Si riporta, qui di seguito, il vocabolario minimo dell’aspirante collezionista di fotografia. L’elenco proposto non ha la pretesa di essere esaustivo ma vuole solo fornire quei termini fondamentali per iniziare a muoversi in questo mondo nonché fornire un riassunto dei temi più importanti affrontati nei vari fascicoli di questa guida.
A
Ambrotipo
Dal greco “indistruttibile”. Lastra di vetro su cui si stendeva collodio umido. In genere si tratta di ritratti fortemente sottoesposti che, osservati in particolari condizioni, possono apparire sia positivi che negativi.
Archivio fotografico
Insieme di fotografie (negativi e positivi), attrezzature fotografiche e altri materiali. Può venire inteso anche come spazio fisico di conservazione dei materiali.
Autentica
Certificato, posto sul retro dell’opera, contenente i dati di produzione di provenienza.
B
Barite
Solfato di bario. Polvere bianchissima stesa nelle carte fotografiche dette appunto baritate, tra l’emulsione e il supporto in carta.
Bromuro d’argento
Alogenuro d’argento, usato in fotografia per rendere sensibile la superficie di lastre e pellicole, combinato poi con la gelatina permette la preparazione di emulsioni molto sensibili.
C
Calotipo
Negativo su carta o stampa positiva diretta. Primo procedimento in cui l’immagine dopo l’esposizione rimane latente, ha bisogno cioè di essere “sviluppata” tramite un lavaggio sduccessivo all’esposizione. Procedimento inventato da Fox Talbot, tra le varie migliorie quella della ceratura della carta di Gustave Le Gray nel 1851 che rendeva il foglio più trasparente. Il calotipo permetteva di ottenere copie a contatto; le stampe, però, presentavano una certa granulosità dovuta alle fibre della carta.
Camera oscura
Lo spazio di lavoro per lo sviluppo e la stampa di pellicole fotografiche e la realizzazione di stampe.
Carta albuminata
Tecnica inventata nel 1850 da Blanquart-Evrard. Un foglio di carta del tipo da disegno veniva coperto da uno strato di albumina contenente del sale e sensibilizzato agitandolo leggermente in soluzione di nitrato d’argento; la stampa avveniva per annerimento diretto. L’immagine di solito veniva sottoposta ad un viraggio all’oro e poi fissata.
Carta baritata
Rivestita generalmente di gelatina – solfato di bario. Inventata nel 1881.
Carta al carbone
Carta fotografica ai sali di cromo usata in origine per ottenere positivi fotografici con caratteri simili ai disegni a carboncino. Si tratta di solito di un foglio di carta sottile ricoperto di una pellicola di gelatina bicromatata contenente particelle di carbone o altro pigmento. Le stampe al carbone, ideate da Alphonse Poitevin (1855-56) sono molto durevoli. Fra quelle commercializzate dopo il 1889 la carta Artigue, detta charbon-velour, e quella Fresson, detta charbon-satin.
Carta Salata
Semplici fogli di carta da disegno imbevuti di cloruro di sodio con soluzione di nitrato d’argento (un solo strato). La superficie sensibilizzata veniva posta a contatto con un negativo e, per azione della luce, i sali d’argento si trasformavano in argento metallico, con effetto rossastro dell’immagine. Dopo l’annerimento diretto veniva virata e fissata.
C-print
Sono le fotografie a colori che tutti hanno a casa. La composizione è complessa, fino agli anni ’70 il supporto era cartaceo o in acetato pigmentato (Kodak dal 1940). Sul supporto primario vengono stesi diversi strati contenenti coloranti JMC (Giallo-Magenta-Ciano). L’immagine è molto instabile a causa della fragilità chimica dei coloranti. Dal 1970 con in supporti in RC Paper si ottiene miglior stabilità. I procedimenti più stabili oggi sul mercato sono: Fujicolor Crystal Archive (1997) notato sul verso della stampa; Kodak Endura (2002) notato sul verso della stampa. Una volta che i colori hanno virato è impossibile ripristinarli.
