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Verso un nuovo tecno-mecenatismo per i musei

del

Le nuove tecnologie, quali ad esempio quelle rappresentate da blockchain e smart contracts, Intelligenza Artificiale, realtà virtuale e aumentata, stanno progressivamente trovando sperimentazione e applicazione anche nel mondo dell’arte, offrendo la possibilità di creare nuovi prodotti, servizi e modelli economici per tutti gli operatori del settore:

  • per gli artisti che si trovano nella condizione di poter disporre di nuovi strumenti e nuove forme di creazione dell’arte, ad esempio mediante il ricorso all’AI e alle opere tokenizzate e scambiate su registri distribuiti;
  • per gallerie e case d’asta che possono sfruttare innovativi sistemi atti a permettere la visita e la circolazione delle opere d’arte, ad esempio mediante le virtual rooms e le vendite online;
  • per le istituzioni museali che con l’impiego di sistemi di digitalizzazione delle opere e di visualizzazione in AR/VR/XR sono ad esempio in grado di avviare processi di conservazione, archiviazione e accesso, anche da remoto, ai contenuti delle proprie collezioni, espandendo al contempo la tipologia di servizi resi agli utenti.

Una compiuta analisi relativa all’impiego delle nuove tecnologie nel mondo dell’arte è tanto stimolante quanto al di fuori dello scopo del presente lavoro. Nel contempo, sollecitati dall’importanza della tematica e confidando di poter alimentare nel prossimo futuro ulteriori occasioni di confronto e approfondimento sul punto, desideriamo dedicarci ad un esercizio “esplorativo” che cerca di valorizzare un possibile impiego pratico di alcune delle tecnologie sopra menzionate a sostegno del patrimonio artistico e culturale italiano, uno dei più rinomati e ricchi al mondo.

 

I modelli operativi del prossimo futuro nel settore museale

Come rilevato nello studio elaborato dalla Commissione Colao nel 2020[1]Nonostante il primato internazionale per numero di beni culturali (primo posto per patrimonio Unesco), l’Italia soffre di insufficienti risorse per la tutela e lo sviluppo del patrimonio artistico e culturale a fronte del singolare valore strategico che questa risorsa rappresenta”.

In particolare, “che l’Italia possa vantare uno straordinario patrimonio storico, artistico, archeologico e paesaggistico, lascito della ricchezza di culture e tradizioni millenarie che hanno sempre trovato in Italia le condizioni per svilupparsi e crescere, è un elemento riconosciuto universalmente. Per contro, non sempre l’Italia ha saputo tenere il passo coi tempi dettati dall’innovazione e cogliere le opportunità offerte dai fenomeni di digitalizzazione che, ormai da qualche decennio, consentono opportunità di trasformazione e di crescita nelle modalità di offerta delle esperienze culturali[2].

Nel Piano Triennale per la Digitalizzazione e l’Innovazione dei Musei del 2019 si individua un elenco di iniziative e di strumenti a cui ricorrere al fine di realizzare l’aggiornamento del modello economico predetto, elenco che ricomprende tra gli altri:

  • Strumenti per la fruizione di esperienze in 3D, realtà aumentata, realtà virtuale e mista
  • Strumenti per la realizzazione e valutazione di esperienze di gaming applicate al patrimonio culturale
  • Sistemi di raccolta dei Big Data, Analytics, Business Intelligence
  • Servizi di ticketing e commercializzazione online di servizi/prodotti

Pare emergere con evidenza il fatto che l’approfondimento dei nuovi modelli operativi nel settore museale e le conseguenti implicazioni giuridiche tengono conto, in prima approssimazione, di ipotesi di lavoro intese ad introdurre ulteriori “revenue streams” volti a controbilanciare – ma anche a massimizzare – il minor volume di entrate tradizionali[3], introducendo forme di ritorno economico dell’istituzione museale tenuto conto delle mutate condizioni post-pandemia e, più in generale, in considerazione delle rinnovate dinamiche di mercato che trovano, da un lato, nelle nuove tecnologie innovativi paradigmi di sviluppo e, dall’altro lato, un nuovo bacino di utenti – i millennials – sempre più nativi digitali e, di conseguenza, orientati ad usufruire di nuove forme di fruizione della proposta artistico-culturale.

