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Il mondo della cultura visto con gli occhi di Alessandro Bollo, neo direttore del Museo del Risorgimento di Torino

del

La cultura attraversa sempre momenti alternati di sviluppo e conseguente arresto con la necessità per gli operatori del settore di sapere cogliere i segnali che possono giungere dai vari soggetti coinvolti.

Negli ultimi anni, ad esempio, vi sono state numerose difficoltà che hanno messo in seria discussione il mondo dell’arte come l’abbiamo conosciuto, passato dalla pandemia da Covid-19 all’incremento dei costi energetici dovuti al conflitto tra Russia e Ucraina.

Per fare il punto sul presente e sui possibili trend futuri abbiamo fatto alcune domande ad Alessandro Bollo, appena insediato come direttore del Museo del Risorgimento di Torino.

AS: Direttore Bollo: grazie per la disponibilità. Potrebbe dirci le sue impressioni dopo qualche mese dall’incarico di Direttore del Museo del Risorgimento di Torino?

AB: Le impressioni sono molto positive e ho iniziato questa nuova avventura con grande entusiasmo e voglia di mettermi a servizio di questo luogo straordinario della storia e della cultura di Torino e dell’Italia. 

Ho trovato un gruppo di lavoro competente e motivato e devo ringraziare davvero la Presidente Luisa Papotti per la fiducia e per il supporto in queste prime fasi di “acclimatamento”. 

Ho avuto modo di analizzare i punti di forza e di sviluppo del Museo (che dispone anche di una biblioteca storica che contiene più di duecentomila volumi sulla storia del Risorgimento e di un archivio e di un gabinetto iconografico di straordinaria importanza) funzionali all’impostazione di un piano strategico triennale che renda il museo più visitato, accessibile, vitale dal punto di vista culturale e attento a cogliere le opportunità della digital transformation.

AS: Dal suo punto di vista privilegiato, qual’è lo stato di salute dei musei? Siamo davvero tornati al periodo prima della pandemia?

AB: I musei in Italia hanno fatto registrare, nell’ultimo periodo, dati molto incoraggianti in termini di pubblico e di partecipazione, tanto che si è tornati ai livelli pre-pandemia. L’ambito del patrimonio e dei beni culturali sembra aver sofferto in misura minore rispetto, ad esempio, a quello dello spettacolo dal vivo e del cinema nello specifico che sta facendo difficoltà a mantenere i livelli del 2019, anche a causa di un maggiore effetto sostituzione da parte dei competitor intra moenia come le piattaforme di contenuti filmici on demand. I musei, al contrario, rappresentano uno spazio di fruizione privilegiato per tutti quelli che visitano e scoprono le città e i territori del nostro paese

AS: Si parla tanto di intelligenza artificiale applicata al mondo della cultura: quali sono i rischi e le opportunità di questo strumento?

AB: L’intelligenza artificiale applicata al mondo della cultura rappresenta un fattore di cambiamento, offre numerose opportunità, ma presenta alcuni rischi su cui è bene che il settore avvii un dibattito importante. La tecnologia, se progettata bene, permette una migliore accessibilità e diffusione del patrimonio culturale, rendendo le opere e i contenuti fruibili a un pubblico più ampio attraverso piattaforme digitali ed esperienze immersive come la realtà aumentata e virtuale. 

L’utilizzo degli algoritmi e l’IA generativa consentono di personalizzare e di migliorare l’esperienza museale, offrendo informazioni personalizzate basate su preferenze e interessi individuali. Interfacce di IA generativa “addestrate” sui data set e sul dominio di riferimento di una determinata istituzione culturale (un museo, una biblioteca, ma anche l’archivio di una compagnia teatrale) rappresentano un terreno di sperimentazione di straordinario interesse per sollecitare, tra le altre, dinamiche discorsive di interazione e interrogazione ospitate in ambiente narrativi amichevoli e stimolanti. 

Gli archivi, da questo punto di vista, si candidano a diventare luoghi di lavoro particolarmente promettenti perché sono miniere di informazioni e potenziali narrazioni il cui valore può venire estratto e risemantizzato – oltre alla modalità classiche della ricerca archivistica – anche attraverso percorsi di natura partecipativa e processi di story-doing tipici, ad esempio, del mondo dei videogiochi.

Tuttavia, l’uso dell’IA comporta anche alcuni rischi. Gli algoritmi di IA possono riflettere i bias presenti nei dati con cui sono stati addestrati, portando a rappresentazioni distorte o discriminatorie. Infine, diventa complesso determinare la proprietà intellettuale delle opere generate dall’IA. Chi detiene i diritti di un’opera creata da un algoritmo? Questo pone questioni legali ed etiche riguardo alla tutela dei diritti d’autore e alla remunerazione dei fattori creativi, scientifici e artisti utilizzati.

AS: Nell’ambito della tua esperienza di direttore di importanti luoghi della cultura: qual’è il ruolo dei musei nell’ambito dell’ecosistema urbano?

AB: I musei arricchiscono la vita urbana, contribuendo non solo alla conservazione del patrimonio (e della nostra memoria), ma giocando un ruolo importante che può dipanarsi su diverse dimensioni che riguardano l’educazione, la crescita culturale, l’inclusione sociale, il benessere e lo stimolo alla ricerca e all’innovazione tecnologica. Nell’ambito dell’ecosistema urbano, alcuni musei agiscono come attrattori in grado di posizionare le città nella geografia delle destinazioni turistiche, altri invece possono operare come attivatori delle risorse e delle competenze degli abitanti, anche favorendo processi di cittadinanza attiva e consapevole. Se inseriti all’interno di policy intersettoriali e debitamente sostenuti (anche dal punto di vista economico), la loro presenza e le loro attività sono fondamentali per il benessere e la crescita delle comunità.

AS: In conclusione, un suggerimento al legislatore per una misura a sostegno delle istituzioni culturali.

AB: Una misura legislativa che promuova l’integrazione delle tecnologie avanzate nelle istituzioni culturali, sostenuta da un fondo dedicato e da agevolazioni fiscali (magari estendendo l’Art Bonus anche a questo tipo di progettazione) potrebbe avere un impatto positivo significativo, soprattutto se affiancato da percorsi di capacity building rivolti al personale delle istituzioni. 

Andrea Savino
Andrea Savino
Andrea Savino (n.1991) è un dottore commercialista e revisore legale di Torino specializzato in diritto e fiscalità internazionale. Membro della commissione economia della cultura del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, già presidente della commissione cultura dell'Unione Nazionale Giovani Dottori commercialisti, nonché membro della Commissione Internazionalizzazione e Fiscalità Internazionale dell’UNGDCEC - Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti e ricercatore dell’Istituto Universitario di Studi Europei (IUSE).

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