Un luogo che celebra l’incontro delle culture attraverso oggetti che arrivano da tutto il mondo. Il museo di arte cinese ed etnografico di Parma nasce più di un secolo fa, nel 1901, per opera di Mons. Guido M. Conforti che – non fatico a definire – un collezionista d’altri tempi.
Catturato dall’estetica di alcuni oggetti cinesi scoperti durante i suoi viaggi missionari, Mons. Conforti cominciò a raccogliere ceramiche, bronzi, avori, monete, arredi intarsiati, stampe e dipinti, abbigliamento e oggetti di uso quotidiano quasi a testimonianza di un mondo oltre quello europeo, lontano geograficamente e culturalmente, ma che non doveva rimanere sconosciuto.
La collezione oggi esposta e conservata a Parma negli spazi della Fondazione Culturale Saveriana si stabilisce proprio con questo intento, possiamo dire, formativo ed educativo intorno alla cultura cinese. Poi accanto a questi oggetti, nei decenni se ne sono accumulati altri di natura etnografica in senso più generale.
E così, quello che un tempo era l’obiettivo di un collezionista sui generis come era Mons. Conforti, è diventata oggi la mission principale dell’Istituzione: far conoscere, attraverso la fisicità degli oggetti artistici e di uso quotidiano, “un’umanità senza confini e ricca di diversità”.
Ho incontrato Chiara Allegri, direttrice del museo, che mi ha raccontato il grande lavoro sistematico che c’è dietro la gestione di una collezione così varia. Sì, perché non si tratta solo di trasmissione di cultura, ma anche di conservazione materiale di pezzi che fisicamente possono trasmettere questa cultura.
E allora c’è bisogno di un buon sistema di catalogazione, associato a schede conservative aggiornate costantemente. E poi c’è bisogno di una ricerca costante, che tenga viva la collezione e che non la faccia impolverare, ma anzi, la renda attrattiva e accessibile per studiosi e ricercatori. E poi ancora ci vuole apertura verso il territorio, strumenti di divulgazione efficaci in grado di far arrivare l’importanza di una collezione prestigiosa, significativa e ancora oggi molto attuale.
Il Museo di arte cinese e etnografico di Parma è una collezione importante messa in moto e tenuta viva da una progettualità lungimirante. Non bastano queste poche righe per raccontare la prospettiva della direttrice e dell’intero museo, ma l’intervista qui sotto può aiutare chiunque possieda oggetti etnografici o abbia una passione per questa particolare espressività e apertura verso nuove forme culturali a capire come interfacciarsi con un patrimonio diverso.