Nonostante la sua grandezza artistica, prosegue il periodo difficile per il mercato di Giacomo Manzù che ieri è stato tra i “protagonista” della day sale di Impressionist & Modern Art di Sotheby’s a New York con la scultura Grande Cardinale in Piedi (1956), offerto in asta con una stima di 300-500.000 $ e battuta a 300.000 $, cifra che sale a 375.000 $ con i diritti d’asta. Sulla carta un risultato che potrebbe sembrare positivo, visto che è stata quanto meno centrata l’aspettativa minima, ma che nella realtà non lo è. La stessa opera, infatti, era stata acquistata nel novembre 2005, sempre da Sotheby’s a New York, per 370.000 $ di hammer price (430.400 $ compresi i diritti d’asta). Come di dire che in 13 anni questo lavoro, un pezzo unico realizzato in marmo e alto ben 335 cm, ha perso circa il -19% del suo valore. E questo su un mercato storicamente importante per il collezionismo dell’artista lombardo che negli Stati Uniti ha da sempre alcuni dei suoi maggiori estimatori (il 44% delle sue opere è venduto qui). Ma questo è niente, se si considera che dal 2000 ad oggi, stando ai dati di ArtPrice.com, il crollo è stato del -55.9%: ossia 100 $ investiti in una sua opera nel 2000 ne valgono oggi 44.
Una situazione drammatica, quella del valore economico delle opere di Giacomo Manzù a cui si aggiunge un alto tasso di invenduto (oltre il 44%) che rende merito ad un artista che è stato, assieme a Marino Marini, uno dei nostri maggiori scultori; un artista che ha saputo proporre e imporre un proprio ideale di forma e di arte indipendentemente dalle mode e dalle tendenze che hanno attraversato il secolo scorso. Un artista vero, verrebbe da dire per essere sintetici ed efficaci. E la speranza è che la recente costituzione del Comitato Scientifico da parte del Fondazione Giacomo Manzù possa cambiare questo stato di cose. Il Comitato – costituito da Barbara Cinelli (Storia dell’arte contemporanea, Università degli Studi di Roma Tre), Flavio Fergonzi (Storia dell’arte contemporanea, Scuola Normale Superiore di Pisa) e Carlo Sisi (Ente Cassa di Risparmio di Firenze) insieme a Giulia Manzoni, Presidente e a Inge Schabel Manzoni oggi Presidente onorario della Fondazione – assisterà, infatti, gli eredi nella conservazione, la tutela e la valorizzazione dell’opera e del patrimonio artistico di Giacomo Manzù.
Giacomo Manzù in breve
Affascinato dall’arte di Merdardo Rosso, Manzù era figlio di un calzolaio e si formò nelle botteghe bergamasche specializzate in intaglio e doratura. Trasferitosi, dopo un breve soggiorno parigino, a Milano tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, Manzù si impone, negli giro di pochi anni, nel contesto artistico nazionale con lavori come i Busti esposti nel 1933 alla Triennale di Milano o la nota serie delle Crocifissioni realizzata tra il 1939 e il 1942: si tratta di Deposizioni e Crocifissioni che non incontrano il favore delle autorità ecclesiastiche, ma che vogliono simboleggiare gli orrori della guerra in corso. Nel 1939, peraltro, si aggiudica il premio di scultura alla III Quadriennale d’Arte Nazionale di Roma dove, tra gli altri lavori, espone il suo primo Cardinale seduto. Nel 1948, invece, vince il premio per il miglior scultore italiano alla Biennale di Venezia che gli ha dedicato una sala personale.
Riconoscimenti, questi, che aprono allo scultore lombardo una stagione espositiva di respiro internazionale, con sue opere che figurano nelle più importanti mostre allestiste nel Regno Unito, in Francia, in Germania e negli Stati Uniti. Già nel 1948, ad esempio, i suoi lavori furono inclusi in una mostra sull’arte italiana del XX secolo che si tenne al Museum of Modern Art di New York City dove già dalla fine anni Cinquanta alcune sue sculture entrano a far parte della collezione permanente.
Dalla metà degli anni ’50, poi, Manzù inizia a lavorare alla Porta della Morte per la Basilica di San Pietro che sarà inaugurata nel 1964, segnando il suo momento di maggior popolarità. E’ nel 1969 a questo importante lavoro sarà dedicata una mostra a New York, con il MoMa che espose gli 11 studi in bronzo realizzati dall’artista tra il 1961 e il 1963. Seguiranno poi la Porta dell’Amore per il Duomo di Salisburgo (1955 – 1958), e la Porta della Pace e della Guerra per la chiesa di Saint Laurens a Rotterdam (1965 – 1968). E’ a questi importanti anni che appartiene il Grande Cardinale in Piedi (1957) venduto ieri da Sotheby’s a New York, una delle figure a cui maggiormente si lega, nell’immaginario del grande pubblico, l’opera di Manzù. Quello del Cardinale – di cui realizzerà più di 300 versioni – è, infatti, un tema che accompagna la sua carriera fin dal 1934 quando per la prima volta l’artista vede a San Pietro due alti prelati seduti ai lati del papa.
Scrive John Rewald parlando di questa sua produzione: «i primi disegni del soggetto risalgono al 1934, la prima scultura del 1938. Tra il 1949 e il 1950 fu creato il primo grande cardinale, seguito uno dopo l’altro da molti altri seduti e in piedi, piccoli, grandi e anche più della grandezza naturale … Nelle mani di Manzù i cardinali si sono trasformati in volumi compatti e vigorosi, animati da un modellato estremamente tenero e da pieghe generosamente drappeggiate. La massa del volume è sottolineata dall’economia delle linee e dalla semplicità dei mezzi plastici».
Ma temi ricorrenti nella sua opere sono anche il corpo femminile, la grazie e l’armonia che esso emana. E nella sua produzione non mancano nature morte e ritratti di eccezionale fattura. Tutti temi, quelli citati, che ritornano con costanza nel corso degli anni e si incontrano e scontrano come Eros e Thanatos, passione e morte, due elementi imprescindibili per comprendere la sua poetica. La celebrazione della vita e della morte, la ricerca di una forma riconoscibile eppure astratta, la costruzione della scultura attraverso una materia pesante come il bronzo e la resa leggiadra dello stesso per mezzo della luce, sono tutti elementi della sua opera, facce opposte della stessa medaglia.
Infine, mi piace ricordare come, anche se conosciuto soprattutto per la sua attività di scultore, Manzù sia stato in realtà un artista poliedrico che sperimenta la propria passione attraverso molti strumenti e mezzi. Abile disegnatore e incisore, si applica anche nel campo della pittura, della ceramica e dell’oreficeria. Nel 1977 realizza a Bergamo il Monumento al partigiano. Nel 1979 dona la sua intera collezione allo stato italiano. La sua ultima grande realizzazione – una statua alta 6 metri – è stata inaugurata nel 1989 a New York di fronte alla sede dell’ONU.