Con concetto di multiproprietà si fa riferimento pratica commerciale in cui più soggetti sono pieni proprietari di uno stesso bene, il cui godimento dello stesso avviene a turno in un periodo di tempo limitato. Tipicamente si associa l’immagine della multiproprietà con il fenomeno collegato agli investimenti di natura immobiliare.
Il vantaggio principale dell’utilizzo di tale schema è quello di consentire l’acquisto di un bene mediante l’impiego di una ridotta quantità di risorse finanziarie, in quanto si suddivide il costo tra più acquirenti.
Nel corso degli anni sono stati diversi i tentativi di adattare la suddetta metodologia anche al settore dell’arte. Uno dei primi esempi di acquisti in multiproprietà nel settore pubblico è stato l’acquisto nel 2012 dell’ultima copia disponibile – di un’edizione di 6 – dell’opera “The Clock” (2010) da parte del Tate Modern di Londra insieme a Centre Pompidou di Parigi e all’Israel Museum di Gerusalemme.
Con l’avvento delle piattaforme digitali e della progressiva dematerializzazione delle opere d’arte, il mercato delle multiproprietà ha visto aumentare il suo interesse la suddetta metodologia di investimento. In particolare, sono nate diverse start-up attraverso le quali si possono acquistare online, come investimento, anche piccole quote di capolavori: tra le prime ad interessarsi al tema sono state Artuu nel 2017 e ArtSquare.
L’obiettivo del presente contributo è quello di fornire al collezionista alcuni spunti di natura pratica per poter conoscere meglio gli acquisti in multiproprietà di opere d’arte.
La nascita di un mercato azionario delle opere d’arte
Un passo ulteriore nella trasformazione finanziaria del mercato dell’arte è avvenuto con la nascita Artex MTF ossia di un sistema multilaterale di negoziazione nato dall’idea di Yassir Benjelloun-Touimi e di un rampollo della casa reale del principato del Liechtenstein per portare maggior liquidità e democrazia in un settore riservato storicamente ai grandi portafogli.
Il funzionamento è quello classico di un mercato azionario ma con la differenza che su Artex sono quotate direttamente opere di collezioni private. Gli ordini sono raccolti da una banca e ciascun investitore può superare la quota del 10% in un’opera d’arte al fine di garantire la liquidità del mercato.
Nel caso di superamento della soglia sopra prevista, il soggetto acquirente è obbligato a presentare un’offerta per farla uscire fuori dal mercato, con un premio superiore al 15%. Se entro 20 giorni nessun azionista ribatte con un ulteriore premio del 5% il quadro viene definitamente acquistato e fatto uscire dalla quotazione (in termini tecnici “delistato”).
Rischi ed opportunità dell’investimento
Come anticipato, il principale vantaggio degli acquisti in multiproprietà è quello di poter diversificare il proprio portafoglio di investimenti anche in settori tradizionalmente meno accessibili come il mercato dell’arte.
Tuttavia, per coloro che intendono approcciarsi a tali investimenti occorre valutare alcune accortezze. In primo luogo, a differenza di una società che si affaccia ai mercati, un quadro non ha un valore fondamentale dettato dai risultati economici. Il prestigio dell’opera viene stabilito nel corso di perizie artistiche e varia con il mutare dell’interesse estetico dei compratori. Il tentativo di dare un prezzo a una valutazione qualitativa – e spesso non univoca tra gli esperti- espone l’investimento a un rischio di speculazione che non può essere trascurato.
Ulteriore fattore di incertezza è rappresentato dal corretto inquadramento fiscale degli eventuali profitti realizzati a seguito dei disinvestimenti.
Per questo motivo, la scelta di un collezionista di effettuare un investimento in un’opera d’arte tramite mercati azionari o multiproprietà deve essere sempre valutata attentamente, anche con l’ausilio di consulenti fiscali e finanziari esperti al fine di evitare possibili rischi di perdere l’intera somma investita o di eventuali contenziosi con le autorità fiscali.