Dopo un 2015 estremamente positivo per le aste italiane di arte moderna e contemporanea, anche i risultati del primo semestre 2016 confermano il trend di crescita del nostro mercato con il fatturato delle principali case d’asta italiane che fa registrare, nel suo complesso, un +21% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In flessione, invece, le sue major che operano nel nostro paese, Christie’s e Sotheby’s, ma il loro calo è dovuto unicamente a cataloghi molto più contenuti rispetto al 2015. Il tutto in uno scenario globale che vede mantenersi alta la fiducia nel mercato, nonostante una fase non espansiva che, però, dopo i record degli ultimi anni, è da interpretarsi come assolutamente fisiologica. Tra i principali trend in atto sul nostro mercato, continua il grande interesse del collezionismo per l’arte astratta contemporanea a cui si affiancano le “riscoperte” più recenti relative alla Pop Art italiana e all’Arte Cinetica e Programmata. Fatica ancora un po’, nelle aste, la Pittura Analitica. Tutti fenomeni, comunque, che ancora hanno una dimensione molto nazionale riuscendo ad arrivare, per ora, solo nella sale room austriache.
Crescono i fatturati delle case d’asta italiane
Nel primo semestre dell’anno le 16 case d’asta italiane (escluse quindi Sotheby’s e Christie’s) analizzate da Collezione da Tiffany hanno battuto 89 vendite di arte moderna e contemporanea con un aggiudicato complessivo, diritti inclusi, di 42.955.864 euro facendo registrare un +21% sullo stesso periodo del 2015. In aumento anche il tasso di venduto, passato dal 65% dello scorso anno al 72% dei primi sei mesi del 2016. Dati molto positivi che confermano il trend di crescita del nostro mercato delle aste anche in un momento in cui lo scenario globale sembra aver archiviato, almeno per un po’, la continua espansione fatta registrare negli ultimi anni. Un risultato, quello ottenuto dalle case d’asta italiane che nasce, in primo, luogo da una cura sempre maggiore dei cataloghi – sia dal punto di vista della selezione delle opere che del packaging -, a dimostrazione che la qualità dell’offerta paga sempre. A questo elemento si aggiunge poi un uso sempre più strategico dei canali online, diventati indispensabili in un mercato in cui ci si trova a competere, in modo crescente, su scala internazionale. Ed, infatti, non sono poche le opere bandite in Italia che prendono la via dell’estero: mediamente siamo attorno al 50%.
Tra gli elementi di forza delle nostre aste, va poi segnalato anche un buon lavoro di ricerca e riscoperta portato avanti da un numero crescente di case d’asta, come ad esempio Il Ponte, e che permette loro o di porre l’attenzione su momenti dell’arte ancora trascurati dal “grande mercato” oppure di ritagliarsi delle nicchie molto particolari, come nel caso di Carol Rama da Wannenes o Maria Lai da Minerva. Dal punto di vista della domanda, prosegue il grande interesse per l’arte astratta contemporanea (sia italiana che internazionale) a cui si affiancano trend recenti come quelli relativi alla Pop Art italiana, all’Arte Cinetica e Programmata e alla Pittura Analitica. Anche se quest’ultima appare un po’ meno richiesta dai collezionisti che partecipano alle vendite d’arte nel nostro Paese. Tutti trend, questi ultimi, che ancora hanno ampi margini di sviluppo e che, per il momento, mantengono una dimensione molto nazionale seppur con risultati di rilievo come gli ultimi record di Tano Festa o di Franco Angeli, tanto per fare degli esempi. Di fatto nessuno degli artisti di queste tre “correnti” ha fatto però parlare di sé nelle aste straniere di questi primi sei mesi, fatta eccezione per Mimmo Rotella. Oltre a questi è da segnalare il momento positivo di alcuni artisti come Fausto Melotti, Vincenzo Agnetti, Gianfranco Baruchello, Fabio Mauri e Carol Rama. Milano, infine, rafforza il suo ruolo di capitale italiana del mercato dell’arte, tanto che alcune case d’asta di altre regioni la stanno scegliendo come sede delle loro vendite. In questo primo semestre, ad esempio, sia Wannenes che Pandolfini hanno battuto i loro lotti di moderna e contemporanea nel capoluogo lombardo.
Fonte: Collezione da Tiffany su dati forniti da 18 case d’asta su 23 consultate.
