Dal 10 al 12 ottobre 2025, Verona torna a essere uno dei poli più vivaci dell’arte italiana con la ventesima edizione di ArtVerona, manifestazione che negli anni si è affermata come punto di riferimento per il mercato e per la ricerca contemporanea. Non si tratta soltanto di un anniversario simbolico: questa edizione inaugura un nuovo corso sotto la direzione artistica di Laura Lamonea, chiamata a ridisegnare la fiera con un progetto curatoriale che intreccia mercato, sperimentazione e produzione culturale.
Il tema scelto, “Conversazione e scrittura”, orienta l’intera impostazione di ArtVerona 2025: non più semplice luogo di compravendita, ma piattaforma di relazioni, di confronto tra generazioni e linguaggi, di circolazione di idee e di pratiche artistiche. Anche l’impianto espositivo rispecchia questa scelta, superando la tradizionale distinzione tra moderno e contemporaneo. La fiera diventa così un unico spazio fluido, dove pittura, video, performance e installazioni dialogano senza barriere, aprendo prospettive nuove sia per i galleristi sia per i collezionisti.
Accanto alle storiche sezioni Main Section ed Editorie, questa edizione porta con sé novità significative. Il progetto di Lamonea ha introdotto percorsi dedicati alla pittura contemporanea, al linguaggio video, alla valorizzazione delle gallerie emergenti e alla costruzione di dialoghi tra artisti affermati e nuove voci. Una scelta che conferma ArtVerona come laboratorio capace di leggere il presente e di dare spazio a linguaggi meno rappresentati nelle fiere tradizionali, senza rinunciare al ruolo di mercato.
Con 143 espositori, dieci premi attivi e un programma diffuso che coinvolge luoghi simbolici della città – da Palazzo Forti alla Biblioteca Capitolare, fino alla Rondella delle Boccare – ArtVerona rafforza la propria identità di fiera espansa, in dialogo costante con il tessuto urbano, con le istituzioni e con un collezionismo sempre più internazionale.
Abbiamo incontrato Laura Lamonea per discutere di questa nuova fase e delle prospettive che attendono ArtVerona.

Una fiera d’arte tra mercato, ricerca e relazioni
C.L.: Il tuo mandato alla guida di ArtVerona si apre con la ventesima edizione: che significato attribuisci a questo traguardo e come intendi impostare il percorso triennale?
L.L.: La ventesima edizione rappresenta un traguardo importante e un punto di partenza stimolante. Ho voluto impostare un percorso che trasformi la fiera in uno spazio più sperimentale e relazionale, capace di accogliere le gallerie e al tempo stesso coinvolgere il pubblico. ArtVerona non deve essere solo un luogo di esposizione, ma un contesto in cui sperimentazione e relazioni diventano centrali. Le novità di quest’anno – dai premi ai progetti in città – nascono da questa visione, che mira a far crescere sempre di più la fiera come piattaforma culturale.
C.L.: Hai scelto di superare la tradizionale divisione tra moderno e contemporaneo. In che modo questo si traduce concretamente e quale identità ne deriva per ArtVerona?
L.L.: Abbiamo scelto di non mantenere più la divisione tradizionale: gli stand e i progetti sono stati pensati per dialogare tra loro, con un taglio curatoriale che va oltre la semplice esposizione. Oggi molte fiere tendono a somigliare a biennali, e credo che il mercato abbia bisogno di vivere in un contesto artistico che sia anche critico e curatoriale. L’identità di ArtVerona sta proprio in questo equilibrio: un mercato che si sviluppa dentro una cornice di ricerca e di visione.

Nuove sezioni e linguaggi: pittura, video e gallerie emergenti
C.L.: Quest’anno avete introdotto quattro nuove sezioni, tra cui Effetto Sauna e Video? Avete detto video?. Come sono nate e cosa vogliono proporre?
L.L.: Con Effetto Sauna abbiamo chiesto alle gallerie di presentare un artista affermato accanto a uno non ancora rappresentato sul mercato: un modo per aprire spazi a nuove voci senza rinunciare alla solidità. Video? Avete detto video? invece nasce dalla volontà di dare centralità al linguaggio video, spesso marginale in fiera: qui gallerie come Prometeo o Astuni hanno costruito veri e propri progetti complessi, dimostrando quanto il video possa essere interdisciplinare e potente.
C.L.: La pittura resta protagonista con la sezione Pittura ORA. Come leggi il ritorno di interesse verso questo linguaggio nel mercato?
L.L.: La pittura non ha mai smesso di essere centrale. È storicamente il linguaggio più acquistato e continua a esserlo. Oggi però si arricchisce di nuove contaminazioni globali: artisti dall’Africa, dall’Asia o dall’America Latina portano linguaggi che si intrecciano e aprono prospettive inedite. È una pittura che dialoga con il mondo, non più solo con la tradizione europea.
C.L.: La sezione Steps sostiene le gallerie emergenti. Quanto è importante per una fiera accompagnare nuove realtà?
L.L.: È un aspetto fondamentale. Una fiera non deve limitarsi a consolidare chi è già affermato, ma deve anche offrire strumenti a chi si affaccia per la prima volta. Penso a gallerie che qui hanno il loro debutto, e con cui abbiamo discusso anche di aspetti pratici come l’allestimento o il ruolo di uno stand: ArtVerona vuole essere un contesto di crescita condivisa.

Collezionisti internazionali e dialogo tra istituzioni
C.L.: Quanto conta sostenere non solo la vendita ma anche la produzione artistica?
L.L.: Per me è decisivo. Una fiera non deve limitarsi a essere un premio di produzione, ma creare le condizioni perché esistano progetti che coinvolgano anche imprese e maestranze. È un discorso diverso, che ho sperimentato più volte anche con il festival che curo a Milano, Video Sound Art. Ogni volta che un artista ha incontrato artigiani o tecnici specializzati – penso ai ceramisti di Capodimonte – sono nate opere determinanti, capaci di segnare un salto formale nella loro ricerca.
C.L.: Uno degli obiettivi dichiarati è attrarre collezionisti internazionali. Quali strategie state mettendo in campo?
L.L.: Abbiamo avviato un dialogo importante con la collezione ministeriale francese e con collezionisti di primo piano, creando momenti di confronto all’interno del programma. Penso al talk Il percorso dell’opera d’arte: un dialogo tra collezioni, con Pascale Cassagnau del CNAP, i collezionisti Isabelle e Jean Conrad Lemaître e l’artista Enrique Ramírez: un’occasione per riflettere su come un’opera viaggi dalla sua genesi fino alla fruizione pubblica. È anche grazie a viaggi, conoscenze e alla costruzione di programmi di qualità che possiamo attrarre presenze internazionali. I collezionisti, alla fine, rispondono alle proposte che una fiera riesce a mettere in campo.
C.L.: L’alleanza con ANGAMC è stata confermata. Qual è oggi lo stato del mercato italiano?
L.L.: Il mercato vive una fase complessa: molte gallerie faticano, alcune chiudono. L’introduzione dell’IVA al 5% è un passo importante, che ci mette in posizione favorevole in Europa. Ma serve di più: le fiere devono essere luoghi di circolazione e di dialogo, e le istituzioni devono collaborare.