Cari lettori, appena ho sentito la storia di Alberto Perobelli ho deciso di raccontarla anche a voi!
Mi ha colpito soprattutto l’evoluzione derivata dall’essersi addentrato con nuove finalità nei meccanismi dell’arte, mantenendo separati e al tempo stesso uniti gli affari e le passioni con l’apertura di una galleria d’arte che ha modificato radicalmente la concezione della sua collezione, seppur dichiaratamente non ortodossa.
Ecco che ancora una volta la mancanza di coerenza filologica nella struttura di una collezione, in presenza però di una forte aderenza ai propri ideali, genera l’immensa varietà del collezionismo.
Perché non c’è un modo giusto e uno sbagliato di collezionare, c’è solo l’arte di farlo.
Alice Traforti: Ricordi com’è nato il tuo interesse per l’arte e come si è trasformato in quello che chiamiamo collezionismo?
Alberto Perobelli: «Non provengo da una famiglia ricca, ma ho avuto la fortuna di poter visitare città d’arte, musei e gallerie d’arte sin da piccolo. Inizialmente collezionavo solo libri, in quanto meno costosi dei dipinti che amavo (le disponibilità erano scarse). Quindi, con il raggiungimento di una sicurezza economica, ho iniziato la selezione degli artisti e delle gallerie di arte contemporanea vicini ai miei gusti, e ho iniziato a collezionare anche opere d’arte».
A.T.: Come si è formata e quali giri di volta ha compiuto la tua collezione privata?
A.P.: «Ho dato un indirizzo tutto mio alla collezione, forse non ortodosso, ma ho sempre selezionato artisti che mi stupissero o che mi facessero riflettere sul perchè di alcuni lavori e/o soluzioni artistiche. Non ho mai acquistato a prima vista. Citerò solo alcuni degli artisti in collezione. Ho iniziato con Mario Schifano, per poi proseguire con Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Gianni Dova, Enrico Baj, Gastone Novelli, Gianni Bertini, Gino DeDominicis.
Successivamente il mio interesse si è orientato verso: Mimmo Rotella, Francois Dufrene, Daniel Spoerri, Christo, Raymond Hains, Arnulf Rainer, Hermann Nitsch, Pino Pascali, A.R. Penk. Per proseguire con Paolo Scheggi, Alberto Biasi, Victor Vasarely, Hans-Jorg Glattfelder, Kazuo Shiraga, Sam Francis, Emilio Vedova e Yayoi Kusama».
A.T.: C’è un’opera, o un artista, a cui sei ancora particolarmente legato?
A.P.: «Sono legato a tutti gli artisti che ho collezionato. Se dovessi sceglierne uno, direi il grande Enrico Baj».
A.T.: Quando e perchè hai sentito la necessità di aprire IAGA contemporary art, la tua galleria d’arte a Cluj Napoca, in Transilvania?
A.P.: «Ho aperto IAGA Contemporary Art nel 2014 perchè affascinato dal lavoro di molti artisti dell’Est Europa che avevano oggettive difficoltà ad affacciarsi ad una più ampia platea di amanti dell’arte e collezionisti».
A.T.: Ci racconti un po’ l’offerta culturale della città e le abitudini dei suoi cittadini?
A.P.: «Cluj-Napoca è una città estremamente giovane, trattandosi di una città in cui sono presenti diverse facoltà universitarie, e vi confluiscono molti giovani, soprattutto studenti universitari, sia per proseguire qui gli studi, sia in scambio culturale tramite il progetto europeo Erasmus ed Erasmus+.
La città è in continua evoluzione, e ritengo abbia una grande potenzialità, che senza dubbio avrà modo di esprimere negli anni a venire. Tra gli eventi della città, oltre a diverse esposizioni e mostre d’arte ospitate dalle università e dai musei locali, ci sono diversi eventi musicali, iniziative legate al mondo della moda, e concerti, soprattutto durante la stagione estiva.
Per quanto riguarda le abitudini dei cittadini di Cluj, amano viaggiare, soprattutto in altri Stati europei, e, se nativi di località vicine a Cluj, tornano nelle città natali durante i fine settimana. In generale, la città è più viva dal lunedì al venerdì, ed è popolata di turisti in primavera e in estate. É una città in cui si respira l’aria delle grandi città europee, e senza dubbio questo è dovuto anche al continuo sviluppo culturale».
A.T.: Com’è cambiato il tuo essere collezionista da quando sei anche gallerista?
A.P.: «Il mio essere collezionista ora è completamente cambiato. Amo profondamente quello che sto facendo e ora colleziono quasi esclusivamente arte dell’Est Europa».
A.T.: Esiste una differenza fra il collezionismo italiano e quello che hai conosciuto, da gallerista e da “collega”, in Transilvania?
A.P.: «Alcune diversità esistono.Il collezionismo in Italia per quanto riguarda i giovani artisti (anche se non dichiarato) è mirato quasi sempre a cercare l’artista che possa essere un investimento. I collezionisti della Galleria, che provengono da molti paesi dell’Europa e non solo dalla Romania, cercano nel giovane artista la qualità e la serietà del lavoro.
Per gli artisti importanti qui, dunque, il collezionismo non presenta molte differenze rispetto a quello italiano. In generale, direi che dal mio punto di vista non è il gallerista a designare la validità di un determinato artista, ma è il mercato dell’arte stesso a decidere se l’operato di un artista sia valido in quel momento o meno».
A.T.: Quali sono le peculiarità di ricerca degli artisti emergenti dell’Est Europa e quale la potenzialità nel mercato locale e internazionale?
A.P.: «Per la ricerca di artisti in Est Europa credo ci sia solo l’imbarazzo della scelta. La stragrande maggioranza di loro esce da scuole di eccellenza e sanno esattamente quale sarà il loro percorso artistico.
Un esempio per tutti. È emblematico il successo che sta ottenendo nel mondo l’artista di Cluj-Napoca, Adrian Ghenie (nato nel 1977) a livello di battute d’asta internazionali e presente con un padiglione alla Biennale di Venezia di quest’anno».
A.T.: Quali sono i prossimi progetti della galleria e che cosa sogni per il suo e il tuo futuro?
A.P.: «Per il futuro mi auguro che la galleria possa diventare sempre di più un punto di riferimento per artisti e per collezionisti. In riferimento ai progetti in divenire, abbiamo una folta serie di mostre personali previste per i prossimi mesi.
Abbiamo concluso da poco una memorabile mostra personale dell’artista italiana Silvia Inselvini e inaugureremo il 19 dicembre una mostra personale dell’artista Sabina Elena Dragomir, a cui seguiranno le mostre personali degli artisti: Amalia Crişan, Marcello Grassi, Michal Maka, Pawel Wasowski e Gabriel Marian. Mi piacerebbe, inoltre, che IAGA Contemporary Art fosse un punto di riferimento per i giovani artisti, per poter offrire loro la possibilità di dialogare con l’arte europea e internazionale».