25.7 C
Pesaro

dal 2012 il primo magazine dedicato al collezionismo e al mercato dell'arte moderna e contemporanea.

Il fregio di Kentridge sul Lungotevere

del

L’effimero tra diritto morale d’autore, restauro e comparazione giuridica

Un’opera effimera minacciata dal tempo e dall’abbandono

Nel 2016, l’artista sudafricano William Kentridge ha realizzato Triumphs and Laments, un fregio monumentale lungo i muraglioni del Tevere tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini, servendosi di una tecnica non convenzionale: la sottrazione della patina biologica e dell’inquinamento atmosferico dai muri in travertino, generando immagini negative, destinate a svanire nel tempo. 

L’effimero, dunque, non è un accidente dell’opera, ma una sua componente essenziale, parte integrante della poetica di Kentridge. 

Oggi, a meno di dieci anni dalla realizzazione, l’opera è già parzialmente illeggibile, compromessa non solo dagli agenti atmosferici ma anche da atti vandalici.

Il caso offre lo spunto per interrogarsi sulle implicazioni giuridiche che l’effimero pone nel diritto d’autore, in particolare alla luce dei diritti morali, delle possibilità (e dei limiti) di restauro, nonché del confronto con altri ordinamenti giuridici.

Il diritto morale d’autore e la tutela dell’effimero

L’art. 20 della legge italiana sul diritto d’autore (l. 633/1941, di seguito “LDA”) riconosce all’autore il diritto inalienabile e imprescrittibile di rivendicare la paternità dell’opera e di opporsi a modifiche che possano ledere il suo onore o la sua reputazione. In dottrina e giurisprudenza, tale norma è stata interpretata come fondamento di una tutela identitaria dell’opera, intesa non solo nella sua integrità materiale ma anche nella sua coerenza estetica e concettuale.

Nel caso del fregio romano, la dimensione effimera è parte costitutiva dell’identità artistica dell’opera. Ne consegue che un intervento di restauro volto a “cristallizzarla” in uno stato diverso da quello di progressivo svanimento rischierebbe di configurare una violazione del diritto morale dell’autore, assimilabile a una “modificazione” non autorizzata. 

In questo senso, si deve ricordare che la nozione di “modifica” nel diritto morale è interpretata in senso ampio e comprende ogni intervento che incida sull’aspetto materiale o sull’esperienza percettiva dell’opera.

Dottrina e giurisprudenza hanno infatti precisato che l’alterazione dell’opera non deve necessariamente consistere in una modificazione materiale del supporto, potendo riguardare anche elementi immateriali e simbolici che incidano sull’identità dell’opera nel suo significato complessivo. 

Ciò apre la strada a una lettura evolutiva del diritto all’integrità, in grado di includere anche le ipotesi in cui il restauro o la conservazione forzata contrastino con l’intenzionalità effimera originariamente impressa dall’autore.

Laddove l’autore abbia deliberatamente concepito l’opera in termini transitori, destinata a dissolversi nel tempo o a scomparire una volta esaurito il contesto performativo, ogni intervento volto a conservarne la materialità può essere considerato, quantomeno sul piano ideologico, come un’interferenza nella sfera morale dell’autore. In tal senso, il restauro non appare più neutro, bensì idoneo a mutare la natura e la funzione dell’opera, snaturandone la portata semantica e ledendo il diritto all’integrità.

Il caso di specie si configura, quindi, come un conflitto tra due titolarità concorrenti: da un lato il proprietario materiale dell’opera, che agisce in nome della salvaguardia patrimoniale o della fruibilità pubblica; dall’altro l’autore, che rivendica il rispetto dell’intenzionalità dissolutiva insita nella creazione. Il punto di frizione è costituito proprio dalla nozione di “modificazione” ai sensi dell’art. 20 LDA, la quale deve essere interpretata tenendo conto della peculiarità delle pratiche artistiche contemporanee.

Se per molte opere tradizionali il restauro rappresenta un atto dovuto di conservazione del patrimonio culturale, quando si tratta di arte effimera, tale logica quindi si inverte: l’intervento conservativo rischia di snaturare l’opera stessa. 

Di conseguenza si segnala come, in assenza di una volontà contraria esplicita, le istituzioni pubbliche o i soggetti privati proprietari non possano unilateralmente procedere al restauro di un’opera concepita per deteriorarsi. Il restauro, in questi casi, non è mera attività tecnica, ma interpretazione autoriale: implica una presa di posizione sul significato dell’opera, che può risultare alterata.

