Parte da Bergamo e da The Drawing Hall, lo spazio che mette il disegno contemporaneo al centro della sua indagine, la nostra selezione di mostre per il mese di ottobre. Qui, infatti, ha da poco aperto Paradossi dell’abbondanza, la mostra personale di Marzia Migliora a cura di Alberto Fiz, visitabile fino al 17 novembre 2024.
Alla base del progetto espositivo, come di prassi per questo spazio alle porte della città di Bergamo, il disegno emerge come fondamentale strumento di ricerca della produzione nelle arti visive contemporanee. Le opere selezionate per questo progetto, coinvolgono i fruitori in un’esperienza multisensoriale attraverso la stimolazione del tatto, dell’udito e naturalmente della vista, facendo emergere le molteplici declinazioni in cui l’artista utilizza la tecnica del disegno.
Da Bergamo a Milano. “Speculum. Guardare, guardarsi, esser guardata” è il titolo del progetto espositivo monografico dedicato a Giosetta Fioroni allestito fino al 21 dicembre negli spazi della galleria M77 e organizzato in collaborazione con la Fondazione Goffredo Parise e Giosetta Fioroni. La mostra, a cura di Cristiana Perrella ripercorre l’intero arco della carriera di Giosetta Fioroni attraverso il tema dello sguardo e della rappresentazione dell’alterità femminile.
Il titolo rimanda al celebre saggio di Luce Iragaray, Speculum. L’altra donna, pubblicato nel 1974, dove l’autrice afferma la necessità di rappresentare e narrare il mondo femminile secondo propri parametri e non come un’immagine riflessa di un modello di riferimento che è sempre maschile.
Nella stessa città, Milano, la galleria Renata Fabbri ha da poco inaugurato la nuova stagione espositiva con la mostra “Contorno“, la seconda personale di Serena Vestrucci in galleria. La mostra accoglie un’ampia produzione di opere inedite realizzate con materiali eterogenei che spaziano dalla ceramica al bronzo, dal disegno al collage.
In “Contorno”, Vestrucci esplora le complessità delle relazioni umane, trattandole come intricate tessiture di tempo, di esperienze, di affetti e ferite, di dichiarazioni e non detti, capaci di unire e allontanare le persone. L’intero progetto espositivo ruota attorno al cibo e all’immagine della cucina – luogo di condivisione e incontro per antonomasia – che l’artista rielabora con acuta ironia dando voce ai temi dell’intolleranza, della separazione, del mascheramento, dell’identità.
Chiudiamo la nostra selezione milanese con “Territorial Machines: Extracting Nature”, prima personale di The Cool Couple negli spazi della MAAB Gallery. In mostra un nucleo di lavori inediti, parte della ricerca sviluppata nella residenza artistica che The Cool Couple ha svolto presso la Nirox Foundation in Sudafrica nel 2017.
Il titolo della mostra fa riferimento al concetto di macchine territoriali, ossia macrostrutture capaci di codificare la vita organica, umana e animale, ma anche di produrre un certo tipo di territorio composto da un insieme di segni, pratiche e abitudini che organizzano il tempo e lo spazio. Questo sistema dalle radici neoliberali, viene qui analizzato da The Cool Couple nel contesto selvatico e in particolare in quello Sudafricano, dove l’industria degli animali, della privatizzazione e dell’estrazione di valore dalla natura, fonde l’idea della conservazione faunistica alle logiche di mercato.
La Galleria Umberto Benappi di Torino ci trasporta, invece, nel mondo di Vik Muniz attraverso le fotografie dell’artista brasiliano provenienti da varie collezioni private e, in particolare, da quella di Gian Enzo Sperone e da privati. Le stampe, dai colori vividi, sono impeccabili, quasi sempre di grande formato e la cui composizione rende così identificativo il lavoro dell’artista.
Pigmenti, inchiostro e coriandoli; tessere di puzzle, diamanti e sciroppo di cioccolato; semplici fili, materiale di recupero e ritagli di giornale; gli oggetti più disparati sono il punto di partenza del lavoro creativo di Vik Muniz. L’opera di un grande artista che conosce profondamente la cultura visiva e i media, per il quale la macchina fotografica è l’ultimo passaggio nella realizzazione della sua opera.
Dal 30 ottobre, sempre a Torino, Mazzoleni presenta la prima mostra personale dell’artista americana Melissa McGill , che comprende opere dal 1998 al 2024.
La mostra illumina la presenza e l’interconnessione dell’acqua e del cosmo attraverso l’impegno artistico di McGill.La mostra invita i visitatori a esplorare prospettive, mappe, narrazioni dell’acqua, costellazioni e connessioni tra passato, presente e futuro, con un’attenzione alla comunità, esperienze condivise significative e un impatto positivo duraturo.