 

Il crescente coinvolgimento di soggetti privati

Uno dei fronti di analisi relativo agli strumenti di sostegno economico in favore del sistema museale italiano è rappresentato dalle modalità di raccolta dei contributi finanziari privati.

La capacità di fundraising delle istituzioni museali italiane, misurata dall’abilità nell’attrarre contributi provenienti da soggetti privati (grandi e piccoli donatori) è molto limitata sia per le fondazioni, per le quali i contributi privati rappresentano in media l’11% dei proventi complessivi, che per i musei autonomi, per i quali l’incidenza dei contributi privati è ancora più bassa e si attesta, in media, poco al di sopra del 3%[4].

L’esperienza italiana nel contesto del mecenatismo culturale, seppur significativa, presenta in ogni caso margini di miglioramento.

Il Decreto Legge n. 83/2014 ha introdotto qualche anno fa il c.d. “Art Bonus[5], ossia la previsione di un’agevolazione fiscale mediante il riconoscimento di un credito d’imposta del 65% per le erogazioni liberali a favore dei beni culturali pubblici e dello spettacolo che ad oggi ha permesso di raccogliere donazioni per un valore complessivo di oltre 555 milioni di Euro[6].

I mecenati possono essere tanto le imprese e le fondazioni bancarie, per finalità di corporate social responsibility, quanto i privati cittadini che vengono così incentivati a partecipare attivamente alla salvaguardia dei beni culturali nazionali e locali. Considerato il fatto che la maggior parte dei mecenati è rappresentata da Istituti di Credito e Fondazioni, pare necessario che questo incentivo fiscale aumenti la propria capacità di attrazione coinvolgendo nuovi soggetti[7], in particolare i privati cittadini e, tra questi, le generazioni più giovani, ossia coloro che a tendere potranno meglio beneficiare di una buona strategia di conservazione e promozione del patrimonio artistico e culturale del Paese.

Il mecenatismo è in alcuni casi ampiamente promosso nell’ambito di specifici progetti e/o destinazioni. Si vedano, a titolo esemplificativo, i seguenti case-studies:

TGE – Transnational Giving Europe

TGE è una rete privata che coinvolge 21 Paesi e che consente a donatori europei, sia società che persone fisiche, residenti in uno dei Paesi partecipanti, di sostenere finanziariamente organizzazioni senza scopo di lucro in altri Stati membri beneficiando direttamente dei vantaggi fiscali previsti dal Paese di residenza.

Nel contempo, l’iniziativa TGE consente alle organizzazioni residenti nei Paesi partecipanti di estendere la raccolta di fondi a Paesi stranieri, senza che a tal fine sia necessario costituire nuove sedi all’estero o far fronte ad eventuali conflitti esistenti tra la legislazione, fiscale e non, dei Paesi coinvolti.

International Patrons of Duomo di Milano

International Patrons of Duomo di Milano Inc. è una fondazione di diritto americano costituita nel 2014 dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, ossia l’istituzione fondata nel 1387 per costruire la cattedrale (e che ancora oggi ne gestisce la manutenzione), per sensibilizzare il pubblico internazionale sulle esigenze di tutela, conservazione e valorizzazione del Duomo e di tutto il suo Complesso Monumentale.

Tra le altre iniziative, alla fondazione si deve la campagna di crowdfunding “Do you Duomo?”, che mira a raccogliere negli Stati Uniti 180.000 Dollari necessari per adottare la guglia che rappresenta Santa Francesca Saverio Cabrini, protettrice degli emigranti.

Progetto Adotta una Guglia

L’iniziativa Adotta una Guglia è stata promossa dalla Veneranda Fabbrica del Duomo per consentire a chiunque ne abbia interesse di contribuire al restauro e alla conservazione di una delle 135 guglie della Cattedrale.

L’importo necessario per “adottare” una guglia è pari a 100.000 Euro, il quale può essere raggiunto anche mediante sottoscrizioni collettive in assenza di vincoli di importo minimo.

