Si inizia con un corpus di opere su carta a firma di alcuni dei nostri maggio artisti del secondo Novecento che potrebbero fare la felicità di chi non ha grandissimi budget. E’ il caso ad esempio del lotto n. 3, dove troviamo una acquaforte (Combustione) del 1965 di Alberto Burri proposta con una stima di 5-6.000 euro, anche se la nota in catalogo (doverosa) lascia leggermente perplessi su cosa fare: “Come da comunicazione dell’archivio Burri l’opera è da ritenersi una prova di stampa preventiva non destinata alla vendita (la dicitura printed proof – not for sale è riportata al retro in basso a sinistra) con una numerazione provvisoria non inclusa nell’edizione definitiva (80 + XI) e stampata su carta diversa”. Ad ognuno la libertà di fare le proprie valutazioni. Ma il lavoro è molto bello.
Scorrendo i lotti si arriva così ad alcune delle opere più interessanti del catalogo messo insieme dal dipartimento guidato da Gherardo Rusconi. A patire dal lotto 14 dove troviamo un interessante acrilico su plexiglas (Senza titolo) di Ad Reinhardt proveniente dalla una collezione privata torinese. L’opera è valutata 18-24.000 €. Forse un po’ troppo se si considera che giusto tre anni fa fu venduta da Christie’s New York per 5000 dollari. Subito dopo è inserita, invece, una scultura lignea di Louise Nevelson: Senza titolo (1983), stima: 40-50.000 €. Di piccole dimensioni (38x61x12 cm), è comunque un bell’esempio dei assemblaggi tipici della Nevelson, che è stata una figura emblematica dell’arte del Novecento, autrice di sculture astratte, realizzate con materiali di recupero e rivestite con una pittura opaca e coprente, il più delle volte nera come nel caso dell’opera proposta da Capitolium. All’opera dell’artista, peraltro, aveva dedicato un bel focus lo Studio Marconi ’65 durante l’ultima edizione di Miart.
Ai lotti 16 e 17, invece, è la volta di Bruno Munari, artista di cui si sta finalmente tornando a parlare sempre più spesso. Di lui sono proposti uno studio su carta del 1950 (Senza titolo) per i suo i celebri negativi positivi (lotto 16, stima: 9-11.000 €) e una delle sue Curve di Peano, la cui creazione è legata doppio nodo ai negativi positivi. Le Curve nascono, infatti, nel 1974 da un impulso molto simile e prendono spunto, come scrive lo stesso Munari, dalla ricerca «del famoso matematico Giuseppe Peano (1852-1932) per dimostrare visivamente che possono esistere linee curve senza tangenti». Datata 1987, questo lavoro è valutato 25-30.000 €.
Continuando a sfogliare il catalogo di Capitolium si incontra un bell’esempio delle Spirali di Roberto Crippa datato 1952 (lotto 24, stima: 10-14.000 €) e due lavori interessanti di Piero Dorazio: Piani del 1984 (lotto 26, stima: 30-40.000 €) e Rossese I del 1978 (lotto 17, stima: 30-40.000 €). Mentre al lotto 34 mi piace segnalare la presenza di un bel lavoro di Jack Clemente: I nuovi feticismi, una tecnica mista su tela proveniente dalla collezione Notarnicola (stima: 8-10.000 €) e caratteristica della sua produzione sempre in “bilico” tra astrazione pittorica e un certo compiacimento materico di natura informale. Tra le opere di Pop art italiana, invece, mi sembra degna di nota la tecnica mista su cartone del 1974 di Giosetta Fioroni dal titolo New York (lotto 46, stima: 10-14.000 €).
Subito prima del top lot dell’asta – Intersuperficie di Scheggi di cui ho parlato in apertura – troviamo un bel lavoro di Getulio Alviani: Centro Virtuale, opera in alluminio proveniente dalla collezione privata di Gillo Dorfles. Ma per quanto riguarda l’arte ottico-cinetica mi sembrano degne di nota anche le due opere storiche di Ennio Chiggio ai lotti 55 e 56, entrambe proposte in catalogo con una stima di 18-20.000 €: Interferenza lineare 19 (1974) e Interferenza lineare 3 (1966).
Infine, mi piace chiudere questa lettura segnalando due opere che credo possano interessare agli amanti di fotografia. Si tratta di due lavori di Hiroshi Sugimoto: Santelia monument – Giuseppe Terragni e Signal box – Herzog & De Meuron, entrambi del 1998 e offerte con una stima di 18-24.000 €. Si tratta degli esemplari 6/25 di due delle opere realizzate dal grande fotografo giapponese in occasione della XIV Biennale d’Architettura e dedicate alle icone dell’architettura internazionale ed esposte in origine alla Sonnabend Galley di New York e oggi provenienti da una collezione privata di Arezzo. Scatti in cui l’artista, infrangendo ogni regola della tradizionale fotografia di architettura, crea immagini completamente fuori fuoco, realizzate con lunghissimi tempi di esposizione e spesso scattate da punti di vista inconsueti. Anziché ricercare la linearità delle forme o dettagli capaci di esaltare la bellezza costruttiva, l’artista sceglie un approccio di tipo evocativo, dissolvendo i confini del tempo e della memoria e indagando i luoghi nella loro essenza.
Insomma, come già quello di Aste Boetto, anche il catalogo di Capitolium Art ha una proposta interessante da più punti di vista e che riesce a portarci fuori anche da quelli che sono gli ormai fin troppo classici percorsi dell’arte italiana proposti dal mercato. Da sfogliare con attenzione.
SFOGLIA IL CATALOGO -> ASTA FINE MODERN AND CONTEMPORARY ART N. 215