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Come dare il giusto valore a una collezione? Prenditene cura e documentala.

del

C’è una branca della conservazione, soprattutto oltreoceano, che negli ultimi anni si sta impegnando molto a capire cosa significa utilizzare correttamente i dati che abbiamo a disposizione per salvaguardare collezioni e opere d’arte.

È innegabile che con l’avvento della tecnologia e degli strumenti digitali ci siamo trovati a fare i conti con una mole di informazioni molto diverse tra loro, spesso non organizzate, che riguardano la vita delle opere, dal restauro alla loro movimentazione o alle pubblicazioni in cataloghi.

E questo sicuramente avviene per i musei e le istituzioni che possiedo un grande numero di oggetti, che organizzano mostre e che prestano le opere e che quindi producono molta documentazione. Ma chiunque si trovi a dover gestire una piccola o media collezione, sa cosa significa tenere in ordine anche le poche informazioni che le ruotano intorno. Pensate solo alla quantità di fotografie che possono essere scattate con uno smartphone e rischiano di perdersi nei meandri di i-cloud o Google foto.

A proposito di questa problematica ragionano da molto tempo i ricercatori del Getty Conservation Istitute, che attraverso ricerche, convegni e pubblicazioni stanno dialogando riguardo l’importanza di sistematizzare il patrimonio di dati digitali prodotto accanto a ogni attività di salvaguardia e valorizzazione dei beni artistici.

In una bella intervista a tre ricercatori del GCI, Jeffrey Levin, redattore di Conservation Perspectives (la newsletter dell’istituto di ricerca americano, ndr), chiede loro quale sia il ruolo dei dati per la conservazione e se ci sono alcune indicazioni specifiche da seguire per impiegarli al meglio.

Ora, per chi non fa ricerca e ha bisogno di capire nella pratica cosa significhi questa domanda, la mia traduzione va al sodo: perché, se abbiamo una collezione di opere d’arte, dobbiamo documentare? E soprattutto, cosa ce ne facciamo dei dati che documentiamo di una collezione?

Ma prima ancora: cosa significa documentare?

Ecco, per prima cosa documentare vuol dire raccogliere delle informazioni e metterle in ordine, in modo che siano facilmente consultabili nel futuro. Ed è importante averle a portata di mano, perché sono uno strumento di valutazione. Attenzione, quando parlo di valutazione intendo sia quella economica sia quella conservativa.

Leggendo le informazioni ben organizzate possiamo, ad esempio, vedere subito quanto abbiamo speso per acquistare quell’opera e se oggi ha aumentato il suo valore; possiamo capire se abbiamo mantenuto l’opera in condizioni ambientali stabili minimizzando quindi la possibilità di degrado; possiamo inoltre individuare immediatamente i cataloghi sui quali è comparsa, le mostre in cui è stata esposta, i critici che l’hanno studiata e commentata.

Capita però che quando mi trovo a parlare di questa mia attenzione all’attività documentativa, talvolta mi viene fatto notare che in passato non è stato fatto e le collezioni sono sopravvissute comunque. Ed è vero! Ma credo che cambiare processi – certo rodati – ma in qualche modo incompleti e in parte inefficienti possa essere una grande opportunità per il futuro, possa aumentare il grado di valore che diamo ai nostri oggetti da collezione, possa diversificare le attività che vengono svolte intorno a collezioni pubbliche e private e – perché no – aggiungere possibili nuovi flussi di finanziamento.

In poche parole, documentare significa valorizzare un’opera. E, naturalmente, l’intera collezione di cui fa parte. E quindi non c’è ragione per avere delle ostilità.

Ma andiamo ancora un passo avanti. Perché sembra essere una buona idea fare documentazione con strumenti digitali? Un database digitale, accessibile dal web, moltiplica le possibilità di buona gestione in maniera estremamente facile. Ciò significa che basta usare un telefono connesso alla rete per poter aggiungere un’informazione, per poterla condividere ad esempio con un gallerista o con un amico interessato alla nostra opera.

Non credo di dovermi soffermare troppo sull’importanza e sulla quantità di possibilità che gli strumenti digitali ci forniscono oggi. Durante gli ultimi anni di pandemia ne abbiamo avuto la prova concreta e forse oggi ne abbiamo tutti un po’ meno paura.

Non voglio farla troppo complicata. Credo però sia importante cominciare a ragionare a tutti i livelli riguardo l’importanza della documentazione per qualsiasi tipologia di collezione d’arte. E questo argomento riguarda necessariamente anche i collezionisti, i galleristi, chi organizza fiere ed eventi che coinvolgono a vario titolo le nostre opere.

Ci sono così tante possibilità per cominciare a lavorare sistematicamente e dare il giusto valore ad ogni opera d’arte che si possiede. L’approccio tradizionale di faldoni in carta ben sistemati sulla libreria dello studio di casa è pericoloso, dispendioso in termini di tempo e poco adatto al mondo in digitale in cui – volenti o nolenti – viviamo.

Quindi, come possiamo agire subito senza fare troppa fatica?

Considerando che è quasi Natale, si potrebbe pensare di farsi un bel regalo: uno strumento in grado di organizzare e proteggere tutte le informazioni (dalle parole alle fotografie, ai documenti PDF) di una collezione per poter dare una nuova opportunità alle opere d’arte, fornendo loro tutta l’attenzione che si meritano. E valorizzandole come un vero patrimonio!

Francesca Gasparetto
Francesca Gasparetto
Restauratrice-conservatrice con una passione per il data management e la documentazione digitale delle collezioni d'arte. E’ autrice di diverse pubblicazioni scientifiche sul tema della documentazione per la conservazione del Patrimonio. Collabora con l’Università degli Studi di Urbino nell'ambito di progetti internazionali sul tema della conservazione del Patrimonio e tiene un corso sulla documentazione digitale. E’ co-fondatrice della start-up arturo, società che si occupa di conservazione e documentazione delle collezioni d’arte.
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