Sotheby’s e Christie’s in calo
Il peso di Christie’s e Sotheby’s sul fatturato totale delle aste italiane di arte moderna e contemporanea è ovviamente enorme. Ma le due major giocano la loro partita su un altro tavolo e ogni confronto sarebbe inutile oltre che fuorviante. E per questo abbiamo deciso di scorporare il loro andamento da quello più generale della Case italiane. Complessivamente le due aste bandite in questo primo semestre a Palazzo Clerici (Christie’s) e a Palazzo Serbelloni (Sotheby’s), hanno totalizzato ben 27.170.465 euro che, sommati all’aggiudicato delle 16 case d’asta italiane monitorate, fa salire il totale italiano a 70.126.329 euro, ma con una flessione del -7% rispetto al 1° semestre 2015. Un dato, quest’ultimo, che nasce dal fatto che i fatturati delle due vendite di Christie’s e Sotheby’s hanno fatto registrare, sui primi sei mesi del 2015, un calo rispettivamente del -24.1% e del -39.2%. Ma in particolare per quanto riguarda Sotheby’s tale contrazione è da imputare ad un catalogo molto più contenuto: 105 lotti contro i 141 dello scorso anno. Le due aste sono andate comunque molto bene, con tassi di venduto tra l’80 e il 90% sia in lotti che in valore, totalizzando rispettivamente: 15.2 milioni (Christie’s) e 11.9 milioni di euro (Sotheby’s). Detto questo, il dato complessivo sull’aggiudicato di arte moderna e contemporanea nelle aste italiane (-9.2%), non fa altro che confermare in modo ancora più evidente l’ottimo stato di salute delle case d’asta nostrane che hanno saputo contenere la riduzione dei fatturati delle due major. Anche escludendo dal novero delle case d’asta italiane Finarte, che lo scorso anno non ha battuto in primavera, la flessione sarebbe peraltro del -9%.
Fonte: Collezione da Tiffany su dati forniti da 18 case d’asta su 23 consultate.
L’arte italiana nelle aste internazionali
Dando uno sguardo all’andamento dell’arte italiana passata nelle aste internazionali da gennaio a giugno, il primo dato da rilevare è una presenza più rarefatta dei nostri artisti, in particolare nelle evening sale più importanti. Un dato dovuto, in primo luogo, ad una naturale minor disponibilità di opere importanti di autori come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Alighiero Boetti o Michelangelo Pistoletto che non hanno fatto registrare in questi mesi risultati di rilievo. Allo stesso tempo, da gennaio a giugno si sono avuti alcune performance importanti come il nuovo record d’asta di Alberto Burri che, per la prima volta, ha superato i 10 milioni di euro (diritti esclusi) il 10 febbraio scorso da Sotheby’s a Londra. Un risultato che era atteso, in particolare dopo la grande retrospettiva al Guggenheim Museum. E agli stessi giorni di febbraio risale anche il record di Mimmo Rotella: 1.168.110 € di hammer price realizzato da Phillips con Untitled del 1964. Va detto, però, che al di là di questo risultato il mercato di Rotella è tutt’altro che in ripresa. Record “internazionali” anche per Fabio Mauri (da Dorotheum) e Carol Rama che, dopo il primato stabilito da Wannenes, ha replicato a Londra da Christie’s giusto pochi giorni fa: 120.890 € per Bricolage, opera del 1967 battuta il 30 giugno scorso.
Prosegue il momento positivo di Amedeo Modigliani e lo stesso vale per Rudolf Stingel che, sul fronte del contemporaneo, è oggi il nostro principale portabandiera. Un ruolo confermato anche dall’ultima edizione di Art Basel dove il fatturato legato a sue opere è stato superiore ai 22 milioni di dollari. Da segnalare anche il ritorno, fin troppo alla grande, di Maurizio Cattelan che con la scultura Him (Hitler) ha superato i 17 milioni di dollari, stabilendo un nuovo record d’asta il 9 maggio scorso da Christie’s New York. Un risultato che, però, non “fa mercato” in quanto completamente fuori misura rispetto alle sue normali aggiudicazioni, anche quelle dei tempi migliori. Stingel, invece, è estremamente omogeneo come prezzi, sia in asta che in galleria. Nella stessa asta del record di Cattelan va ricordato anche il nuovo primato di Paola Pivi: 227.000 $ per Untitled (Donkey). Insomma, di arte italiana nelle aste internazionali non se n’è vista molta in questo primo semestre, ma è interessante rilevare la presenza di nuovi nomi della nostra arte all’interno dei cataloghi delle principale case. Adesso non resta che attendere le Italian Sale per vedere se certi segnali si stanno concretizzando in nuovi trend o se si tratta solo di fuochi fatui. Ed interessante sarà vedere quali dei trend italiani saranno capaci di andare oltre Vienna.