D
Dagherrotipo
Immagine fotochimica unica su lastra di rame argentata, è un positivo diretto con destra e sinistra invertite rispetto al soggetto. La lastra veniva esposta ai vapori di iodio per la sensibilizzazione, spesso i dagherrotipi erano colorati con pigmenti per assimilarli ai ritratti pittorici. Erano conservati in appositi “case” – cornici con vetro sigillate per preservarli più a lungo e inserite custodie in pelle finemente lavorate. Le lastre usate erano di misure standardizzate: cm. 21.5×16.5; 10.5×8; 7×5.5; 16×12; 8×7.
Dibond
Il Dibond è una lastra composita costituita da due lamiere in alluminio, spessore 0,3 mm/cad., con interposto un nucleo in polietilene. L’assoluta planarità e la perfetta finitura in colore bianco assicurano un accurato allineamento delle lastre sia di piccolo che di grande formato ed un’elevata definizione della stampa.
E
Edizione
Con il termine edizione si indica l’insieme di un numero prestabilito di esemplari il cui numero è detto tiratura. Non c’è bisogno che tutti gli esemplari siano stati stampati nello stesso momento ma, se previsto dall’autore, possono esserlo in momenti successivi e in dimensioni diverse, a seconda della domanda del mercato. Un’edizione, inoltre, può essere limitata o illimitata; numerata o non numerata a discrezione dell’artista. Anche se spesso si ritiene che un’edizione limitata valga di più rispetto ad una non limitata questo non è necessariamente vero. Se si tratta di una edizione limitata la numerazione sarà a due cifre separate da un trattino diagonale in cui il numero a destra indica il totale degli esemplari esistenti e quello a sinistra il numero dell’esemplare in questione. Nel caso di edizioni illimitate, invece, la numerazione sarà del tipo #10: indicando in questo modo l’esemplare n.10 di un totale indeterminato.
F
Fine Art
Termine con il quale si indica un tipo di stampa molto accurato destinata al collezionismo.
Fotoincisione
Procedimento fotomeccanico che utilizza la fotografia per ricavare, su lastra di zinco o di rame sensibilizzata, un’incisione a rilievo, dalla quale si possa ottenere, con la stampa fotografica, la riproduzione dell’originale. Si basa sull’invenzione di Fox Talbot che nel 1852 brevettò un metodo per incidere lastre di zinco o rame appositamente sensibilizzate, dalle quali trarre stampe. Nel 1858 ne migliorò il procedimento ricoprendo il rivestimento di gelatina e bicromato di potassio con polvere di resina. In generale tutti i procedimenti di fotoincisione si basano sulle proprietà della gelatina bicromatata o del bitume di diventare insolubili dopo l’esposizione alla luce.
G
Gomma Bicromata (procedimento alla)
Semplificazione delle tecniche di stampa al carbone. il procedimento si basa sulla proprietà della gomma arabica, in presenza di bicromato di potassio, di modificare la propria idrosolubilità se esposta per qualche tempo alla luce. Quanto più forte è l’azione della luce sulla gomma bicromatata tanto meno facilmente questa si scioglie. Un pigmento viene mescolato con la gomma bicromatata e applicato sulla superficie di un foglio di carta da disegno, che viene quindi lavato. Una volta asciutto, il foglio viene messo sotto un negativo ed esposto alla luce. Poi si lava con acqua calda e allora appare l’immagine. Lo sviluppo è fatto con un pennello. Se sulla carta si versa acqua caldissima, tutto il pigmento viene tolto. Le zone deboli possono essere rafforzate rivestendo nuovamente la carta con gomma arabica e pigmento. In questo modo si possono applicare colori diversi sullo stesso foglio di carta. Molte combinazioni sono così possibili: si può rivestire di gomma un foglio di platino e stamparlo di nuovo per dargli maggiore profondità.
H
Hybrid Digital Print
Stampa fotografica da file fotografico digitale ottenuta con l’impiego dell’attrezzatura film printer, ossia macchinari che impressionano la pellicola con una luce laser.
I
Immagine latente
Immagine invisibile a occhio nudo che si forma nell’emulsione fotografica colpita dalla luce. Diventa visibile (viene rivelata) mediante l’azione chimica del bagno di sviluppo.
L
Lambda
Tipo di stampa digitale da file su carta fotografica che viene impressionata mediante la proiezione di tre fasci di luce laser colorati RGB (rosso, verde e blu). La Stampa Lambda, il cui nome deriva da quello della macchina, si distingue dalle altre tecnologie di stampa digitale per la totale assenza di retino, la nitidezza, la “naturalezza” e ricchezza dei toni e delle sfumature.
