contemporanea che vedrà la luce sabato 23 maggio alle ore 18.00 in quel di Montalcino, al n. 21 di Via Mazzini. Il nome scelto per questo nuovo spazio è a dir poco programmatico: Galleria La Linea. Un nome, mi spiega Scuffiotti, «scelto senza alcuna esitazione, perché ritengo essenziale il concetto di linea nel disegno, ma soprattutto perché ho sentito il bisogno di realizzare un progetto basato su una visione ferma e coerente dell’offerta artistica, che troppo spesso non ho riscontrato nelle gallerie italiane di medio livello». Nella nostra chiacchierata, a parlare è prima il collezionista che il gallerista e dalle sue parole emerge in modo chiaro la forte motivazione che sta sotto una scelta di vita decisamente radicale.
«In Italia – commenta – da una parte ci sono le grandissime gallerie italiane, storicizzate, e le major internazionali, dall’altro una miriade di commercianti, affaristi e mercanti con poca preparazione e poca cultura, che hanno prosperato nelle bolle speculative degli anni ‘80 e ‘90, ma che fortunatamente sono stati quasi tutti spazzati via dalla crisi. Ci sono poi piccole realtà di nicchia – anche molto stimolanti dal punto di vista della ricerca – che però raramente riescono ad avere un risultato commerciale, e che troppo spesso, secondo me, rischiano di avvitarsi in uno sterile intellettualismo per soli addetti ai lavori». «La mia ambizione – prosegue -, che sicuramente dovrà passare dalla prova dei fatti, è invece quella di promuovere e sostenere, dall’inizio alla fine, i singoli progetti artistici, con quello stesso spirito e dedizione che caratterizzavano i galleristi degli anni ‘60 e ‘70. Il tutto ovviamente con l’obiettivo di vendere arte di qualità prodotta da artisti giovani che hanno ancora qualcosa di sensato da dire». «Forse – conclude Matteo Scuffiotti – potrà sembrare un’impresa impossibile, ma io proverò con tutte le mie forze a realizzarla, semplicemente perché ci credo».
Visione, direzione, coerenza. Sono queste le tre parole chiave che stanno alla base della Galleria La Linea la cui attività si svolgerà principalmente dalla primavera all’autunno per dedicarsi, durante il resto dell’anno, a fiere italiane ed estere. Un progetto, quello della Linea, che non concederà nulla alle mode del momento e che nasce dalla volontà di promuovere e di offrire ai futuri clienti l’opera di un gruppo di giovani autori di arte figurativa – tutti situati in una fascia di prezzo che va dai 1000 ai 15 mila euro – rigidamente selezionati partendo dalla «convinzione profonda che la bellezza rappresenti un valore universale, di carattere non semplicemente estetico, ma sostanzialmente formativo e spirituale, che permea di sé ogni aspetto dell’esistenza umana. Crediamo che proprio nel momento in cui diversi registri di tale bellezza riescono a compenetrarsi, il risultato finale sia davvero compiuto, totalizzante ed appagante».
Risultato, il cui raggiungimento sarà garantito anche dalla grande cura dedicata all’allestimento dello spazio di Montalcino dove niente è stato lasciato al caso. In primo luogo l’illuminazione, affidata a Stefania Sagliocco, architetto specializzato in illuminotecnica. E anche questo dettaglio la dice lunga sul lavoro di qualità che Matteo Scuffiotti sta realizzando in vista dell’apertura di sabato prossimo, in occasione delle quale si terrà una prima collettiva con opere scelte dei pittori Daniele Cestari, Paolo de Cuarto, Luca Grechi, Francesco Barbieri, Michele Guidarini, Enrico Pambianchi; dei fotografi Francesco Minucci e Benedetta Falugi e degli scultori Riccardo Bottazzi ed Antonio Barbieri. Tutti artisti che Matteo Scuffiotti conosce personalmente e con cui, spesso, è legato da una sincera amicizia nata dalla lunga frequentazione dei loro studi perché, come ci tiene a sottolineare, oltre le opere ci sono le persone. E per lo Scuffiotti collezionista, prima, e per il gallerista, oggi, le relazioni sono importanti perché, dopo il primo colpo di fulmine davanti all’opera, aiutano a vedere tutto anche da un altro punto di vista, preziosissimo, che è quello dell’artista. E solo se si crede profondamente in un lavoro lo si può promuovere in modo efficace.