Dopo gli annunci e l’aumento di capitale dello scorso luglio, che ha consentito l’ingresso nella compagine di tre nuovi azionisti (Rosario Bifulco, Giampaolo Cagnin e Giovanni Sarti), i quali si aggiungono ai sei investitori professionali che hanno rilevato il marchio (Diego Piacentini, Rolando Polli, Giancarlo Meschi, Attilio Meoli, Marco Faieta e Simona Valsecchi), per Finarte S.p.A. – la nuova società che sta rilanciando l’attività della storica casa d’aste milanese – si avvicina la prova più importante: quella del mercato. Il 10 e 11 novembre prossimi, infatti, si terrà la tanto attesa asta di apertura presso il Palazzo della Permanente in via Turati 34 a Milano. Preceduta dalla classica preview (7-9 novembre) la vendita è articolata in tre sessioni: Dipinti Antichi e del XIX secolo (martedì 10, ore 15), Arte e Fotografia del XX Secolo (mercoledì 11, ore 15) e Arte Contemporanea (mercoledì 11, ore 18). Ed è proprio su queste ultime due sessioni che ci soffermeremo.
Arte Italiana del XX secolo: focus su Novecento
La sessione dedicata all’Arte del XX Secolo conta 31 lotti, di cui 5 provenienti da un’importante collezione privata italiana. Ai 31 lotti si aggiungono i 70 della sezione dedicata alla fotografia e su cui ci siamo già soffermati sabato scorso. Quello messo insieme dal dipartimento guidato da Camilla Prini, è un catalogo decisamente interessante, che unisce nomi importanti a opere ricercate e nuove sul mercato, accattivanti ed in grado di incuriosire il collezionista più attento. E’ il caso di Gino Severini di cui troviamo in asta Femme au turban (stima: 50-70.000 €): il ritratto della moglie dell’artista-scenografo francese Maurice Colasson, Pierrette Colasson. Datato 1946, si tratta di un’opera appartenente ad un momento ancora poco studiato della produzione artistica di Severini.
Giorgio De Chirico si inserisce tra i lotti con una delle sue famose Piazza d’Italia (stima 230 – 260.000 €), ma anche con Cavallo e Cavaliere del 1934-35 (stima: 170-200.000 €) in cui si ritrovano i temi fondanti di quel classicismo che è alla base della sua opera.
La parte preponderante del catalogo è però focalizzata sugli artisti appartenenti a Novecento, il movimento artistico coordinato da Margherita Sarfatti che proprio al Palazzo della Permanente di Milano tenne una delle sue mostre più importanti (Novecento Italiano, 1926). E tra i nomi proposti da Finarte ritroviamo molti dei protagonisti principali di questo gruppo di artisti che, negli anni Venti del XX secolo, in un generale clima di ritorno all’ordine, ebbero come base comune il recupero della tradizione italiana primitiva e rinascimentale, secondo premesse già espresse, peraltro, proprio dalla pittura metafisica e dal realismo sintetico di Severini: Virgilio Guidi con San Trovaso (Canale a Venezia) del 1927 (lotto 15) stimato 12-18.000 €; Mario Sironi con un Paesaggio del 1943-1944 (lotto 16), stimato 30-40.000 €; Massimo Campigli con tre opere – Jongleuses del 1945 (lotto 17), Il gioco del Diablo del 1955 (lotto 18) e Composizione su fondo blu (lotto 19) – stimate rispettivamente: 30-40.000 €, 40-60.000 € e 30-40.000€. Ci sono, poi, Filippo De Pisis, con Natura morta marina del 1929 (lotto 20) e Paesaggio del 1950 (lotto 21), stimati 15-18.000 € e 18-22.000 €, e Ottone Rosai con Giocatori di Biliardo (lotto 22), opera degli anni Quaranta stimata: 20-25.000€.
