Apre domani a Palazzo Clerici, in via Clerici 5, a Milano, la terza ed ultima preview della Milan Modern and Contemporary 2016, la “piccola” Italian Sale lanciata da Christie’s Italia nel 2013 con l’obiettivo di rilanciare il mercato italiano. Un’anteprima che sarà l’occasione per ammirare dal “vivo” gli 87 lotti che la casa d’aste batterà nelle due sessioni di vendita in programma martedì 5 (ore 19) e mercoledì 6 aprile (ore 15) per un’aspettativa tra i 9.5 e i 14 milioni di euro. Obiettivo: superare il record dell’edizione 2015 quando gli 88 lotti offerti realizzarono il 100% di venduto e, soprattutto, un totale di oltre 20 milioni di euro. Guida l’edizione 2016 dell’asta milanese di Christie’s una Mappa di Alighiero Boetti datata 1983 e inserita in catalogo con una stima di 800.000-1.200.000 euro. Ma la vendita di Palazzo Clerici ha come protagonisti non solo gli artisti italiani del dopoguerra – dallo Spazialismo all’Arte Povera, passando per Alberto Burri, Arte Cinetica & Optical e Pop Art italiana -, ma anche due maestri indiscussi del Futurismo come Gino Severini e Giacomo Balla.
Scorrendo il catalogo relativo alla sessione del 5 aprile, il primo lotto interessante che incontriamo è il n. 5: Senza titolo (Superficie bianca) di Enrico Castellani. Proveniente dalla collezione di Jules e Marie Wabbes quest’opera, eseguita tra il 1959 e il 1960, racconta, infatti, la storia di un’amicizia: quella tra l’artista italiano e i coniugi Wabbes – lui designer e lei illustratrice – a cui Castellani regalò questa tela in occasione delle loro nozze.
Da un’importante collezione privata milanese proviene, invece, il Concetto Spaziale, Attese (1966) di Lucio Fontana proposto al lotto n. 10. In catalogo con una stima di 600-900.000 euro, questo lavoro torna sul mercato dopo quasi nove anni. Fu acquistato dall’attuale proprietario dalla vecchia Finarte nel 2007 con un prezzo di martello di 350.000 euro. Si tratta di un’opera realizzata in uno degli anni più importanti della carriera di Fontana che, proprio nel 1966, vince il Gran premio internazionale della pittura della Biennale di Venezia dove gli era stata dedicata un’intera sala. E sempre il 1966 è l’anno di importanti successi internazionali per Fontana: vengono allestite sue mostre personali al Walker Art Center di Minneapolis, alla Marlborough Gallery di New York e alla Galerie Alexander Iolas di Parigi.
Al lotto 11 un’altra delle opere più interessanti del catalogo di Christie’s: una Combustione di Alberto Burri (stima: 400-600.000 euro). Mai offerta sul mercato e sempre conservata nella stessa collezione, questa Combustione del 1964 mostra la superficie bianca dominante interrotta drammaticamente al centro da una fessura ustionata, densa e nera, una ferita gigante che sembra allo stesso tempo violenta, sensuale e profondamente viscerale. Sempre di Burri si segnalano anche una seconda Combustione del 1970 (lotto 12) e un Rosso Plastica del 1961 (lotto 13).
Da segnalare anche il Senza Titolo di Pier Paolo Calzolari al lotto 17 (stima 100-150.000 euro) e il Crocifisso di Fontana al lotto 21 (stima 300-500.000). Ma oltre alla Mappa di Boetti – vero top lot dell’asta – le altre due opere di spicco della sessione del 5 aprile sono certamente i due lavori futuristi di Gino Severini (Tango Argentino, lotto 21) e Complesso colorato di frastuono + velocità, opera del 1914 di Giacomo Balla (lotto 23). Quest’ultimo lavoro in particolare, presentato in asta con una stima di 400-600.000 euro, appartiene al periodo in cui l’artista fu uno dei maggiori rappresentanti del Futurismo. Ma soprattutto, questo dipinto straordinario e dinamico appartiene ad una serie di opere che segnano un momento cruciale nell’attività di Balla, quando raggiunse il culmine della sua analisi artistica ideando la linea di velocità: una sintesi visiva di velocità, movimento, rumore e luce, che costituiva la base fondamentale del suo pensiero espressa nella forma. Presentato sul mercato per la prima volta, Complesso colorato di frastuono + velocità costituiva, in origine, il verso di un’opera omonima raffigurante la stessa composizione, ma eseguita in bianco e nero.
Da non trascurare il lotto 34, dove si trova Via Veneto 2, opera di Tano Festa del 1961 che rappresenta uno dei primi esempi di quei nuovi lavori che l’artista presenterà in quello stesso anno alla Galleria La Salita di Roma e in cui comincia a scandire la superficie dei suoi quadri non più con la carta, ma con listelli di legno disposti verticalmente a intervalli irregolari. Tra le altre opere della stessa serie, quella intitolata Via Veneto 1 è attualmente parte della Collezione Maramotti a Reggio Emilia. Sempre di Festa troviamo, al lotto 35, Cielo Newyorchese n. 4 (1965).
Al lotto 37 torna, dopo il recente record, Mimmo Rotella, presente in catalogo con l’opera Topolino (stima: 150-200.000 euro). Eseguito nel 1959, questo lavoro è un esempio giocoso dei distintivi décollages di Rotella, composti da strati di pezzi di manifesti pubblicitari lacerati.
Passando alla sessione pomeridiana del 6 aprile, tra i 49 lotti che saranno offerti a Palazzo Clerici a partire dalle ore 15 ci piace segnalare Black and copper vehicle prototype (lotto 51), opera del 1972 di Gianni Piacentino, artista a cui è stata dedicata alla fine dello scorso anno una personale alla Fondazione Prada, curata da Germano Celant. L’opera è in catalogo con una stima di 30-40.000 euro.
Tra tele estroflesse, lavori optical e quadri futuristi, di particolare interesse ci pare, infine, Tappeti Stesi di Aldo Mondino (lotto 79). Datata 1988, quest’opera appartiene all’omonima serie che l’artista torinese, scomparso nel 2005, inizia nei primi anni Ottanta affrontando, in tempi non sospetti, il tema della globalizzazione partendo da un apparente ritorno all’esotismo, quella corrente pittorica ottocentesca di cui Mondino adotta parzialmente anche la veste pittorica.
Di fatto, si tratta di un’operazione che riesce a coniugare il piacere della pittura con la percezione chiara di un mutamento culturale in atto, di uno spostamento evidente del centro d’interesse mondiale verso culture considerate, appunto, “esotiche”; nonché con una serie di citazioni artistiche colte, tipiche dell’artista, in primis quella della produzione orientalista di Delacroix. Proprio questa serie, peraltro, è stata al centro dell’interessante personale che la Galleria Tega di Milano ha dedicato a Mondino alla fine dello scorso anno.