Dopo il primo volume pubblicato nel 2017 e dedicato agli anni che vanno dal 1944 al 1961, l’editore Skira ha pubblicato nel 2020 il secondo volume del catalogo ragionato di Mimmo Rotella.
Curato, come il precedente, da Germano Celant (1940-2020), il catalogo è parte di un progetto più esteso di schedatura sistematica dell’intero corpus dell’artista. In edizione bilingue, italiano-inglese, il nuovo volume conta 720 pagine corredate da 2050 illustrazioni a colori e 300 in bianco e nero. Il prezzo di copertina è di 320 euro, ma in questi giorni è in corso una speciale offerta: per chi lo acquista sul sito di Skira otterà, infatti, uno sconto del 5%
La pubblicazione è realizzata in collaborazione con il Mimmo Rotella Institute, costituito nel 2012 da Inna e Aghnessa Rotella e diretto da Antonella Soldaini, insieme con la Fondazione Mimmo Rotella, presieduta da Aghnessa Rotella.
«In questo volume – si legge nella scheda – l’analisi e la verifica scientifica sono condotte sui lavori realizzati nel periodo tra il 1962 e il 1973, quando l’artista consolida il linguaggio del décollage nel suo aspetto più grafico e pop e transita alle ricerche legate alle tecniche di riproduzione fotomeccanica dell’immagine. Utilizza il riporto fotografico e l’artypo, fino alla definizione di una prassi più automatica e immediata negli effaçages e nei frottages.
Attraverso un percorso cronologico il Catalogo mette in luce le varie tappe evolutive che hanno caratterizzato il fare dell’artista, permettendo una lettura ampia e documentata delle opere di questo periodo. Partendo dall’immagine pubblicitaria, sia essa di realizzazioni cinematografiche o di prodotti di largo consumo, Rotella prosegue con le sue sperimentazioni sui décollages, ora non più informali, ma influenzati dalle nuove icone della società di massa.
I lavori realizzati agli inizi degli anni Sessanta sono esposti in occasione di importanti ricognizioni internazionali attente alle più innovative tendenze contemporanee, tra cui “New Realists” (New York, Sidney Janis Gallery, 1962) e la XXXII Biennale di Venezia del 1964. In entrambe, le opere di Rotella sono messe in relazione con quelle della Pop Art, soprattutto statunitense, che attinge da un immaginario affine a quello dell’artista italiano.
Parallelamente accresce il suo interesse per i processi di stampa: nascono prima i riporti fotografici – ottenuti proiettando l’immagine selezionata del manifesto su una tela emulsionata –, e poi gli artypos. Questi ultimi sono fogli utilizzati per la taratura delle macchine e scartati dalle tipografie, di cui Rotella si appropria per farne opere d’arte caratterizzate da sovrapposizioni iconografiche casuali.
In linea con l’ondata libertaria e libertina del movimento sessantottesco, l’artista rivolge la sua attenzione alle riviste patinate da cui ricava i dettagli, spesso caricati di un forte erotismo, per i suoi effaçages e frottages, risultato dell’intervento di un solvente sui ritagli di quotidiani e di settimanali».