Verso la fine della sessione, troviamo anche Renato Guttuso, con due lotti molto diversi tra loro: una Natura morta (lotto 25) del 1938, stimata 25-35.000 €, e un Nudo sdraiato (lotto 26) del 1957, stimato 80-100.000 €. Per Guttuso, un artista ha libertà di espressione solo tramite la ripresa e lo studio della realtà e, infatti, la sua poetica realista si sviluppa anche tramite l’approfondimento della quotidianità e del mondo femminile. In particolare, le donne sono protagoniste assolute dei suoi dipinti dalla seconda metà degli anni Cinquanta.
Infine, da citare, l’unico artista straniero in mezzo a un catalogo di soli italiani che si presenta, peraltro, con una scultura, in mezzo a soli dipinti. Eccezion fatta per il lotto 31 di Arnaldo Pomodoro. L’artista in questione è Henry Moore, Animal Head (lotto 30) del 1956 stimata 70-100.000 €.
Arte Contemporanea: 60 anni di arte italiana
Valorizzare l’arte italiana è l’intento del capo dipartimento di arte contemporanea Camilla Prini e di Luca Beatrice che ha collaborato alla stesura del catalogo Finarte di Arte Contemporanea. Catalogo che conta 122 lotti divisi in sezioni distinte, tra loro, in maniera cronologica e per correnti artistiche. Per la precisione sono sette: Arte Astratta e informale, Pop Art, Arte Povera e dintorni, Superfici monocrome, Arte Cinetica e Programmata, Pittura analitica e scritture, Ritorno al figurativo.«Il catalogo di Arte Contemporanea è stato pensato e, quindi, strutturato per dare una visione ragionata, ma organica, degli ultimi sessant’anni dell’arte italiana – riferisce Camilla Prini -. In questo settore il mercato è assai competitivo e quindi abbiamo puntato su un catalogo che fosse estremamente curato grazie ad un lavoro di selezione e di stesura di testi molto meticoloso».Tra i lotti di spicco vogliamo ricordare Siviglia di Giuseppe Santomaso (stima 40-60.000 €), opera dal 1960 che ben esemplifica quell’attento studio del colore e l’accostamento alla poetica informale che portano questo artista a caratterizzare la sua pittura con rinnovati accenti sull’autonomia della forma.
Un Lucio Fontana “atipico” si presenta al lotto n. 5: Disegno del 1952 (stima: 7-10.000 €). I disegni sono testimoni delle sperimentazioni e dello sviluppo delle idee di Fontana che lo porteranno a formulare le linee guida dello Spazialismo. Il lotto successivo, il numero 6, Cavalli del 1949-50 (stima 20-30.000 €), appartiene, invece, al ciclo di opere in ceramica prodotte alla fine degli anni ’40.
Il lotto 8, un Senza titolo del 1953 di Tancredi (stima 3-5.000 €) descrive in maniera esauriente l’adesione dell’artista alla pittura astratta, dovuta soprattutto agli influssi di matrice pollockiana e all’incontro con Peggy Guggenheim. Mentre Giuseppe Capogrossi è presente con il lotto 14, Superficie 676, del 1969 stimato 40-50.000 €. Il codice stilistico è del tutto personale. Segni neri astratti che prendono sembianze distorte di lettere dentate e curve spezzate non rappresentano altro che una ricerca per gli spazi sulla tela, equilibri tra vuoti e pieni nella volontà di esprimere e rappresentare ciò che l’osservatore non è in grado di vedere con i propri occhi.
Un altro genere di astrattismo si incontra in Emilio Vedova: Senza titolo (lotto 15) del 1980 (stima 15-20.000 €). La sua sperimentazione autodidatta lo porta a transitare per l’Espressionismo Astratto per poi approdare all’Informale, rendendo il suo gesto creativo un concetto di dinamismo e libertà. Pittura (lotto 32) del 1959 (stima 60-80.000 €) è uno di quei lotti per collezionisti attenti, che amano la ricercatezza e la rarità. Il 1959, infatti, è l’anno in cui Mario Schifano si cimenta nella realizzazione di un breve ciclo di opere in cemento che richiamano alle mente Burri e Unicini. Un periodo del suo percorso artistico ancora da approfondire.
