Dopo la pausa esiva torna il nostro appuntamento mensile dedicato alle mostre d’arte in galleria e in altri spazi più o meno isituzionali. Per questo mese di settembre ne abbiamo selezionati 10 che ci sono sembrati particolarmente interessanti. A partire da Forze / Vettori / Cromie, Tempeste digitali e moti in espansione, la personale di Quayola che, proprio oggi, inaugura la nuova stagione espositiva della galleria Marignana Arte di Venezia.
Quayola, artista riconosciuto nel panorama contemporaneo internazionale, interroga le gerarchie tra umano, naturale e tecnologico. La sua opera esplora nuove estetiche e visioni algoritmiche generate dalla collaborazione con gli apparati tecnologici che osservano il mondo e lo codificano. In mostra le opere della serie Storms dell’artista romano, che prosegue la sua ricerca sulla pittura di paesaggio tradizionale, esplorandone la sostanza pittorica attraverso avanzate tecnologie.
Nella stessa città, dal 15 settembre al 31 ottobre 2022 la galleria Raffaella De Chirico presenta CITY BREAK, la prima mostra personale di Matteo Procaccioli Della Valle (Jesi, 1983) negli spazi torinesi della galleria.
Ultima tappa di un percorso di valorizzazione del lavoro dell’artista che Raffaella De Chirico ha avviato a marzo 2022, CITY BREAK porta a Torino un’ampia selezione di lavori di Procaccioli, da opere di grande formato a intime Polaroid che analizzano la struttura urbana da diverse prospettive.
Il senso del viaggio nella ricerca di Procaccioli Della Valle è quello di scoprire significati ancora inediti, scenari nuovi, diversi livelli di lettura, muovendosi da edifici e architetture già esistenti.
A Milano, la galleria A arte Invernizzi inaugura giovedì 15 settembre la mostra personale Rodolfo Aricò: l’immagine dissonante, a cura di Francesca Pola, in cui vengono presentate opere rappresentative degli anni Sessanta e degli anni Ottanta.
Aricò, protagonista dell’arte italiana della seconda metà del XX secolo, dalla metà degli anni ‘60 con le sue tele sagomate pone l’accento sul paradosso della geometria come strumento di rappresentazione, per farne luogo di successione temporale e apertura relazionale.
Mettendo a confronto le opere geometriche della seconda metà degli anni Sessanta e i lavori dalle stesure e superfici irregolari degli anni Ottanta, la mostra permette di riconoscere la continuità di alcune coordinate fondanti le dissonanze di relazione tra geometria e struttura e il rapporto tra colore e luce.
Rimanendo nel capoluogo lombardo, la galleria Luca Tommasi arte contemporanea propone, a partire dal 15 settembre, Re-Echo 2, la seconda mostra personale di Mark Francis allestita dalla galleria. L’esposizione presenta una selezione di dipinti su tela della più recente produzione dell’artista esposta nella primavera di quest’anno in una mostra museale a Palazzo Collicola a Spoleto.
Nella mostra milanese, Francis evolve dai concetti di “griglia” e di network, tipici della sua pittura inserendo nelle sue tramature l’elemento acustico derivante da frequenze, lunghezza d’onda e ampiezze verticali tipiche delle onde di energia.
Lo stesso titolo della mostra allude all’effetto fisico del risuonare come se le sue opere fossero dei sonar in grado di captare invisibili forze magnetiche e sonore, oltre l’umana capacità di percezione, o come dei Theremin ne producessero di proprie sotto il movimento delle mani dell’artista.
“Pino Deodato. Vede lontano” è il titolo, invece, della mostra personale che Galleria Il Milione e Dep Art Gallery di Milano presentano dal 13 settembre al 28 ottobre 2022. L’ampia esposizione, eccezionalmente divisa in due sedi, raccoglie circa ottanta opere che, come tasselli di un grande mosaico, ricostruiscono gli ultimi quarant’anni di ricerca di Deodato – dagli anni ’80 a oggi – con un’attenzione particolare a quel momento del suo percorso che ha segnato il passaggio dalla pittura alla scultura, tema cui è dedicata la mostra presso la Galleria Il Milione, per giungere alla sua produzione più recente, esposta invece alla Dep Art Gallery.
