Più volte, sulle pagine virtuali di Collezione da Tiffany, abbiamo parlato di successioni ereditarie. Un tema sempre di grande attualità e che merita di essere approfondito nei suoi vari aspetti. E così, dopo aver approfondito quelli fiscali della successione delle opere d’arte e delle collezioni, oggi, assieme a Massimiliano Fiorio ci concentreremo su una figura particolare: quella del Perito d’Arte, che in alcuni casi può ricoprire un ruolo chiave nella risoluzione dei problemi che possono sorgere, appunto, nella gestione delle successioni ereditarie. Specialmente quando gli eredi non riescono a trovare un accordo. (Leggi -> Di padre in figlio: gli aspetti fiscali della successione delle opere d’arte e delle collezioni)
Perito accreditato presso il Tribunale di Torino, Massimiliano Fiorio è specializzato proprio in divisioni ereditarie, svolgendo un ruolo di primo piano per valutare una proprietà di famiglia nel caso di una successione e procedere ad una divisione ereditaria di beni mobili con un’equa distribuzione degli stessi, evitando così lunghe, annose e traumatiche controversie tra gli eredi.
Nicola Maggi: Sulla figura del perito i giudizi sono spesso contrastanti…
Massimiliano Fiorio: «È vero, sulla figura del Perito c’è spesso grande confusione, a causa di un gran numero di soggetti che svolgono attività in questo settore, proponendo perizie, ma senza avvalersi di professionisti iscritti all’Albo e, quindi, producendo documenti che non hanno alcun valore “legale”, ma solo (eventualmente) conoscitivo, relativamente al valore e all’autenticità di un’opera. I giudici hanno bisogno, invece, di periti accreditati e perché il tuo parere possa realmente avere valore legale è obbligatorio iscriversi all’apposito Albo, sostenendo l’esame alla Camera di Commercio davanti ad una commissione che valuta la tua conoscenza sul campo. Conoscenza che è frutto non solo di studio, ma anche di grande esperienza sul campo, il tutto accompagnato da passione e professionalità». (Leggi -> Il perito d’arte del tribunale: cosa fa, quando interviene e… come lo si diventa)
N.M.: Questa confusione quali problemi può creare al collezionista o al suo erede?
M.F.: «In linea di massima quella di dover pagare due volte lo stesso “servizio”. Come detto, infatti, il lavoro di analisi e valutazione svolto da un perito non accreditato non ha alcun valore giuridico sia quando si tratta di gestione ereditaria che assicurativa, ossia quando serve una cosiddetta perizia asseverata che definisca il valore aggiornato del bene in esame. Quindi, chiunque si trovi nella necessità di dover far valutare dei beni sia propri che ereditati deve rivolgersi rigorosamente alla figura professionale del perito, verificando che sia regolarmente iscritto all’Albo del Tribunale di competenza».
N.M.: Lei si occupa prevalentemente di successioni. In cosa consiste, di preciso, il lavoro del Perito in questi casi?
M.F.: «In caso di divisioni patrimoniali, separazioni, divisioni giudiziarie, controversie e in tutte quelle circostanze nelle quali si rendano necessarie perizie legali analitiche e asseverate, il perito lavora su incarico di un avvocato, di un notaio o di un privato. Incarichi nei quali siamo chiamati a svolgere varie tipologie di attività, che spaziano dalle valutazioni, ai giudizi di autenticità, fino ad arrivare alle relazioni tecniche sullo stato di conservazione dell’opera. Si comincia con un’analisi preliminare per verificare, attraverso le caratteristiche stilistiche e iconografiche, il periodo di creazione dell’oggetto o degli oggetti presi in esame; rilevandone, con l’uso della lampada di Wood, eventuali trasformazioni, rifacimenti e restauri successivi. Dopo di che stiliamo una scheda peritale tecnica ed esplicativa per per ogni bene preso in esame. Il tutto corredato da immagini fotografiche. In alcuni casi è necessario anche effettuare delle ulteriori analisi chimico-fisiche per giungere ad una datazione precisa dell’oggetto esaminato, come la termoluminescenza. Vi sono inoltre analisi ottiche: microfotografia digitale, microscopia digitale, esami grafometrici per le firme, fotoulstravioletto, infrarosso ecc.».
N.M.: Abbiamo accennato a “perizie asseverate”, “archivi” … quali sono i documenti per i quali la figura del perito è fondamentale?
M.F.: «Molti sono ormai gli studi professionali, assicurazioni, onlus, privati, che richiedono tali documenti (perizie) per velocizzare gli aspetti fiscali in tema di eredità, fornendo così la propria esperienza al servizio del cliente finalizzata alla realizzazione di un elaborato peritale completo ed esauriente. A seconda dei casi il nostro analizzare, repertoriare e catalogare i beni oggetto di una divisione patrimoniale serve alla redazione di una vasta gamma di documenti che poi il notaio o l’avvocato allega agli atti. Nello specifico il perito si occupa, a seconda dei casi, di: le “perizie analitiche”, indispensabili per una dettagliata e descrittiva valutazione delle opere in esame in ordine di originalità, autenticità e valore; “perizie asseverate”, adatte per garantire maggiore valore e affidabilità al documento periziale asseverato presso il Tribunale; “Expertise”, utili per una dettagliata relazione che non comprende la valutazione di valore; “Inventari”, adatti per ottenere una breve descrizione di un lotto, appartenente a un solo proprietario, corredata da relative fotografie e rispettivi valori commerciali; “Pareri motivati”, validi come sommarie relazioni prive di valutazioni ma corredate di fotografie e, infine, “Verbali di constatazione”, utili come aggiornamento su perizie già eseguite in passato ma da aggiornare in ordine di valore commerciale e stato di conservazione».
N.M.: Un tema sempre controverso è quello del valore di un oggetto d’arte. Come si muove un perito per determinare quello aggiornato?
M.F.: «Per determinare il valore di un’opera, è fondamentale avere un’estesa e capillare conoscenza del mercato, anche se oggi i cambiamenti sono molto repentini e discontinui. Si fa una serie di collegamenti, talvolta intuitivi; una sorta di mappatura, raccogliendo tutti i dati disponibili sia online che nei repertori cartacei, facendo un’attenta analisi comparativa degli oggetti che dobbiamo valutare con quelli analoghi a quelli che sono comparsi sul mercato negli anni. Studiamo la provenienza dell’oggetto cercando, in caso di manufatti antichi, di chiarire in quale area geografica sia stato realizzato, così da procedere ad una attribuzione, incrociando il luogo con gli artisti che vi lavoravano. Si fanno comparazioni, in cui è fondamentale l’esperienza del conoscitore. E’ importante considerare che, in alcuni casi, il valore economico di un oggetto d’arte non è dato solo dal suo valore materiale intrinseco, ma anche da fattori soggettivi legati a collezionisti che desiderano possederlo, a qualsiasi prezzo, per completare e arricchire al propria collezione». (Leggi -> Come si valuta un’opera d’arte moderna e contemporanea? Parola a Massimo Vecchia)