Per farci raccontare la storia della Biblioteca civica Hortis di Trieste e del suo Museo Petrarchesco Piccolomineo, Collezione da Tiffany ha incontrato la bibliotecaria Alessandra Sirugo, che ci ha accolto in un piccolo spazio espositivo nascosto tra le vie del ghetto di Trieste. Infatti, la sua collezione è custodita oggi qui accanto alle sezioni dedicate a Svevo e Joyce, perché l’edificio originario è in fase di restauro.
Ma addentrandoci nella collezione, in effetti, oggi potremmo raccontare la storia di una biblioteca storica che conserva più di seimila volumi, tra manoscritti rinascimentali, copie ottocentesche e fondi di personaggi di spicco del Novecento come ad esempio Margerita Hack. Invece per questa volta preferiamo concentrarci su un dettaglio, su una sua piccola sezione specialistica, che racchiude uno dei patrimoni artistici più preziosi proprietà dell’Istituzione.
Nelle sole due sale espositive a disposizione è possibile ammirare piccoli oggetti, una piccola quadreria e una quantità considerevole di libri molto preziosi, parte della collezione messa insieme dall’ avvocato Domenico Rossetti de’Scander lungo tutto l’Ottocento.
In particolare, anche facendo riferimento al nome del museo, è possibile immergersi nelle due sezioni dedicate rispettivamente a Francesco Petrarca e a Enea Silvio Piccolomini. Naturalmente ciò che è esposto non è l’intero patrimonio; ciò che manca è custodito all’interno di depositi climatizzati e ben organizzati in modo da poterli conservare correttamente.
Nonostante la rispettabilità del materiale, è importante dire che questo non è un museo statico, senza voglia di crescere e aprirsi. Infatti, tra gli studenti più piccoli coinvolti in laboratori pratici e i ricercatori universitari ospitati per i loro approfondimenti, il Museo mette a disposizione la propria collezione nell’ottica di costruire diversi percorsi divulgativi su più livelli.
Una particolare lungimiranza ha permesso al museo di costituire nel 2017 l’archivio digitale, partendo da 300 manoscritti descritti, digitalizzati e poi messi in rete.
La chiacchierata con Alessandra Sirugo fa venire voglia di scoprire questa biblioteca e magari fare click nel loro grande archivio digitale per avvicinarsi a questa importante collezione.