Ed eccoci arrivati all’ultimo articolo dell’anno dedicato alle mostre da vedere, ma soprattutto a quegli irriducibili che tra un pranzo in famiglia e un cenone non possono fare a meno di entrare in una mostra per smaltire le calorie in eccesso che assimileranno in questi giorni. D’altronde, fare una passeggiata tra le gallerie, seppur di passo lento, ci permetti di bruciare 255 calorie all’ora. Se poi abbiamo il passo lesto possiamo ambire addirittura a 391 calorie. Praticamente l’equivalente di una fetta di Panettone. Pronti, dunque, a sollevar la bocca dal fiero pasto e dedicarvi all’arte? Ecco allora una selezione di mostre che speriamo siano di vostro gradimento, tra le tantissime che hanno aperto e che stanno per inaugurare in questo ultimo scorcio di 2017.
Selezione che ci piace aprire con tre mostre che si tengono nel nostro Sud, sempre un po’ trascurato quando si parla di arte contemporanea e, invece, ricco di proposte interessanti. E’ il caso, appunto di Four Directions, la mostra che ieri ha inaugurato il nuovo spazio espositivo di Caserta di aA29 Project Room e che raccoglie opere di Nemanja Cvijanović, Ivan Grubanov, Patrizia Posillipo e Sasha Vinci. L’esposizione, curata da Daniele Capra, sintetizza i principali campi d’indagine della galleria e traccia una prospettiva riguardo all’analisi storico-sociale, politica ed antropologica che aA29 Project Room sta conducendo.
Rimanendo a Sud, la Galleria Collicaligreggi di Catania ospita la mostra personale di Urs Lüthi dal titolo: Lost Direction & Similar Disasters. Urs Lüthi è probabilmente l’unico artista europeo, insieme a Gilbert & George, che sin dalla fine degli anni Sessanta ha posto l’autoritratto al centro di una affascinante e complessa autorappresentazione delle relazioni tra arte e vita. Per questa mostra l’artista ha progettato una grande installazione caratterizzata da una atmosfera dai toni pastello verde e rosa, frutto dei wall drawings realizzati sulle pareti. Una grande scultura in alluminio ritrae l’artista ritorto su se stesso posto su un pretenzioso tappeto di produzione asiatica. Infine, Lüthi presenta 18 fotografie realizzate recentemente in occasione delle annuali festività di Sant’Agata, patrona della città.
E a proposito di Gilbert & George la terza mostra, che ci riporta in Campania, è proprio dedicata alla coppia di artisti britannici di cui la Galleria Alfonso Artiaco di Napoli propone, da oggi in poi, 21 composizioni della serie The Beard Pictures, inedite in Italia. Oscure e folli, spoglie e luride, la serie The Beard Pictures mette lo spettatore di fronte ad una visione inquietante dei tempi moderni. Il temperamento di queste folle immagini paranoiche fiabesche, trasmesso attraverso simboli successivi, ha come motivo unificante l’immagine della barba, estrapolata pittoricamente ai limiti del surrealismo. Sacro e profano, emblema del ritorno al passato dei millennials e segno di fede religiosa, la barba è raffigurata in THE BEARD PICTURES come maschera e significato: un segno dei tempi.
Da Napoli a Roma, dove la Montoro12 Contemporary Art festeggia il suo quinto anniversario con la collettiva Five Years che mette insieme una selezione degli artisti rappresentati dalla galleria: Faig Ahmed, Lucilla Candeloro, Milton Gendel, Federico Guerri, Loza Maléombho, Luca Padroni, Alessandro Procaccioli e Alia Scalvini. Mentre la z2o Sara Zanin Gallery chiude la stagione espositiva 2017 con Moto ondoso stabile: una mostra che include opere di Jinn Bronwen Lee, Neil Gall, Rezi van Lankveld, Nazzarena Poli Maramotti, Alessandro Sarra, Jessica Warboys ed è l’occasione per riflettere su alcuni aspetti specifici del medium pittura a partire dalla suggestione del titolo, che è lo stesso di un racconto di Anne Tyler e rimanda al disegno delle onde, del mare uniformemente increspato, dunque all’idea di una superficie irregolare percorsa da un movimento inarrestabile e continuo.