A fronte della donazione, ciascun donatore ha diritto di iscrivere il proprio nominativo nell’Albo Donatori della Veneranda Fabbrica del Duomo, di ricevere notizie relative alle iniziative legate ai restauri e alle attività culturali oltre che, in base all’importo della donazione, di ricevere ulteriori benefit (ad esempio, il rilascio di un Attestato di donazione, previsto per donazioni di importo uguale o superiore a 50 Euro).

Progetto Io sostengo San Petronio

L’iniziativa “Io sostengo San Petronio”, in corso dal gennaio 2016 al gennaio 2017, è stata promossa dall’Associazione “Succede solo a Bologna” al fine di raccogliere i fondi necessari alle opere di restauro della Basilica di San Petronio (opera monumentale indipendente, in quanto non appartenente né alla Curia né al Comune di Bologna).

In particolare, l’adesione al progetto attribuiva ai donatori il diritto di partecipare ad eventi culturali esclusivi associati alla Basilica, tra cui concerti e visite guidate, nonché di ricevere gadget di varia natura.

Il possibile impiego di criptovalute e blockchain a sostegno dei musei

Sono quindi da valutare iniziative e forme di fundraising atte ad agevolare il sostegno del sistema artistico e culturale nazionale mediante la partecipazione sistematica delle nuove generazioni, nell’ottica di creare una vera e propria campagna di sostegno nazionale al patrimonio artistico e culturale museale con il concorso di tutti i cittadini italiani, accrescendo al contempo il ruolo (e la responsabilità sociale) di ciascuno nella partecipazione al sostegno di un patrimonio che, al contempo, è risorsa economica fondamentale per il Paese.

Da questo punto di vista ci chiediamo se un innovativo sistema tecnologico basato su criptovaluta, blockchain e smart contract, potrebbe fornire un utile strumento di lavoro atto ad agevolare e, anzi, a stimolare la partecipazione diffusa dei privati e, in particolare, delle nuove generazioni al mecenatismo culturale e artistico, configurando i donatori quali veri e propri investitori per il sostegno e la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale nazionale.

Un interessante studio recentemente condotto dalla Prof.ssa Amy Whitaker[9] e compendiante alcune precedenti analisi sul punto[10], individua nella tecnologia blockchain un importante strumento a sostegno del settore dell’arte. Così argomenta la Prof.ssa Whitaker: “La più grande area di potenziale impatto della blockchain nell’imprenditoria artistica è sulle nuove strutture di finanziamento per le organizzazioni e per i governi. Come scrive Diane Ragsdale (2017) della ricerca di Margo Jones (1951), le organizzazioni teatrali possono teoricamente essere strutturate come società per azioni. La blockchain consente a un teatro di creare una struttura di investimento attraverso la quale i benefattori acquistano token e diventano proprietari di una porzione del teatro invece di acquistare solo biglietti o donare in modo filantropico. Questi modelli si spostano dall’economia del consumo, l’acquisto di biglietti, ai modelli di investimento sulla proprietà, l’acquisto di azioni. Questi modelli di investimento possono essere applicati anche a livello imprenditoriale alle organizzazioni artistiche senza scopo di lucro (Preece 2011; Benz 2009). Questi modelli possono essere applicati anche ai governi. In un articolo del 2012 sul Journal of Arts Management, Law and Society, Michael Wilkerson propone vari modi di “usare le arti per sostenere le arti”.

Nel nostro caso, si potrebbe ipotizzare che la convergenza tecnologica tra criptovalute, blockchain e smart contract operi così:

  1. le liberalità (eventualmente anche integrate in una porzione aggiuntiva di prezzo associata all’acquisto del biglietto d’ingresso oppure al prezzo pagato per un acquisto presso il gift shop o per la propria membership all’istituzione museale[11]) potrebbero essere eseguite mediante la dazione di importi di danaro oppure di criptovalute, in modo da assecondare l’utilizzo delle stesse su canali ufficiali e legali, nonché in modo da assecondarne l’utilizzo da parte di coloro (in particolare le nuove generazioni) che in misura sempre maggiore disporranno di detti mezzi di pagamento[12];

 

