A dispetto dei tanti record che hanno caratterizzato il mercato delle aste di arte moderna e contemporanea nel 2015, l’anno da poco terminato si chiude con un bilancio negativo. Secondo il IXX MPS Art Market Report, dopo un primo semestre in cui ha raggiunto le massime performance, il mercato dell’arte, nella seconda parte dell’anno, ha fatto registrare un marcato rallentamento. Un rallentamento che ha visto, nel mese di novembre, la maggior parte delle aste di arte contemporanea, impressionista e moderna di New York non riuscire a raggiungere neanche le minime aspettative. E questo andamento è confermato anche dall’Art Market Outlook 2016, pubblicato a fine gennaio da ArtTactic, e che ha messo in evidenza come le principali aste newyorchesi siano calate del -8% rispetto al 2014, mentre quelle londinesi sono cresciute del +11%. Da quest’ultimo rapporto, in particolare, emerge come, dopo un 2014 record, nel 2015 le aste di arte moderna e contemporanea abbiano fatto registrare, a livello globale, una contrazione del -7.8%. Contrazione che poteva essere ben più forte se a metterci una pezza non fossero intervenute le ottime performance di alcuni mercati nazionali. E’ il caso, per l’Asia, di India (+14%) e Sud-est asiatico (+28%), che hanno bilanciato il -41% della Cina. O, in Europa, dell’Italia che nel 2015 ha fatto registrare una crescita media, per questo settore, di circa il +30%, confermando una ripresa in atto dal 2014.
Usa e Europa: il peso dell’incertezza economica
A pesare sulle performance delle aste di arte moderna e contemporanea che si sono tenute nel secondo semestre del 2015 negli Stati Uniti e in Europa, l’incertezza economica. Fattore che si ripercuote anche sulle aspettative per il 2016. Secondo il 62% degli esperti intervistati da ArtTactic, infatti, l’attuale situazione economica internazionale rappresenta il rischio maggiore per il mercato dell’arte statunitense ed europeo che, per il 52% di loro, nei prossimi 12 mesi si attesterà, se va bene, sui valori 2015. Solo un 32% degli intervistati, infatti, sembra credere in una possibile crescita. Al secondo posto, tra i fattori che potrebbero mettere in discussione l’andamento del mercato dell’arte nel 2016, l’incertezza politica (41%), seguita da aspetti fiscali o legati ad una possibile maggior regolamentazione del mercato (40%). Scende al 5° posto la speculazione che, negli ultimi anni, invece, era sempre al top di questa particolare classifica.
In questo scenario, a soffrire di più è il segmento dell’arte contemporanea che, pur rappresentando ancora la fetta più ampia del mercato dell’arte in valore (45%), ha registrato performance inferiori rispetto a quello dell’arte moderna e impressionista che ha guadagnato importanti fette di mercato passando da 27% del 2014 al 33% dello scorso anno. Ma oltre a questi fattori, ci sono anche altre considerazioni da fare, per capire bene l’andamento del mercato nel 2015. Come mette in evidenza il IXX MPS Art Market Report, infatti, per quanto riguarda il segmento Post War, ad esempio, «dopo anni di crescita del fatturato l’assestamento dell’indice è da ricondurre anche ai risultati storici delle aste del secondo semestre 2014 dove in una sola sera Christie’s realizzò a New York oltre 850 milioni di dollari». Come dire che, al di là di tutto, il rallentamento in atto ha anche delle caratteristiche fisiologiche. Già da tempo, infatti, gli esperti si chiedevano quanto potesse ancora durare l’incessante crescita del mercato di fascia alta.
Italia in controtendenza
In attesa dei rapporti di ArtPrice e di Arts Economics, che usciranno tra la fine di febbraio e la metà di marzo, il 2015 per le aste italiane di arte moderna e contemporanea conferma la ripresa del nostro mercato. Da un’indagine che abbiamo condotto tra le principali case d’asta che operano nel nostro paese è emerso, infatti, come il 2015 sia stato, per il 75% degli intervistati, migliore del 2014 e, per il restante 25%, uguale. Tutti concordi, invece, sul sostenere che il mercato italiano sia in ripresa. Dati alla mano, infatti, dopo un 2014 che aveva fatto registrare una crescita del +11% sull’anno precedente, il 2015 – almeno per le nostre case d’asta più importanti – si è chiuso, mediamente, con oltre il +30% sull’anno precedente. Una ripresa trainata dai due grandi player internazionali, Sotheby’s e Christie’s, ma sostenuta anche dalle case italiane. Se i fatturati 2015 delle sedi milanesi di Sotheby’s e Christie’s sono cresciuti rispettivamente del +42% e del +104%, le nostre più importanti case d’asta hanno fatto registrare, per il settore dell’arte moderna e contemporanea, incrementi anche superiori al +40%. E oggi, complessivamente, il segmento dell’arte moderna e contemporanea vale, in Italia, oltre 120 milioni di euro.
