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Analisi: Evening Sale Vs. Italian Sale

del

La Frieze Week si è chiusa e con lei le principali aste di Post-war & Contemporary Art del secondo semestre dell’anno. Passato il momento della diretta “live”, è giunto il momento di analizzare, un po’ più freddamente, quanto accaduto nelle sale room londinesi di Phillips, Christie’s e Sotheby’s per capire quale sia lo stato di salute del mercato dell’arte dopo i fatturati record degli anni passati.

Come era prevedibile un effetto Brexit non c’è stato. Anche perché, come ha sottolineato Anthony Browne, presidente della British Art Market Federation sulle colonne del Telegraph, solo il 2% delle esportazioni d’arte del Regno Unito prendono la via dell’Unione Europea. Oltre al fatto che il costante deprezzamento della sterlina non può che favorire il commercio d’arte verso l’estero.

E infatti, le 5 aste più importanti tenutesi la scorsa settimana a Londra (3 evening sale + 2 Italian Sale) hanno realizzato, complessivamente, il terzo miglior fatturato dal 2008 ad oggi: oltre 142.065.500 £. Detto questo, però, il totale di quest’anno è inferiore del -24% rispetto a quello del 2015. Un calo in linea con quanto accaduto nelle aste del primo semestre e imputabile, in primo luogo, alla forte contrazione dell’offerta di capolavori nelle aste internazionali e, in particolare, nelle due Italian Sale di quest’anno.

 

Evening sale: le “icone” sostengono il mercato

 

Dopo anni di costante ascesa, che il mercato non potesse continuare a crescere a colpi di record era quasi inevitabile. E già da tempo tutti gli osservatori si chiedevano quando potesse durare. Dopo il record del 2014, già nel 2015 le aste di arte moderna e contemporanea avevano fatto registrare, a livello globale, una contrazione del-7.8%. Contrazione divenuta ancor più marcata nel primo semestre di quest’anno: -25%. Nettamente in controtendenza con questi dati, le tre evening sale di Post-war & Contemporary Art battute da Phillips, Christie’s e Sotheby’s hanno fatto registrare il secondo totale dal 2008 ad oggi: 100.086.750 £, inferiore di solo un -3.3% a quello del 2015, ma superiore del +19.9% sul 2014.

Parlare di crisi è dunque prematuro, ma è certamente vero che il mercato è in una fase di transizione su cui pesano, tra le altre cose, le turbolenze finanziarie di questi mesi e l’incertezza politica che regna in molti Paesi. Fattori, quelli appena elencati, che spingono i grandi collezionisti ad essere più cauti e a non “accontentarsi” più del semplice artista di “brand”, ma a puntare alto solo in presenza di un capolavoro. O di un’opera comunque ritenuta tale.

Andamento delle evening sale londinesi di ottobre battute da Phillips, Christie's e Sotheby's dal 2008 ad oggi.
Andamento delle evening sale londinesi di ottobre battute da Phillips, Christie’s e Sotheby’s dal 2008 ad oggi.

Basta, d’altronde, vedere cosa è accaduto nelle sale room di Christie’s e Sotheby’s per capirlo: 5 opere su 42 in catalogo da Christie’s hanno realizzato, da sole, oltre il 54% del fatturato dell’evening sale di King Street. Mentre da Sotheby’s, il cui catalogo era il migliore tra tutti,  ne sono bastate addirittura 2 per fare il 43.4% di un totale che è il migliore realizzato dalla casa d’aste di New Bond Street dal 2008 ad oggi nelle evening sale di ottobre. Come dire che quando sono in ballo i capolavori a firma di un’icona del contemporaneo – Richter, Cy Tombly, Basquiat o Kiefer, tanto per citarne alcuni – si è disposti a spendere, altrimenti si guarda altrove. (Leggi -> Sotheby’s: una Contemporary Art Evening Sale da 47.9 milioni £)

Con il risultato di pochissime aggiudicazioni sopra la stima massima e tante sotto quella minima o appena superiori. Ma dopo anni di record è anche normale che la reperibilità di capolavori sia calata, oltre al fatto che il clima di incertezza economica e i timori di sue ripercussioni sul mercato dell’arte, probabilmente, hanno reso meno disponibili gli stessi collezionisti a rimetterli sul mercato in attesa di tempi migliori. E questo è quello che ha certamente influenzato l’andamento delle due Italian Sale.

 

Italian Sale: è il momento del turn-over?

 

Quanto detto sinora è vero a maggior ragione per le due Italian Sale del 6 e 7 ottobre scorsi dove, in generale, le opere a firma degli artisti che “storicamente” hanno garantito il successo di questo format non erano decisamente dei capolavori. E questo ha fatto sì che, complessivamente, le aste di arte italiana abbiano totalizzato solo, si fa per dire, 41.978.750 £. Un fatturato che è sì il terzo di sempre per le Italian Sale, ma determinato da due cataloghi il cui andamento è una vera e propria cartina di tornasole di quanto detto prima.

