Sensazione cromatica di giardino. E’ questo il titolo della star assoluta dell’asta di arte moderna e contemporanea che Il Ponte batterà il prossimo 12 giugno a partire dalle ore 15. Si tratta di un dipinto di Enrico Prampolini datato 1914 ed esposto, due anni dopo, alla Mostra Nazionali d’Arte di Sarzana e da qui entrato a far parte della collezione privata del Conte Mariano Picedi Benettini. Da quel momento, la coltre bianca del tempo si è chiusa su questo capolavoro che tanto ci dice della prima maniera di Prampolini; quella, per capirsi, fin da subito apprezzata da Giacomo Balla che riconobbe, al pittore modenese, un “certo coraggio”.
A distanza di 100 anni, la tela torna ad uscire dalla dimora di Baccano d’Arcola e si presenta, come formidabile inedito, al numero 31 del catalogo della casa d’aste del Pontaccio. E se non è il top lot della vendita – altre opere hanno valori economici decisamente superiori ai 40-60.000 euro della valutazione di Sensazione cromatica di giardino -, quest’opera è certamente di un’importanza storico-artistica inusuale per il nostro mercato dell’arte.
Una «testimonianza inedita e tangibile – come scrive Enrico Barbieri nel bellissimo testo in catalogo – di una fase di avanzatissima calibrazione stilistica del giovane futurista, ancora sospeso tra i dogmi di Boccioni e Balla o forse, ancor più plausibilmente, già rivolta all’Europa, e a Robert Delaunay in primis». Insomma, una “primizia” di qualità eccelsa, degno cuore di un catalogo che lascia veramente stupefatti. Se si escludono quelli proposti da Christie’s e Sotheby’s, non ho timore di sbagliarmi nel considerare la selezione messa insieme dal Ponte per questa asta come la migliore che abbia mai visto in 14 anni di cronache di mercato.
In un’Italia dove la sovrabbondanza regna sovrana e i cataloghi assomigliano spesso agli album di figurine, il dipartimento di Freddy Battino ci stupisce, una volta di più, riuscendo a piazzare sul mercato una raccolta selezionatissima di soli 109 lotti, accuratamente impaginati in un catalogo d’arte – è propri il caso di dirlo – dove le immagini sono ben leggibili e ricco di testi critici che ci permettono di apprezzare le opere al meglio. Il tutto, poi, caratterizzato da un ritmo interno a tratti emozionante.
Solo nei primissimi lotti già si incontrano carte di Umberto Boccioni, Giorgio De Chirico, Gustav Klimt – quest’ultimo presente al lotto 6 con un disegno valutato 8-12.000 euro – per poi aprirsi a preziose tele di Filippo De Pisis, artista molto presente nelle aste di questo primo semestre, Antonio Calderara, Mario Tozzi, Felice Casorati, Massimo Campigli e Fausto Pirandello: incredibile la Natura morta con manichino (1947) proposta al lotto 19 con una valutazione di 18-24.000 euro.
Quasi impossibile fare una lettura catalogo stretta, di fronte ad una selezione così accurata di opere. E così l’attenzione non può che fermarsi sull’eccellenza assoluta. Quella rappresentata, tanto per capirsi, da lavori come il dipinto Eva del 1919 di Achille Funi (lotto 24, stima: 15-25.000 euro) che vanta un curriculum espositivo e di pubblicazioni importantissimo. O dal rarissimo Notturno n. 2 di Osvaldo Licini che troviamo al lotto 34 con una stima di 60-80.000 euro.
E nel frattempo, si sono incontrati, sfogliando le pagine, due lavori su carta di Balla, una tela del 1915 di Baldessarri e un secondo lavoro di Prampolini. Così, tanto per gradire. Passati, poi, alcuni interessanti lavori di Morlotti, eccoci arrivare ad uno dei primi focus di quest’asta: quello dedicato a Giulio Turcato e al Gruppo Forma 1 con una serie di opere storiche, oltre che di Turcato, di Carla Accardi e Antonio Sanfilippo.
Immancabili, ovviamente, i nomi di Lucio Fontana, Alighiero Boetti, Enrico Castellani – che guadagna la copertina del catalogo con Superficie Bianca 2-II del 1977 (Lotto 83, stima: 180-240.000 euro) -, e Agostino Bonalumi, ma sarebbe un peccato concentrarsi su di loro in questa lettura catalogo.
Non me ne vogliano, ma al di là dei loro capolavori, sempre ben presenti in tutte le aste, mi piace segnalare la presenza di opere preziose di Serge Poliakoff, come la Composition Abstraite del 1966-67 che troviamo al lotto 53 (stima: 140-160.000 euro). O Terra Verde, capolavoro della pittura informale italiana a firma di Renato Birolli (Lotto 56, stima: 50-70.000 euro).
Opera, quest’ultima, che si trova in ottima compagnia, considerando che al lotto successivo, con una stima di 70-100.000 euro, troviamo l’imponente Trionfo della Morte (1961) di Emilio Scanavino: 200×300 cm che Giacomo Belloni, nel testo che l’accompagna in catalogo, non esita a definire un lavoro con cui l’artista «scardina, demolisce ogni ordinarietà».
Non si fa in tempo a riprendere fiato, dopo essere stati travolti dalle emozioni dirompenti di questo lavoro di qualità museale, che subito arrivano due belle tele di Gastone Novelli tra le quali spicca Vegetazione sotterranea, lavoro di grandi dimensioni datato 1965 e valutato 50-70.000 euro.
Le pagine scorrono e si ha veramente l’imbarazzo della scelta. Opere di Rotella, Baj, Agnetti, Baruchello e poi Irma Blank – di cui è proposto l’imponente olio su tela Abecedarium 17-8-90 (Lotto 93, stima: 30-50.000 euro) – e Carol Rama, rappresentata da 3 lavori storici ai lotti 102-104. E non manca neanche una bella carta di Mario Schifano del 1960 (lotto 106, stima: 10-15.000 euro). Unica traccia di una Pop romana che, assieme alla pittura analitica, mi pare stia sparendo dalla piazza, ma di questo parleremo più avanti.
Nel frattempo, mi piace sottolineare, in chiusura, l’importante presenza di scultura che caratterizza, come ormai da tradizione, anche questa asta del Ponte. E tra le tante opere credo sia da citare, in assoluto, la bella e delicata Spirale (1971) di Fausto Melotti che viene proposta al lotto 107 con una valutazione di 150-250.000 euro. L’8 giugno apre l’esposizione dei lotti al n.12 di Via del Pontaccio a Milano. Andate, guardate, studiate e, soprattutto… lasciatevi ispirare!