M
Modern print
Stampa fotografica ottenuta da negativo originale eseguita a distanza dalla data di scatto dall’autore o sotto la sua guida.
N
Negativo
Immagine ottenuta esponendo alla luce una pellicola o una lastra trattata con materiale fotosensibile i cui valori tonali sono invertiti rispetto a quelli del soggetto fotografato.
Numeri f
Serie di numeri che indicano le aperture con cui si è impostata una lente. Più alto è il numero, più stretta è l’apertura: f/16, ad esempio, è più stretto che f/11.
O
Oleobromia
Procedimento di stampa fotografica dovuto a C. Welborne-Piper nel 1907 e nello stesso anno proposto anche da L. Wall, rimasto in uso fino al 1930. La matrice argentica su carta al bromuro veniva immersa in un bagno particolare che nel far scomparire l’immagine, solidificava la gelatina grazie al bicromato di potassio, proporzionalmente alla quantità di argento dell’immagine. Questa veniva inumidita in modo da far assorbire acqua alla gelatina. Sulla superficie veniva steso inchiostro litografico o grasso. Nei chiari e nei mezzi toni dove la gelatina era ben impregnata, l’inchiostro non aderiva. Successive passate di inchiostro steso a pennello permettevano di raggiungere l’effetto desiderato. Il nome deriva dalla fusione della stampa originale e il pigmento oleoso.
Oleotipia
Procedimento di riproduzione fotografica con inchiostro grasso, su carta gelatinata, preventivamente trattata con bicromato di potassio, utilizzato per lo più nella riproduzione di stampe artistiche; fu realizzato nel 1855 da Poitevin. Tipo di stampa al pigmento.
P
Portfolio
Cartella in cui sono raccolte fotografie scelte e organizzate generalmente dallo stesso autore.
Oppure edizione limitata di un gruppo di immagini selezionate da un gallerista o da un editore d’arte conservate un una cartella, o contenitore.
Prova d’Artista (p.d.a.)
Una o più stampe sperimentali dell’artista realizzate e dichiarate oltre la tiratura ufficiale. La prova d’artista originariamente non era destinata al mercato ma riservata all’artista o utilizzate da questo come ricompensa per un collaboratore molto stretto o un critico. Normalmente le prove d’artista sono un massimo di tre e vengono numerate, a differenza degli altri esemplari dell’edizione, con numeri romani. Al di là di questa differenza, dal punto di vista del mercato devono essere considerate alla stregua delle altre stampe.
R
Riproduzione
Copia di ogni immagine, oggetto, o documento che sono una imitazione fedele e fatta senza intento a ingannare. Spesso sono fatte con tecnica meccanica, come quella fotografica o processi di stampa. Esse possono essere anche in altri media, esempio, incisione di un dipinto, o di una differente dimensione dall’originale.
Ristampa
Nuova stampa da negativo.
S
Stampa a contatto
Stampa ottenuta esponendo la carta fotografica a contatto con il negativo. L’immagine sulla stampa ha lo stesso formato di quella del negativo.
Stampa all’Albumina
Stampa a contatto su carta carta ricoperto con del bianco d’uovo nel quale erano sciolti bromuro di potassio e acido acetico (due strati). Una volta asciutta una soluzione di nitrato d’argento veniva agitata sulla superficie, poi di nuovo asciugata. Questa è il primo tipo di carta che viene prodotto industrialmente. La carta sensibilizzata era messa a contatto con il negativo. Poi la stampa veniva messa in una soluzione di cloruro d’oro che le dava una sfumatura di un marrone intenso, fissata in iposolfito di sodio, lavata completamente e asciugata. Le albumine sono molto sottili e con il tempo tendono ad arrotolarsi, per questo le si trova generalmente montate su supporti di cartone.
Stampa al Carbone
Questo procedimento di stampa consisteva nello stendere sulla carta una miscela di particelle di carbone, gelatina e bicromato di potassio. Dopo l’esposizione le parti non impressionate venivano lavate, ottenendo cosi un’immagine con chiaroscuri proporzionali alla densità e alla trasparenza del negativo. Per migliorarne i mezzi toni si creò un procedimento di trasporto (transfert) su carta al carbone acquistabile in commercio in tre differenti colori: nera, seppia e bruno-rossastra. In pratica l’emulsione esposta, indurita, veniva staccata dal foglio originale e riposizionata su un nuovo foglio. Poiché l’immagine così era rovesciata, solitamente si eseguiva un secondo transfert.