Lasciata la capitale, facciamo adesso un salto a Cagliari, dove il 1° dicembre scorso The AB Factory ha inaugurato Level, la prima personale italiana del fotografo sardo Cédric Dasesson: uno dei pochi fotografi, con un seguito di centinaia di migliaia di follower, capaci di ritrovare la sintesi assoluta tra la natura del paesaggio marino universale e le linee “emerse” dell’architettura contemporanea. La mostra mette insieme un’accurata selezione di opere che intervengono nella lettura interpretativa delle sue visioni naturalistiche e interiori, esplorate e raccontate per “livelli” conoscitivi, tanti da consentire una personalizzazione per ognuno dei suoi collezionisti.
Ricchissimo, poi, il programma espositivo delle gallerie di Bologna che si preparano alla Art Week di inizio anno. Tra le tante proposte ci piace segnalarvi Stelo, la doppia personale di Rodrigo Hernández e Rita Ponce de León visitabile negli spazi della galleria P420. Una mostra che è anche un omaggio alle due personalità artistiche che hanno maggiormente segnato le carriere dei due artisti: la svizzera Silvia Bächli per Hernández e il danzatore giapponese Kazuo Ohno per Rita Ponce de León. La CAR drde presenta invece Via degli Eremiti, prima personale in Italia dell’artista americano Joseph Montgomery, le cui opere sono frutto di una ricerca del tutto singolare e di un costante approccio sperimentale, indagatorio e, quindi, empirico. L’artista modella l’astrazione dando vita al colore che diventa materia. Ancora a Bologna, la Gallleriapiù ospita RE-CAPTURE: Room(s) for Imperfection di Emilio Vavarella – ricercatore alla Harvard University in Film and Visual Studies and Critical Media Practice – che presenta un insieme di processi trasmediali, opere in cui la forza generatrice dell’errore casuale, soprattutto in ambito computazionale e ipertecnologico, scardina la concezione comune di coscienza (creativa) e apre a scenari estetici post- e non-human, oltre la prospettiva antropocentrica.
A distanza di quattordici anni, Domenico Borrelli torna a esporre alla Zaion Gallery di Biella con la personale Memore, che vede l’artista muoversi ancora una volta tra le coordinate di forma e calco, in una personale rilettura delle forme classiche, attualizzate in quanto a medium e coloriture espressive, e con quei calchi che, da tanto tempo, rappresentano una delle sue magnifiche ossessioni. Hang in there è, invece, il titolo della prima mostra personale di Manor Grunewald(Ghent 1985) presso la A+B Contemporary Art di Brescia. La mostra presenta una nuova serie di opere pittoriche di medio e grande formato ed una serie di sculture che trasformano lo spazio della galleria in un’installazione dove ogni lavoro sarà parte di un insieme coerente e dal forte impatto.
Grunewald sperimenta attraverso gli strumenti della pittura, scultura, installazione e stampe. La sua pratica si interroga sulla riproducibilità delle immagini e sulla potenzialità che hanno gli errori di rigenerarsi nel corso della fase di duplicazione. Il suo lavoro si inscrive nell’odierna era digitale, saturata dai media e dalle immagini, dove l’astrazione pittorica acquisisce nuova ricchezza con la presenza di materiale che nasce da processi in cui interagiscono macchine obsolete e software. A Milano, invece, Theca Gallery presenta “Harvest”, una mostra che come dice il titolo stesso “raccoglie” gli sforzi più rilevanti compiuti dalla galleria con le esposizioni organizzate nell’ultimo biennio. In mostra troveranno posto le opere degli artisti più rappresentativi dell’attuale programmazione unitamente ad alcuni lavori di artisti che hanno lavorato in passato con Theca Gallery e che ora fanno parte della sua Collezione: Christiane Beer, Sonia Costantini, Domenico D’Oora, Simone Dulcis, Marco Mendeni, Elena Modorati, Fabrizio Parachini, Sean Shanahan e Stan Van Steendam.
Arriviamo, infine, a Trento dove la Galleria Boccanera Arte Contemporanea ospita, fino al 31 dicembre prossimo, la mostra Your Stories dell’artista argentino Daniel González. Le opere di Your Stories sono una riflessione sul linguaggio, parlano dell’osservatore in modo intimo, che inconsciamente sceglierà il soggetto e la didascalia a lui più congeniali per costruirsi la sua personale realtà virtuale.
Proprio come accade nei social network, dove il binomio immagine-didascalia è l’elemento principale della sintassi che permette di creare la propria immagine virtuale, poco importa se corrispondente al vero. In questa nuova grammatica, gli # (hashtag) diventano i nuovi aggettivi di definizione del sé e della realtà.