Coinvolgendo l’acqua e i materiali organici in conversazioni e collaborazioni creative, la mostra riflette i valori ambientali dell’artista nel suo lavoro in studio e nei suoi interventi negli spazi pubblici.
Da Torino a Bologna dove la CAR Gallery propone “L’ironia dell’ignoto”, personale di Danilo Stojanović, la cui poetica pittorica, ricca di dicotomie, affonda le radici in correnti artistiche dai valori antagonisti traducendole in immagini che posseggono un’identità originale, autentica e armonica.
Istriano di nascita ma veneziano d’adozione, l’artista racchiude nelle sue tele, generalmente di piccole o medie dimensioni, la presenza costante, ma mai palesata, dell’acqua. È una presenza espressa non solo attraverso una palette fredda di blu, verdi e grigi ma soprattutto tramite la creazione di un’atmosfera che viene percepita come fluida e mutevole, all’interno della quale gli oggetti rappresentati sembrano fluttuare come inglobati in una sostanza viscosa.
Sempre a Bologna, la galleria P420 presenta “Senza sole”, seconda personale in galleria del duo Marie Cool/Fabio Balducci che dal 1995 lavora insieme creando opere che sono un continuum di azioni, film, installazioni, sculture e disegni. Senza sole è una mostra in penombra, che prende spunto dallo spazio stesso della galleria, inteso come spazio fisico e architettonico, come luogo di lavoro vivo e attivo, per mettere in scena alcune delle riflessioni più tipiche del lavoro dei due artisti: il rapporto con il lavoro e il luogo di lavoro, lo spazio e la posizione di ciascuno, il rapporto col tempo e la durata delle cose.
Come ricorda il curatore, Arnisa Zeqo, “le azioni ridotte all’essenziale di Cool Baldinucci, come seguire con il dito la lancetta dei secondi di un orologio staccato dal muro, rispecchiano le carenze della vita quotidiana: senso di sconfitta e illusioni infrante vengono sostituite da nuovi vocaboli vuoti, spesso solo neologismi consolatori. Questo disagio che vive nel corpo è al tempo stesso antico e futuristico. La rivalutazione concettuale e fisica della realtà diventa una manifestazione sacra”.
A Roma, la galleria d’arte FABER, con la personale “Tracce di vita“, propone per la prima volta in Italia l’intensa ricerca del giovane, ma già affermato, scultore giapponese Koro Ihara, attraverso esposizioni monografiche, installazioni e talk. L’arte di Koro Ihara è la narrazione di un cammino esplorativo che conduce a una serie di quesiti dai richiami ancestrali: dalla riflessione sulla natura e sul ciclo vitale al tentativo, attraverso il gesto scultoreo, di far emergere i valori culturali che gli organismi non umani posseggono intrinsecamente. Nel progetto “Tracce di vita” emergono così i temi più caldi del dibattito ambientale globale, il cambiamento climatico e geologico, la sostenibilità, orientano, ma non esauriscono, uno studio teso a estrapolare una nuova idea di scultura.
Sempre nella capitale, la Galleria Anna Marra presenta “I’ve grown roses in my garden”, ampia personale di Shadi Ghadirian, una delle più grandi fotografe mediorientali del nostro tempo. Curata da Silvia Cirelli, la mostra propone un percorso culturale prima ancora che artistico, ripercorrendo complesse tematiche da sempre parte integrante del linguaggio lessicale di questa talentuosa interprete.
L’Iran dei contrasti e dei paradossi, in bilico fra modernità a tradizione; la riflessione sulla questione femminile; lo spettro di sanguinosi conflitti del passato (come la guerra Iran-Iraq) o ancora le ambivalenze di una costante precarietà sociale divisa fra libertà e censura, sono solo alcune delle rievocazioni che Shadi Ghadirian attraversa con una personalissima impronta espressiva.
Infine, a Palermo, RizzutoGallery presenta Rearrangement, seconda personale dello scultore tedesco Jáchym Fleig. In mostra, una nuova serie di opere che ricordano elementi naturali, come nidi di vespe o concrezioni geologiche, combinati con elementi architettonici. Strutture che riconosciamo dalla nostra vita quotidiana ma che si presentano in modo misterioso. Il lavoro di Jáchym Fleig, infatti, ha poco a che fare con il naturalismo, tutto segue un calcolo strategico dell’ambientazione artistica. Le qualità astratte e formali delle strutture scultoree si accontentano della connessione con ciò che è già nello spazio che le circonda.