  1. a fronte delle liberalità, verrebbero rilasciati ai donatori dei token incorporanti non già un diritto di proprietà frazionato ma piuttosto, data la natura non disponibile del patrimonio artistico e culturale nazionale, un fascio di diritti tra cui potrebbero essere ricompresi i seguenti:
    • il diritto di essere riconosciuto benefattore e sostenitore di un’opera, di un insieme di opere, di un bene o di una universalità di beni facenti parte del patrimonio artistico e culturale italiano (dove l’opera o l’insieme di opere sono rappresentate da un numero finito e limitato di tokens, in modo da assicurare il concetto di digital scarcity abbinato al bene stesso, da cui deriverà di conseguenza l’interesse economico allo scambio dello stesso nel mercato di riferimento);
    • il diritto di disporre dei tokens quale oggetto di scambio contro versamento di un corrispettivo mediante dazione di criptovaluta (con determinazione di un prezzo regolata dalle dinamiche di mercato), in modo da permettere al donatore di poter ad esempio comporre, mediante l’acquisto, una raccolta di tokens afferenti una specifica opera d’arte (secondo una logica di collezione d’arte virtuale, caratterizzata dalla presenza di meccanismi di gamification e di interrelazione da social network, proponendo così un ecosistema all’interno del quale la cybergeneration può muoversi agevolmente e con maggiore stimolo, similmente a quanto avviene per altri progetti quali, ad esempio, il mercato di carte collezionabili Sorare operante su tecnologia blockchain basata su Ethereum[5]). Il valore economico collegato alle transazioni eseguite con riguardo ai tokens viene in misura percentuale nuovamente e automaticamente indirizzato verso il sostegno finanziario al sistema museale nazionale;
    • il diritto di accedere a meccanismi di agevolazione fiscale, secondo lo schema riconducibile all’Art Bonus di cui al D.L. 31.5.2014, n. 83;
    • il diritto di accedere a benefici riconducibili alla qualità di membro di un club: ad esempio, conseguimento di biglietti gratuiti per l’ingresso al museo diretto beneficiario della donazione originaria; accesso a sconti e promozioni su biglietti, merchandising e servizi accessori del circuito museale provinciale, regionale o nazionale; conseguimento e cumulo di punti “loyalty” che riservano sconti e altri benefici presso strutture e servizi turistici convenzionati a livello locale o nazionali (hotel, ristoranti, mezzi di trasporto, altre strutture culturali, ecc.), in modo da incentivare e promuovere al contempo il sistema turistico e il territorio nazionale;
  1. la gestione dei meccanismi che precedono sarebbe affidata alle tecnologie rappresentate dalla blockchain e dagli smart contracts:
    • la blockchain andrebbe a registrare (e a certificare in modo immutabile) le liberalità, a rilasciare i tokens che incorporano il fascio di diritti sopra elencati, nonché a registrare i passaggi di titolarità dei tokens stessi che siano fatti oggetto di transazioni economiche;
    • gli smart contracts sarebbero invece lo strumento informatico atto ad eseguire in automatico, al soddisfacimento di determinate condizioni, i vari effetti correlati alle condotte sopra descritte quali ad esempio: gli effetti della circolazione dei tokens; lo storno di una percentuale del valore della transazione economica avente ad oggetto i tokens da convogliare verso un apposito fondo per la cultura; il conferimento dei punti loyalty al donatore e i meccanismi di redemption degli stessi punti accumulati una volta che questi siano spesi per i beni e servizi ad essi correlati; etc.

Questo meccanismo di “creazione di valore a doppia mandata” – sia per il sistema museale, sia per il donatore che partecipa al sostegno del sistema museale traendo benefici di varia natura che a loro volta sono in grado di generare positive ricadute sul territorio in termini di maggiore accesso e consumo di beni e servizi -, dovrebbe essere tale da autoalimentarsi nel tempo, in modo da ottimizzare gli strumenti di conservazione del patrimonio artistico e culturale del Paese e garantendo allo stesso patrimonio di diventare a tutti gli effetti un’importante risorsa economica a sostegno dell’economia nazionale nell’interesse delle generazioni più giovani.

 

Questioni aperte

Il modello operativo poc’anzi illustrato determina l’insorgere di alcune questioni interpretative che si prestano ad un più approfondito esame a cui potrebbero conseguire significative ricadute sul piano pratico: a titolo meramente esemplificativo, sembra opportuno domandarsi quale sia la natura dei tokens “emessi” all’esito delle dazioni liberali, così come del fascio di diritti in essi “incorporato”.