Stampa Cibacrome
La stampa Cibachrome (o Ilfochrome, o R-print), messa a punto nel 1963, s’impone a partire dal 1980. E’ di fatto, il primo procedimento a colori industriale a fornire immagini capaci di competere in durata con il bianco e nero. Si tratta di un processo di stampa positivo-positivo, ossia dalla pellicola alla carta. Si basa sulla distruzioni selettiva dei coloranti JMC distribuiti in tre strati in cui sono presenti anche sali d’argento. Supporto di poliestere e polietilene. L’immagine finale è di coloranti azoici, prodotti sintetici, che sono stabili; il problema è la stabilità meccanica del medium che si divide in bande.
Stampa digitale
Termine generico col quale si indica una stampa generata con processi elettronici e impressa direttamente sul supporto da stampare.
Stampe Inkjet (a getto d’inchiostro)
Sono le più comuni, mercato molto diffuso, anche “casalingo”. Difficile darne una descrizione precisa perché le caretteristiche di una stampa dipendono dal tipo di stampante, dal tipo di inchiostro e dal tipo di carta. Dopo un periodo di “stampa selvaggia” si è sentita la necessità di regolamentare questo tipo di stampa per poter dare parametri di qualità e durevolezza.
Stampa IRIS o Giclée
Nel 1987 nasce la prima stampante IRIS (nome commerciale) e negli anni Novanta le IRIS-print o Giclée hanno avuto la loro età dell’oro. Usata soprattutto da artisti o per riproduzioni. Si può usare con qualsiasi tipo di carta, sia semplice o con strato di gelatina. Si basa sulla quadricromia (JMCK). Sono stampe molto fragili perché i colori non sono dentro la carta, ma sopra, quindi sono soggetti a colature in presenza di umidità o acqua e a forti sbiadimenti in presenza di luce. Per ovviare a questo a volte le stampe venivano verniciate, ma dopo un po’ la stessa vernice si deteriora e a volte assume un colore giallastro.
Stampa postuma
Fotografia stampata da negativo originale dopo la morte dell’autore. Sono dette anche Estate Prints.
Stampa al Platino
Processo di stampa utilizzato per il bianco e nero che impiega una carta sensibilizzata con sali di platino e ossalato ferrico. Quest’ultimo, modificandosi in ferroso per esposizione alla luce, fa sì che i sali di platino si trasformino in platino, metallo ben più stabile dell’argento. E’ una carta a un unico strato e si stampa per annerimento diretto. Fu messa sul mercato dalla Platinotype Company di Londra, essendo però molto costosa decadde durante la Prima Guerra Mondiale venendo sostituita dalla più economica Carta al Palladio, che sfrutta esattamente lo stesso procedimento ma con i sali di palladio.
Stampa ai Sali d’Argento
E’ il processo di stampa più utilizzato per il bianco e nero e utilizza una carta a tre strati in camera oscura con ingranditore e luce elettrica (DOP). Il Foglio di carta è trattato con barita ed emulsione di gelatina con bromuro d’argento, perché è il sale più sensibile. Per migliorare la stabilità della stampa nel tempo si è aumentato il numero di lavaggi a cui viene sottoposta la carta (sviluppo- doppio fissaggio- stop) per sopportare tutto questo è stata creata una carta detta politenata che ha uno strato di plastica sia sul retro sia tra la carta e l’emulsione. La carta baritata però si conserva meglio nel tempo.
T
Tiratura
La tiratura indica la quantità di copie stampate per ogni singola opera fotografica. Può variare da pochi esemplari a un numero infinito poiché le ristampe non comporta deterioramento dell’originale che avviene, invece, nell’incisione.
V
Vintage
Stampa eseguita dall’autore (o da un laboratorio sotto il controllo dell’autore) in un periodo non superiore ai due o tre anni dopo la data dello scatto dell’immagine stessa.
Viraggio
Trattamento chimico che serve a migliorare la stabilità di una fotografia e trasformare il colore di un’immagine argentica. L’argento si unisce ad un altro composto quale oro, platino, selenio e zolfo.
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