Come ogni anno, lo scorso novembre sono entrata in libreria per il mio autoregalo di compleanno. Avevo una lista – già, ho sempre una lista: della spesa, dei lavoretti di casa, dei regali per la mia piccola famiglia, dei luoghi da visitare… ma anche degli stand da vedere in fiera, ovvio.
In questo caso avevo una bella lista di libri da cui attingere, dai classici al Novecento, dai fantasy alla letteratura futuristica, utopica, fantascientifica o come volete voi. Invece sono andata dritta alla sezione Arte.
Jean-Pierre Changeux, Neuroscienze della bellezza, Carocci editore. Il titolo originale è “La beauté dans le cervau”, uscito per la prima volta in Francia, nel 2016. Amo i francesi, e soprattutto amo tutto ciò che guarda all’arte con metodo scientifico. Non mi è bastato altro.
Ricordo che Anna, la mia libraia di fiducia, aveva provato ad avvisarmi: «Alice, non credo che questo libro sia ciò che immagini». E infatti era molto di più. Una raccolta di saggi, un mix di letteratura scientifica, storia dell’arte e iconologia, stralci di interviste e tratti decisamente autobiografici, tutto centrato sul collezionismo, anzi, sulla scienza/non-scienza del collezionismo.
«Questo libro rappresenta per me la sintesi di molti decenni di riflessione sul bello. E aggiunge al dibattito una nuova dimensione: quella della conoscenza scientifica tanto della contemplazione dell’opera d’arte, quanto della sua creazione.
Con le neuroscienze infatti si apre un nuovo campo di ricerca sull’opera d’arte, per cui si può parlare ormai di una vera e propria “neuroscienza dell’arte”.
Comprendere come il nostro cervello intervenga nella relazione tra l’essere umano e l’opera d’arte è divenuto possibile e promettente. Ed è il percorso che io vi propongo in questo mio nuovo libro».
J.-P. Changeux
Dicono di lui:
“Fondamentali i suoi studi sui recettori per l’acetilcolina, isolati negli organi elettrici di alcune specie di pesci, per chiarire le modalità con cui i neuroni del cervello comunicano tra loro. Oltre ad essere biologo molecolare e cellulare di prim’ordine, Changeux è considerato un maître à penser, un “umanista del XXI secolo”, per la ricchezza della sua personalità e per la capacità di lanciare ponti tra le scienze della vita e la cultura umanistica.” (fonte: https://www.balzan.org/it/premiati/jean-pierre-changeux )
Jean-Pierre Changeux: storia di un neurobiologo collezionista
Attivo dai primissimi anni ‘60, Jean-Pierre Changeux (Domont, 1936) è annoverato tra i maggiori neurobiologi contemporanei, ed è anche un collezionista appassionato d’arte moderna e contemporanea.
Affascinato “dalla bellezza nascosta e dall’insospettabile diversità”, ha iniziato a collezionare insetti al liceo, coltivando in parallelo i suoi interessi per la musica, la composizione e la pittura fino a dipingerli, gli insetti.
Durante il dottorato accompagnava le sue ricerche con centinaia di disegni sulla morfologia e sull’anatomia interna dei soggetti che analizzava, specchio di un’innata connessione tra la sua attività intellettuale e l’amore per la bellezza. Da lì, il passo a collezionare i Maestri francesi è stato breve.
A proposito del suo collezionare arte, nel libro lui dichiara che “è sempre stata una parte essenziale della mia vita, un complemento necessario della mia attività scientifica”.
Jean-Pierre Changeux ha dedicato la sua carriera allo studio dei meccanismi molecolari e alla biologia del cervello, più in particolare dello sviluppo precoce del sistema nervoso fino alle funzioni cognitive.
Con il tempo, questo suo forte interesse per l’arte e l’attività estetica ha portato il concetto del bello direttamente all’interno della sua ricerca scientifica, mettendo in relazione l’attività di contemplazione e di creazione delle opere con le modalità di comunicazione tra le cellule nervose e le reti neuronali, con tutte le implicazioni di coscienza connesse.
Perchè vi sto raccontando i fatti di Changeux?
Beh, perchè la domanda a cui cerca di rispondere il neurobiologo è quella che ci facciamo un po’ tutti noi che amiamo l’arte, o che ci interessiamo ad essa per i più diversi motivi.
Solo che noi non siamo neurobiologi.
Che cos’è la bellezza?
Come nasce il senso del bello?
Qual è la sua funzione?
E, venendo propriamente a noi, perché collezioniamo arte?
Che cosa è arte e che cosa non lo è?
In Neuroscienze della bellezza possiamo trovare un punto di vista oggettivo su questo panorama dannatamente indefinito in cui il concetto di bellezza è appannaggio del singolo, ma dove esiste anche qualche principio che ne regola il funzionamento.
Ora, abbiate pazienza: è estate, è l’estate post-lockdown con pandemia ancora diffusa nel mondo.
Perciò, o correte in libreria a ordinare il libro (insieme a tutti gli altri scritti di Changeux magari!), oppure attendete il mio prossimo articolo, gustando nel frattempo un fresco mojito, ovunque vi troviate.
In tutti i casi, intanto, buona estate!