In linea con le dichiarazioni degli esperti internazionali intervistati da ArtTactic, anche gli operatori italiani, pur guardando con estrema fiducia al 2016 (tutti hanno dichiarato che sarà migliore del 2015), temono le ripercussioni che le turbolenze dei mercati finanziari potrebbero avere sull’economia reale. Oltre ai timori relativi ad alcuni problemi tutti italiani, come la paura dei collezionisti di essere segnalati all’Agenzia delle Entrate o la situazione fiscale del nostro Paese, da sempre penalizzante per il nostro mercato dell’arte. Ma c’è anche chi entra più nel merito della questione e tra i fattori che potrebbero influenzare in negativo l’andamento del mercato italiano nel 2016 inserisce, oltre all’eccessiva inflazione di alcuni autori e cambi di mode, anche la situazione normativa degli archivi che curano i lasciti degli artisti. Un elemento, quest’ultimo, su cui torneremo presto. (Leggi -> Arte e Diritto: Italia “maglia nera” del mercato internazionale)
Fonte: Collezione da Tiffany su dati forniti da 15 case d’asta su 27 consultate.
Nel 2016, meno “garanzie finanziarie” e prezzi in calo
Tornando a guardare lo scenario globale del mercato dell’arte moderna e contemporanea, gli analisti di ArtTactic ne sono quasi certi, le grandi case d’asta potrebbero iniziare ad adottare un approccio più attento alle garanzie finanziarie. Un’affermazione importante, ma che deriva da un trend già in atto da novembre, quando Christie’s ha ridotto significativamente il numero di lotti garantiti, passati dal 51,4% del maggio 2015 al 26% di novembre. «Con il mercato dell’arte globale in rallentamento – scrivono nel loro rapporto – , ci aspettiamo maggiori cautele per questo tipo di rischio. E ciò, a sua volta, avrà un ulteriore effetto frenante sui prezzi».
E, a proposito di garanzie finanziarie, emblematico è il caso dell’asta dedicata alla collezione Taubman. «L’asta – commentano nel loro rapporto gli esperti dell’Area Research del Monte dei Paschi di Siena – è stata un vero e proprio caso scuola di finanziarizzazione dell’arte, essendo stata fortemente influenzata dalle modalità con cui la famiglia ha condotto la trattativa con le due case d’asta principali per ottenere la commessa di battere le preziose opere. Alla fine Sotheby’s si è conquistata la vendita, ma al prezzo di emettere una garanzia di 500 milioni di dollari, trasferendo così il rischio sull’intermediario». «Senz’altro – concludono – è uno degli esempi emblematici di come gli aspetti finanziari precedenti alla transazione hanno pesato sull’oggettiva realtà delle opere e indotto la casa d’aste a sovrastimare i lotti, per poi intervenire sulla riduzione dei prezzi di riserva per contenere al massimo il rischio di invenduto».
Gli aspetti positivi della “frenata”
Se l’aria di incertezza che si respira in questi mesi sul mercato dell’arte può, da un lato spaventare, dall’altro ha anche aspetti positivi. A metterli in evidenza sono, ancora una volta, gli analisti dell’Area Research del Monte dei Pashi di Siena che nell’ultimo rapporto sottolineano come, anche in una fase di ridimensionamento del mercato, il catalogo faccia la differenza. Dall’analisi dei vari indici, infatti, emerge come continuino ad andar bene «le opere di qualità, a conferma di un pubblico orientato ai capolavori di rilevanza storica». «Ne deriva – aggiungono – una scrematura del mercato che porta al di fuori di esso molti dei movimenti speculativi che lo avevano caratterizzato fino alla fine del primo semestre 2015. Se da un lato questo può compromettere i rendimenti nel breve termine, dall’altro porterà ad una migliore qualità delle opere selezionate, riducendo il rischio dell’investimento».