Il presente lavoro non appare sede idonea a sviluppare in maniera esaustiva la riflessione giuridica connessa a tali profili, se pure necessaria al fine di individuare le regole giuridiche applicabili alla fattispecie descritta.

Al mero scopo di sollecitare l’analisi sul punto, ci si limita ad osservare che nel modello proposto l’acquisto dei tokens da parte del soggetto che esegue la liberalità non risulterebbe idoneo ad attribuire al medesimo il diritto di proprietà (se pure frazionato) dell’opera d’arte, attesa la natura indisponibile del patrimonio artistico e culturale nazionale.

In tal senso, si deve quindi escludere che i diritti “incorporati” nel token possano avere natura reale, essendo gli stessi meglio riconducibili alla categoria dei diritti di credito.

Sotto quest’angolo visuale, non sorprende la suggestione proposta dalla dottrina in relazione alla somiglianza tra i tokens e i titoli di credito, soprattutto per quanto concerne la genesi e la funzione di tali “strumenti”. Al riguardo, è stato infatti evidenziato che “come i titoli di credito, i token non nascono come categoria omogenea, definita a priori dalla legge, ma da applicazioni concrete e sono accomunati dal fatto di presentarsi come strumenti rappresentativi di una prestazione che è, o può essere, altrove nello spazio o nel tempo[13].

In ogni caso, com’è stato altresì opportunamente evidenziato in dottrina, ogni tentativo di ricostruzione della fattispecie dei tokens in relazione a categorie preesistenti, pur essendo certamente utile ad offrire alcune coordinate interpretative, non può essere pedissequamente accettata, “pena il rischio per l’interprete di trovarsi intrappolato in definizioni dell’esistente incapaci di inquadrare il nuovo[14].


Ha collaborato alla stesura dell’articolo Marika Lombardi, avvocato iscritto al Foro di Brescia, borsista di ricerca post-laurea, Università di Brescia.


[1] Piano Colao, Iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022”, Scheda di Lavoro 55 Riforma modelli di gestione enti artistici e culturali, pag. 67.

[2] Piano Triennale per la Digitalizzazione e l’Innovazione dei Musei, MiBAC, Direzione Generale Musei, 2019.

[3] Rapporto Annuale di Federculture 2018: nel campione di istituzioni museali analizzato emerge che in media il 62% dei ricavi delle fondazioni culturali e il 75% dei proventi dei musei autonomi deriva dai ricavi caratteristici (incassi da biglietti, location management, attività didattica, vendite di altri servizi, diritti di concessione).

[8] Whitaker, A., Art and Blockchain: A Primer, History, and Taxonomy of Blockchain Use Cases in the Arts, Artivate, Summer 2019, Vol. 8, No. 2 (Summer 2019), pp. 21-46.

[9] Preece, S.B. (2011). Performing arts entrepreneurship: Toward a research agenda. Journal of Arts Management, Law, and Society, 41(2); Ragsdale, D. (2017). On entrepreneurialism and publicness (or whose theatre is it, really? Artivate: A Journal of Entrepreneurship in the Arts, 6(1); Benz, M. (2009). Entrepreneurship as a nonprofit- seeking activity. International Entrepreneurship and Management Journal, 5(1); Wilkerson, M. (2012). Using the arts to pay for the arts: A proposed new public funding model. Journal of Arts Management Law and Society, 42(3), 103–115.

[10] Drubay D., How Blockchain Can Impact Museums? September 25, 2018, https://dianedrubay.medium.com/how-blockchain-can-impact-museums-70f23a598697, ultimo accesso 24, aprile 2021.

[11] Sono diversi gli esempi di donazioni mediante l’utilizzo di criptovalute, sfruttate anche per altre finalità correlate al mondo dell’arte e dei musei. Tra le altre si vedano (ultimo accesso 24 aprile 2021):

[12] https://sorare.com.

[13] Rulli, E., Incorporazione senza res e dematerializzazione senza accentratore: appunti sul token, in Rivista ODC, Fascicolo I, 2019.

[14] Ibidem.

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