Prospettive comparatistiche

In ambito comparato, il tema è affrontato in modo non uniforme.

In Francia, il Code de la propriété intellectuelle (art. L.121-1 e ss.) riconosce, analogamente all’Italia, un diritto morale d’autore perpetuo, inalienabile e imprescrittibile. Anche qui, il restauro richiede l’assenso dell’autore o dei suoi aventi diritto, come precisato anche da giurisprudenza consolidata. 

Il caso emblematico è quello dell’artista Daniel Buren, che si è opposto alla modifica delle sue installazioni ambientali permanenti, rivendicando la tutela dell’“intenzione artistica”.

Nel Regno Unito, il Copyright, Designs and Patents Act del 1988 riconosce in via più attenuata il moral right of integrity (Section 80), limitato però da numerose eccezioni, fra cui la possibilità per il proprietario di un’opera architettonica o artistica di apportare modifiche per motivi pratici o funzionali, a meno che non vi sia una notifica formale del diritto da parte dell’autore.

Negli Stati Uniti, il Visual Artists Rights Act (VARA) del 1990 rappresenta un’eccezione nel panorama del common law: prevede una tutela morale limitata per le opere visive, ma riconosce espressamente il diritto dell’artista di opporsi alla distruzione di un’opera di “riconosciuto valore”, anche se installata su supporto altrui. Tuttavia, tale diritto decade se l’opera è “inherently ephemeral”, ossia destinata per sua natura a non durare. 

Una responsabilità condivisa

Il caso del fregio di Kentridge, sebbene specifico, è paradigmatico della tensione tra libertà creativa, tutela patrimoniale e responsabilità collettiva nella gestione del patrimonio artistico contemporaneo

Da un lato, la volontà dell’autore deve essere rispettata in forza del diritto morale e della coerenza estetica; dall’altro, la dimensione pubblica dell’opera – esposta in uno spazio urbano, fruita dalla collettività – solleva legittime istanze di conservazione e tutela.

La soluzione non può che fondarsi sul principio del dialogo: tra artista e istituzioni, tra diritto e prassi conservativa, tra effimero e memoria. In mancanza di un’adeguata regolamentazione, l’effimero rischia di essere dimenticato non solo dalla materia, ma anche dal diritto.

A cura di: Riccardo Massari, Bipart studio legale

BIPART studio legale
BIPART studio legale
BIPART, acronimo di “Beyond Intellectual Property and ART law”, studio legale specializzato nella valorizzazione e protezione dei diritti di proprietà intellettuale e dell’arte con sede a Milano. Lo studio fornisce assistenza e consulenza a clienti nazionali e internazionali in materia di marchi e nomi di dominio, design, brevetti e segreto industriale, concorrenza sleale, diritto d’autore e software, diritto dell’arte e dei beni culturali, diritto della pubblicità, dei media e dello sport. Contatti: info@bipartlaw.com, www.bipartlaw.com.

Collezione da Tiffany è gratuito, senza contenuti a pagamento, senza nessuna pubblicità e sarà sempre così.

Se apprezzi il nostro lavoro e vuoi approfondire ancora di più il mercato dell'arte puoi sostenerci abbonandoti al nostro servizio di rassegna stampa internazionale the artUpdate.

Abbonati ora!

Condividi
Tags

recenti

FLASH D’ASTA | Andy Warhol vola da Bozner

È Andy Warhol a dominare la prima sessione dell’asta di Bozner Kunstauktionen a Castel Mareccio: il suo disegno a carboncino del 1978, Omaggio a von Gloeden, è stato aggiudicato per 62mila euro, raddoppiando la base d’asta di 30mila.

Asta Martini Arte: capolavori moderni e contemporanei

L’11 e il 12 giugno Martini Arte apre le porte a un’asta in due sessioni, con 342 lotti che attraversano l’arte del Novecento e del contemporaneo

A Basilea torna The Digital Art Mile

Dal 16 al 22 giugno 2025, Basilea diventa il punto di riferimento internazionale per l’arte digitale con la nuova edizione di The Digital Art Mile, evento organizzato da ArtMeta in concomitanza con Art Basel

Articoli correlati

Iscriviti alla nostra newsletter e scarica gratuitamentelaGuida Mercato dell'Arte 2025!

Iscriviti subito alle news di Collezione da Tiffany e riceverai contenuti esclusivi selezionati per te riguardanti il mercato dell'arte. 

Completa il form e potrai scaricare subito gratuitamente la nuova Guida Mercato dell'Arte 2025!

Sono un collezionista

Grazie la tua iscrizione è andata a buon fine!