Dell’Arte Povera, movimento promosso da Germano Celant e caratterizzato dal ritorno agli archetipi, alla ricerca della semplicità dei materiali grezzi come il legno, la terra, il ferro, citiamo il lotto 43, Arlecchino, opera del 1981 di Michelangelo Pistoletto (stima: 130-180.000 €). Tipico esempio dei suoi quadri specchianti, in cui l’opera entra in dialogo diretto con lo spettatore che, osservandosi, se ne sente parte integrante.
Il top lot della sessione di Arte Contemporanea si ritrova al lotto numero 58: Senza titolo (superficie blu), opera del 1961 di Enrico Castellani (stima: 300-350.000 €). Le parole chiave della sua espressione artistica sono: impersonale, monocromia, superfici. Le sue tele sono luoghi di tensione e flessione, rese indiscutibili e impossibili da interpretare per poter essere il più vicino possibile all’assoluta impersonalità. Il lotto successivo, di Agostino Bonalumi, Senza titolo (bianco non bianco) del 1988 (stima 70-90.000 €), rappresenta invece una vera chicca. In quest’opera, infatti, Bonalumi abbandona la monocromia per identificarsi in un interesse inconsueto per il colore. La sua oggettualità tipica fa spazio, così, a una ricerca della luce e dei volumi resa più attenta grazie all’utilizzo delle policromie.
Per l’Arte Cinetica è da citare il lotto 74 di Nanda Vigo, Cronotopo del 1965 (stima 28-32.000 €), e il lotto 82 di Dadamaino: Volume del 1960 (stima 40.000 – 50.000 €). Due lotti che guidano una sezione che comprende anche alcune opere interessanti di Grazie Varisco, cofondatrice, all’inizio degli anni Sessanta, del Gruppo T di Milano insieme a Gianni Colombo, Boriani, De Vecchi, Giovanni Anceschi, tra le quali ci piace ricordare Tavola Magnetica (lotto 76, stima: 22-28.000 euro) che, datata 1961, si colloca proprio agli inizi delle ricerche artistiche in campo cinetico e programmato.
Molto interessante, inoltre, la parte dedicata alla Pittura Analitica che, come abbiamo accennato parlando di ArtVerona, sta conoscendo un rinato interesse da parte di collezionisti e istituzioni. In particolare per quanto riguarda l’opera di Giorgio Griffa che, non a caso, guida questa sezione del catalogo Finarte con un bellissimo Senza Titolo (Linee orizzontali) del 1970 (lotto 85, stima 30-40.000 euro). Opera riconducibile al periodo tra la serie dei Segni primari, nella quale Griffa attua, per la prima volta, un processo di sottrazione pittorica, di riduzione della rappresentazione, e il ciclo Connessioni, concepito in una composizione ritmica. La riscoperta dell’opera di Griffa a livello internazionale, confermata anche dalla selezione delle opere inserite in questa asta, è storia abbastanza recente ed inizia circa tre anni fa, nel 2012, con la personale Fragments 1968 – 2012 alla Casey Kaplan gallery di New York. Mentre questa estate gli è stata dedicata un’importante retrospettiva al Centre d’art contemporain di Ginevra.
Il lotto 99, Trascrizioni, Della sentenza A del 1974 (stima 5.000 – 7.000 €) ci presenta, invece, una Irma Blank che esprime il concetto di scrittura che va guardata e non letta. Nella sua totalità descrive una composizione di segni e ritmi, non più riconosciuti come lettere e parole. L’asta Finarte si chiude, infine, con la sessione dedicata alla Transavanguardia e al ritorno alla figurazione. Tra i nomi più importanti, Mimmo Paladino, Nicola De Maria, Francesco Clemente, Enzo Cucchi. Accanto a loro, un piccolo cammeo dedicato alla scuola di San Lorenzo, con tre opere di Piero Pizzi Cannella (lotti 110- 111- 112 ) e tre di Luca Pignatelli (lotti 117 – 118 -119).