L'andamento delle Italian Sale battuta a Londra da Christie's e Sotheby's dal 2008 ad oggi.
L’andamento delle Italian Sale battuta a Londra da Christie’s e Sotheby’s dal 2008 ad oggi.

La prima asta italiana ad essere battuta è stata quella di Christie’s (6 ottobre) e si è chiusa con un totale di 18.680.250 £ che ci riporta al 2012 e inferiore del -56.7% rispetto al record assoluto del 2014. Ripetersi, ovviamente, è sempre difficile, ma il catalogo di King Street, come abbiamo già sottolineato nella nostra analisi post-vendita, era non solo di qualità non eccelsa ma anche abbastanza monotono: con ben 10 opere di Boetti e 9 di Fontana su 60 proposte in catalogo. E in particolare quelle di Boetti non erano tra i migliori esempi della sua produzione. La mancanza di capolavori a firma degli artisti italiani più amati dal mercato ha così spinto i collezionisti a volgere il proprio sguardo su altri lotti. E, in primo luogo, su quelli dove erano presenti opere di artisti storici più freschi per il mercato internazionale e con ampi margini di crescita. Come nel caso di Gilberto Zorio, Franco Grignani, Carol Rama, Gianfranco Baruchello, Giosetta Fioroni o Ettore Spalletti, tutti autori di nuovi record. (Leggi -> Italian Sale: il mercato premia le “nuove proposte” di Christie’s)

L'andamento delle aggiudicazioni nell'Italian Sale di Christie's (6 ottobre)
L’andamento delle aggiudicazioni nell’Italian Sale di Christie’s (6 ottobre)

Da Sotheby’s le cose sono andate meglio. L’Italian Sale dell’8 ottobre in New Bond Street ha totalizzato 23.298.500 £ grazie ad una selezione di opere di livello decisamente superiore a quello proposto dalla rivale. Ma anche in questo caso, la mancanza di capolavori a firma di Fontana&Co., ha portato i collezionisti a preferire artisti come Salvatore Scarpitta, Franco Angeli, Nuvolo o Fabio Mauri che hanno realizzato qui i loro nuovi primati d’asta. Quanto detto è confermato dal confronto complessivo, ad esempio, tra il numero dei nuovi record (9) e quello delle opere che non hanno raggiunto neanche la stima minima (24) o addirittura non sono state aggiudicate (23), su un totale di 107 lotti offerti nelle due Italian Sale. In questo caso, però, non trattandosi di capolavori di artisti super-quotati, le opere delle new entry, pur realizzando dei record, non sono riuscite a sostenere i fatturati finali. (Leggi -> Italian Sale: Salvatore Scarpitta è la star di Sotheby’s)

L'andamento delle aggiudicazioni nell'Italian Sale di Sotheby's (7 ottobre)
L’andamento delle aggiudicazioni nell’Italian Sale di Sotheby’s (7 ottobre)

E il confronto di questi dati con quelli relativi alle evening sale battute dalle stesse case d’asta è impietoso (vedi grafico sotto). Ma la spiegazione mi sembra abbastanza semplice: di capolavori relativi alle icone internazionali del contemporaneo ce ne sono ovviamente di più che di quelli di soli artisti italiani. Come se non bastasse, di artisti come Fontana sono passate in asta, negli ultimi 9 anni, 1800 opere; di Boetti 899. Sono solo degli esempi, ovviamente, ma per quanto gli artisti italiani possa essere stati prolifici – e spesso non lo sono stati – è naturale che nel tempo questi “filoni d’oro” si siano esauriti, portando sul mercato opere minori che non attirano. Oltre al fatto che di alcuni di loro sono oggi apprezzati dal mercato internazionale solo le opere più “riconoscibili”.

Confronto sui livelli delle aggiudicazioni nelle Evening Sale e nelle Italian Sale londinesi di Christie's e Sotheby's
Confronto sui livelli delle aggiudicazioni nelle Evening Sale e nelle Italian Sale londinesi di Christie’s e Sotheby’s

Forse è giunto, dunque, il momento di rinfrescare i cataloghi e le due Italian Sale di quest’anno vanno lette, a mio avviso, anche da questa prospettiva, in ragione dei tanti nomi nuovi inseriti nelle selezioni di Christie’s e Sotheby’s, quasi tutti premiati da ottime aggiudicazioni. Ci vorrà però del tempo perché queste new entry raggiungano le quotazioni di quelli che in questi anni sono stati i portabandiera della nostra arte nel mondo. Ma una cosa è certa, le aste londinesi di questo mese ci dicono che la salute del mercato dell’arte non assolutamente cagionevole: la “fame” di capolavori è ancora tanta, ma sono semmai questi ad essere ormai poco disponibili. Specie se si cercano quelli a firma di artisti di “brand”.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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