Dopo tre anni di costante crescita il mercato globale dell’arte (aste + gallerie + vendite private) rallenta e nel 2015 si attesta, complessivamente, sui 63.8 miliardi di dollari con una flessione del -7% sul 2014. In calo anche il numero delle transazioni (-2%). Sono questi i dati principali che emergono dal TEFAF Art Market Report 2016, curato da Clare McAndrew di Arts Economics che tiene presenti tutti i settori di questo mercato, compresi l’antiquariato e le arti decorative, e che sarà presentato ufficialmente domani, durante la giornata di apertura di Tefaf 2016 a Maastricht. Un rallentamento, quello del mercato dell’arte, che la curatrice del rapporto definisce come inevitabile dopo che nel 2014 è stato raggiunto il livello più alto (68.2 mld $). «E’ diventato difficile mantenere una crescita costante – scrive infatti McAndrew – in particolare per un mercato dalla disponibilità limitata come quello dell’arte». In questo scenario l’Italia continua invece a crescere (+16.8%) e, a differenza di quanto accaduto nel 2014, guadagna anche quote di mercato passando dallo 0.8% in valore del 2014, all’1% del 2015. Mantenendo così il 7° posto tra le principali piazze mondiali dell’arte.
La ripresa del mercato italiano
Se Stati Uniti, UK e Cina continuano a dominare il mercato dell’arte, nelle retrovie l’Italia avanza e nel 2015 fa registrare una delle migliori performance a livello globale. Se gli USA, infatti, crescono del +4% confermando la propria leadership, e Regno Unito e Cina calano rispettivamente del -9% e del -23%, il nostro Paese porta a casa un ottimo +16.4% confermando il trend positivo iniziato nel 2013 e consolidatosi già nel 2014, quando il mercato italiano era cresciuto del +10%. Un dato ancor più significativo se si pensa che l’Europa, nel suo insieme, fa registrare un calo del -8%.
Tradotto in valore, il giro d’affari del nostro mercato nel 2015 ha raggiunto, complessivamente, i 637 milioni di dollari contro i 545.8 dell’anno precedente. Dato che emerge dalla somma delle vendite private, in galleria e in asta. E se nel 2014 all’incremento in valore non era corrisposto un aumento di quote di mercato, nel 2015 l’Italia registra una buona performance anche su questo fronte. Oggi il nostro Paese rappresenta l’1% del mercato globale, guadagnando un +0.2% sul 2014.
Italia: Arte Moderna & Old Masters trainano le aste d’arte
Se il 2015 ha fatto registrare un calo del -8.4% per le aste italiane viste nel loro complesso (fine art, antiquariato e arti decorative), con un fatturato passato dai 327 milioni di dollari del 2014 ai 299.6 del 2015, lo scenario cambia completamente se si guarda alle sole aste d’arte. Il fatturato delle aste pubbliche di Old Masters, Arte Moderna e Contemporanea, infatti, ha raggiunto nel 2015 i 124.4 milioni di dollari. Cifra che supera del +6% il risultato del 2014 quando si era fermato a 117 milioni.
A dire il vero, il totale che emerge analizzando il TEFAF Art Market Report 2016 ci sembra minore rispetto alla realtà. Un dubbio che ci conferma anche il recente rapporto di ArtPrice.com dal quale viene fuori che le aste italiane avrebbero generato nel 2015, complessivamente, un fatturato di 169 milioni di dollari con un +7% rispetto al 2014. Ovviamente è sempre un azzardo confrontare analisi realizzate su fonti differenti tra di loro, ma considerato che i dati raccolti direttamente dalla nostra redazione presso le 15 case d’asta più importanti d’Italia parlano di 130 milioni di dollari di fatturato solo per le vendite di arte moderna e contemporanea, credo che il dato ArtPrice.com sia quello più vicino alla realtà. Al di là di questa nota, va però anche detto che a livello percentuale i trend indicati dai due rapporti sono praticamente identici.
A determinare questa crescita delle aste d’arte italiane, è stato in primo luogo l’andamento delle vendite di Arte Moderna (artisti nati tra il 1875 e il 1910) che nel 2015, in Italia, hanno totalizzato 45 milioni di dollari, contro i 32.2 milioni del 2014 registrando una crescita +40% quando, invece, a livello globale il valore di questo che, nel Mondo, è il secondo settore più importante del mercato, si è contratto del -1%. Grazie a questa ottima performance, peraltro, l’Italia rappresenta oggi l’1% del segmento Arte Moderna, mentre nel 2014 pesava solo per lo 0.7%. Bene anche il segmento dei cosiddetti Old Masters, ossia relativo agli artisti nati tra il 1240 e il 1820. Questo settore nel 2015 ha generato in asta un fatturato di 11.2 milioni di dollari, ossia il +93,1% in più rispetto al 2014. In difficoltà, invece, quello che a livello globale è il settore principale del mercato, ossia quello relativo alla Post-War and Contemporary Art (artisti nati dopo il 1910) che nelle aste italiane, in linea con i trend internazionali, è calato del -14.1% passando dai 78 milioni di dollari del 2014 ai 67 milioni dello scorso anno. Un dato che, incrociato con la nostra indagine sulle aste di arte moderna e contemporanea, condotta solo tra le principali case d’asta operanti in Italia, fa capire come il nostro mercato – su cui operano ben 167 case d’asta – sia retto da una decina di realtà che, invece, hanno fatto registrare, trainate dalle incredibili performance di Sotheby’s e Christie’s, quasi un +30% di incremento medio dei fatturati. (Leggi -> Aste 2015: l’Italia cresce, ma il mercato mondiale frena)
Il dato “opaco” delle vendite private e in gallerie
Se il dato sulle aste può essere considerato abbastanza preciso, vista la trasparenza dei risultati delle aste pubbliche, il panorama si fa decisamente più confuso e “opaco” per quanto riguarda il resto del mercato. Ossia le transazioni private condotte da trader “ufficiali” e le vendite effettuate da gallerie e mercanti. Attualmente questa tipologia di compravendite rappresenta circa il 53% del mercato che, per l’Italia, significherebbe circa 336 milioni di dollari ossia un +18.6% rispetto al 2014. Difficile, però, dire come si distribuiscano, a livello percentuale, tra i vari canali di vendita e i settori merceologici. Anche se, almeno per il nostro Paese, la sensazione è che la trattativa privata sia di gran moda. Detto questo, considerato che la maggioranza delle vendite nelle gallerie italiane è al di sotto dei 500.000 dollari, in questo settore dovrebbe esserci stato un incremento medio di circa il 6% del fatturato. Ma si tratta di un dato da prendere assolutamente con le “molle” viste anche le peculiarità del nostro Paese dove 10 gallerie rappresentano, da sole, oltre il 55% del mercato. Tanto che, come ha riportato Marilena Pirrelli su Plus24 – Il Sole24Ore del 27 febbraio scorso, negli ultimi 5 anni l’Italia ha perso per strada il 21.4% delle gallerie. Segno che le cose non vanno poi tanto bene. (Leggi -> Il mercato italiano dell’arte visto dalle gallerie)