«L’arte […] dà forma ai linguaggi che ancora non ci sono, […] prefigura il mondo che sta per essere». Così, intervistato per Collezione da Tiffany dall’amico Fabio Agrifoglio, Antonio Barrese, ormai cinque anni fa, sintetizzava il suo pensiero sull’arte. Una visione, quella contenuta nelle sue parole, che dagli anni Sessanta ad oggi è certamente maturata, mantenendo però una forte coerenza di fondo.
Tanto che ancora oggi Barrese, a distanza di 55 anni dalla nascita del Gruppo MID, fa un’arte di ricerca, oggettiva; un’arte, come lui stesso ha detto parlando dei suoi inizi, che coincide con il progetto. E Arte come Progetto. Progetto come Arte è, non a caso, l’efficace sottotitolo che accompagna il più platonico titolo della stupenda monografia che la Fondazione VAF ha dedicato al suo lavoro: Antonio Barrese 1965/2020.
Un titolo a dire il vero impreciso, considerato che il volume, curato da Peter Weibel, Valentino Catricalà e Stefania Gaudiosi, raccoglie e ordina il lavoro di Barrese andando a ritroso nel tempo, sottolineando, peraltro, proprio con questo artificio, la grande coerenza dell’artista milanese.
Opere, riflessioni, saggi critici e interviste, strumenti di lavoro e documenti si intrecciano lungo le 570 pagine di questa monografia, con un montaggio quasi filmico, quanto mai adatto ad un artista le cui opere, proprio come il film, non sono da analizzare secondo griglie prefissate ma, prendendo a prestito le parole del compianto Edoardo Bruno, sono oggetti con «cui entrare in comunicazione, oltrepassando la linea di demarcazione fissata dal loro “essere”, per entrare nelle volùte nascoste del loro pensiero».
Di pagina in pagina si scopre così il lavoro multi-strato realizzato, dentro e fuori del Gruppo MID, da Antonio Barrese in oltre mezzo secolo di carriera.
Un lavoro in cui arte ricerca scientifica, design e visione del futuro si mescolano, piegando al fare artistico ciò che la contemporaneità offre. Rinnovando, in questo modo, un dialogo tra arte e innovazione che va avanti da secoli e che proprio in questi ultimi anni sembra dare nuovi interessanti frutti, forse ancora incompresi da molti di noi. E chissà che proprio la storia controcorrente di un artista come Antonio Barrese non possa aiutarci a capire meglio quello che oggi succede tra Intelligenza Artificiale e Arte Digitale.
E’ nell’esercizio della memoria attiva, d’altronde, che si pongono le basi per il futuro e il volume realizzato dalla Fondazione VAF è, in questo senso, un’ottima palestra.