Dopo una settimana quasi tutta dedicata al mercato delle aste – in questa parte dell’anno sarebbe, d’altronde, difficile fare il contrario – è tempo di varcare nuovamente la soglia delle nostre migliori gallerie d’arte moderna e contemporanea. Un nuovo mese è iniziato e i palinsesti di dicembre sono pieni di eventi da cogliere vista l’approssimarsi delle festività natalizie. Iniziamo da Venezia dove, fino al 23 dicembre, negli spazi della Galleria Massimodeluca, è possibile visitare Voyager,mostra personale dei VOID, collettivo di arte visiva e sound art basato a Bruxelles. Curata da Marina Bastianello, la mostra ha come protagonista la voce e il titolo rimanda alla missione esplorativa più visionaria di tutti i tempi: quella delle sonde Voyager 1 e 2. All’interno delle quali sono contenuti dischi fonografici in oro, denominati Golden Records, sulla cui superficie è inciso un messaggio indirizzato a qualsiasi intelligenza extraterrestre in grado di decifrarla.
La registrazione è costituita da immagini codificate e suoni (musica, voci, versi d’animale, macchine, il discorso del presidente degli Stati Uniti d’America, etc..) che attestano la nostra presenza sulla terra. Una piccola enciclopedia dell’umanità che un giorno potrebbe rappresentare l’unica testimonianza della nostra esistenza. Intorno a questo progetto è stato generato un corpus di opere, ancora in fase di espansione, che utilizza, analizza e si appropria dei dati visivi e sonori incisi sui Golden Records, sulla base sia dell’interesse sociologico e della natura del processo stesso, che dei contenuti culturali che trasporta come spunto per riflessioni, scenari possibili e distopici.
Spostandoci a Verona, la Galleria dello Scudo dal 14 dicembre ospiterà la mostra Arcangelo Sassolino, fragilissimo, la prima dell’artista vicentino all’interno dei suoi spazi. Per l’occasione Sassolino presenterà una selezione di opere create espressamente per questa personale, in cui appaiono evidenti le strette relazioni fra esiti apparentemente inconciliabili per tipologia, ma in realtà parte di un percorso unitario focalizzato sul ripensamento del concetto di fragilità, metafora dell’effimero esistenziale. È una riflessione che connota fortemente la più recente sperimentazione dell’artista.
Tra le opere in mostra, il lavori della serie La gravità genera la forma, di recente esecuzione e ora proposti per la prima volta, pensati per essere collocati sia a terra che a parete. Frutto di una sperimentazione che porta la scultura ad assumere una forma di volta in volta determinata dal peso ovvero dalla quantità di materia imposta sulla matrice. Ci sarà poi Incombente, anch’esso tra le novità alla Galleria dello Scudo, che si manifesta come la prova del punto limite di criticità di una lastra di vetro che, sostenuta da un’intelaiatura d’acciaio, si incurva sino all’estrema sopportazione, deformata dall’imposizione di un grosso masso.
A Milano, dall’11 dicembre al 31 gennaio 2020 gli spazi della galleria Podbielski Contemporary ospitano la personale di Thomas Jorion, Veduta. La mostra intraprende un viaggio a ritroso attraverso il lungo operato artistico del fotografo francese, partendo da alcuni scatti tratti da Silencio (2011-2013), esplorazione suggestiva di luoghi dimenticati dalla società umana, passando per Vestiges d’Empire (2013-16), progetto fotografico legato ai lasciti del colonialismo francese, per poi approdare all’inedito Veduta (2009-2019), composto da una serie di scatti che disvelano i molteplici volti di un’Italia inedita e sconosciuta.
Arriviamo così a Roma dove, fino al 31 gennaio 2020, la z2o Sara Zanin Gallery ospiterà L’altra notte prima personale in gelleria di Nazzarena Poli Maramotti che include una serie di dipinti e lavori su carta che appartengono all’ultima produzione dell’artista, quella che coincide con una residenza in Norvegia, a Dale i Sunnfjord, dove la maggior parte dei lavori in mostra è stata realizzata. Le sollecitazioni di quel paesaggio si traducono nei dipinti in una specie di movimento, di costante fluttuazione di ampie aree di colore che si espandono, si contraggono, si combinano in una forma che non sembra mai definitiva. Ma questi nuovi dipinti sono anche attraversati da una gamma di forze che complica il rapporto tra i piani dell’immagine. Gli strati di superficie, ad esempio, tendenti al monocromo, sembrano coprire, nascondere, investire o sfumare i contorni di cose riconducibili al reale, così come le cose sembrano delinearsi da una specie di magma astratto come dato momentaneo.
Sempre nella capitale, Francesca Antonini Arte Contemporanea presenta, fino al 18 gennaio 2020, la personale di Alice Faloretti Suspension of Disbelief, che segna l’inizio della collaborazione dell’artista con la galleria. Il progetto raccoglie una selezione di opere recenti, su tela e su carta, che testimoniano la complessità della ricerca che l’artista conduce sul paesaggio, sui temi dell’ambiente selvatico e sulla relazione conflittuale tra elementi naturali e presenza antropica. La mostra è corredata da un testo di Daniele Capra. La pratica pittorica di Alice Faloretti è interiormente percorsa da spunti realistici e istanze di ordine fantastico, frutto della pura immaginazione dell’artista. In particolare nelle sue opere la figurazione – talvolta esplicita, in altri casi solo accennata in forma liquida ed elusiva – è funzionale a uno sviluppo narrativo intimo, carico di elementi enigmatici e stranianti.