Giorgo Fasol è un’istituzione, non solo perché ha fatto della sua collezione un’associazione per la promozione dell’arte contemporanea, ma proprio per il suo concetto di contemporaneo in senso stretto, strettissimo.
Non vi nascondo che, quando dall’altra parte del telefono ho sentito dire “Sono Giorgio Fasol, chiamo per l’intervista”, mi sono alzata in piedi di scatto, a metà fra un salto di gioia e un sull’attenti–signorsìssignore!
Ecco quello che mi ha raccontato per voi lettori.
Alice Traforti: Caro Giorgio, come hai detto tu “è passato qualche giorno” da quando hai iniziato a sostenere i giovani artisti. Prima di approfondire, vorresti raccontarci come è iniziata la tua collezione?
Giorgio Fasol: «Io e Anna collezioniamo Arte Contemporanea dal 1965, ma io sono collezionista da sempre. Ho collezionato figurine, francobolli… L’arte contemporanea l’ho imparata a conoscere col tempo, poi non l’ho più mollata».
A.T.: Che cosa ti ha spinto in quel 1988 a fondare un’associazione? Avresti potuto tenere tutto per te, e invece…
G.F.: «Per me l’arte è un linguaggio universale, va insegnato e diffuso; l’opera d’arte va vissuta e attraversata. La condivisione di questa esperienza deve essere una ricchezza accessibile a tutti».
AT: Tua moglie Anna partecipa della tua passione, tanto che la sigla AGI Verona Collection contiene le vostre iniziali: Anna e Giorgio. Come si connota questa condivisione?
G.F.: «Io di solito vengo colpito da folgorazioni e innamoramenti fulminei, vedo un’opera e se la sento in sintonia con la collezione sono pronto a fare carte false per acquisirla. Anna è più cauta e attenta. Lei ama sopratutto i disegni, io amo sperimentare “forme” sempre nuove, sono più spregiudicato in questo. Abbiamo un equilibrio e una sintonia di fondo però che garantisce una certa coerenza alla collezione e questo è fondamentale».
A.T.: Hai pronunciato una frase che mi ha colpito molto. Più o meno questa: “Io acquisto in genere alla seconda o terza mostra, senza farmi condizionare troppo da quello che dicono sull’artista perché prima voglio parlare direttamente con l’opera”. In base a cosa orienti le tue scelte di acquisto?
G.F.: «Come dico sempre, io sono soggetto ai colpi di fulmine. Mi lascio prendere da veri e propri innamoramenti: se non scatta la scintilla, non compro l’opera. Credo però che non si tratti di un meccanismo irrazionale, anzi, è un meccanismo che oggi si innesca spontaneamente, ma grazie all’esperienza accumulata negli anni dopo tanto viaggiare all’interno del mondo dell’arte. Per me l’arte è una scoperta, una sfida, una ricerca continua, per questo amo i giovani e i giovanissimi. Il mio è uno sguardo che tende al futuro».
A.T.: Sei sempre in viaggio nei poli di diffusione dell’arte – fiere, musei, esposizioni… – alla ricerca di nuove scintille per la collezione. Com’è cambiato il panorama negli ultimi anni, a livello internazionale e nazionale?
G.F.: «Si parla troppo di investimenti sull’arte e troppo poco di cultura».
A.T.: Un consiglio per le nuove generazioni di artisti e di collezionisti…
G.F.: «Lasciate perdere se non avete il coraggio di vivere fino in fondo la vostra passione e l’umiltà per il confronto».
A.T.: Vorrei chiudere con una domanda a cui non sempre ricevo risposta. Quale ruolo riveste l’arte contemporanea nella società attuale?
G.F.: «Riveste il ruolo di Cenerentola in attesa del Principe Azzurro!».
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Con poche parole concise, Giorgio Fasol ha detto molte cose.
L’arte è futuro.
Il futuro è dettato dalla cultura.
Il più grande investimento che possiamo fare sul futuro si attua attraverso la cultura.