La galleria Thomas Brambilla di Bergamo, dal 24 settempre prossimo, ospiterà invece la mostra collettiva From Nature to Spirit, con opere dei seguenti artisti: Joe Bradley, Matteo Callegari, Matilde Cerutti Quara, John Giorno, Tamara Gonzales, Chris Martin, Ugo Rondinone, Bruce M Sherman, Domenico Zindato. La mostra è il risultato di uno scambio di idee e di esperienze, sia a parole che e in termini visivi, sul rapporto tra lo spirito e la natura. Gli artisti coinvolti hanno, infatti, apportato una varietà di contributi personali, rispecchiando l’infinita ricchezza delle riflessioni che questo argomento ci offre.
IL 23 settembre, Studio G7 di Bologna inaugura la nuova stagione espositiva ospitando nei propri spazi la quarta mostra personale dell’artista inglese David Tremlett: 2019 2020 2021 lavori su carta
Dopo l’ultima esposizione del 2008 che aveva visto l’artista creare un grande wall drawing capace di coinvolgere e idealmente riunire tutte le pareti dello spazio espositivo, in questo nuovo progetto l’architettura della galleria si fa metafora del tempo. In particolare, l’artista presenta opere inedite su carta realizzate tra il 2019 e il 2021. È proprio questo l’intervallo di tempo che vede il lavoro di Tremlett mutare, spostando il cosiddetto “spazio delle idee” dalla dimensione del viaggio a quella dello studio.
Se prima infatti l’artista rintracciava nel mondo e nelle lunghe distanze nuove geometrie e architetture da formalizzare e presentare in spazi pubblici e privati, il nuovo modo di viaggiare ha visto lo studio d’artista e i luoghi d’Europa a Tremlett familiari diventare il centro del pensiero e del processo creativo.
Ancora a Bologna, il 15 settembre prossimo inaugura la mostra “Herbarium. I fiori sono rimasti rosa” dell’artista Alessandra Calò, accompagnata da un testo critico di Azzurra Immediato. Appuntamento che prosegue la stagione espositiva promossa da Maison laviniaturra, noto atelier-salotto bolognese di moda fondato dalla fashion designer Lavinia Turra, con mostre di artiste donne che continuerà fino al 2023 con Valentina D’Accardi e Malena Mazza.
Adesso, tra le creazioni stilistiche dell’atelier, si intrecciano e mescolano le opere dell’artista Alessandra Calò di intenso significato sociale e simbolico, una serie di diorami fotografici, frutto di un percorso condiviso con alcune persone fragili facenti parte del progetto sociale “Incontri! Arte e persone” ai Musei Civici di Reggio Emilia.
Osservazioni della natura e delle sue imperfezioni trasformate in impronte su carta fotografica grazie alla tecnica del fotogramma, la stessa usata da molti artisti delle avanguardie del ‘900 come Man Ray. Alessandra Calò ha poi dato vita a sovrapposizioni di immagini e simboli che rimandano al concetto di fragilità e umanità, unendo alle forme delle erbe quelle delle mani stesse dei partecipanti.
A Pietrastanta, la galleria Laura Tartarelli Contemporary Art presenta, dal 10 al 30 settembre 2022, gli ultimi approdi della ricerca visiva del fotografo Marcello Vigoni. In mostra, un corpus di 17 fotografie in bianco e nero in formato quadrato – selezione di un più ampio progetto appena pubblicato in un volume – in cui l’autore approfondisce tematiche ambientalistiche a lui care cui da diversi anni rivolge la sua attenzione e il suo obiettivo. In particolare, le stampe fotografiche mettono su carta lo scontro tra uomo e natura che sul piano formale trova rappresentazione nella giustapposizione tra paesaggi naturali e panorami urbani.
Sempre in Toscana, ma questa volta a Firenze, la Galleria Il Ponte presenta la prima mostra di Michel Parmentier in Italia, a cura di Guy Massaux, artista e suo assistente storico, in collaborazione con la Eduardo Secci di Milano. In mostra viene presentato un nucleo di opere storiche degli anni Sessanta, Ottanta e Novanta, accompagnate da una ricca selezione di disegni, e documenti storici che testimoniano il suo singolare percorso artistico.
Le opere di Parmentier sono costituite fin dall’inizio della sua produzione, che l’artista fa risalire al 1966, da fasce orizzontali dell’altezza esatta di 38 cm, alternando strisce colorate a strisce bianche, realizzate utilizzando la tecnica del pliage, modalità introdotta in pittura dall’artista ungherese Simon Hantaï nel 1960.
La rigorosa produzione dell’artista è caratterizzata dalla variazione del colore delle sue opere anno per anno, dedicando il colore blu al 1966, il grigio al 1967 e il rosso al 1968; così come dalla data che egli imprime sul retro di molte opere per datarne la realizzazione e utilizzarla come titolo.