Dopo un periodo di pausa, torniamo a parlare delle gallerie italiane di arte moderna e contemporanea con una carrellata sulle mostre più interessanti da visitare tra marzo ed aprile. Iniziato da Milano e della Alessia Paladini Gallery che, fino al 6 aprile, presenta la personale della fotografa Tina Cosmai, “Timeless”. In mostra una selezione 20 delicate, poetiche immagini di questa straordinaria artista, tratte dalle serie “Attraversare il Tempo” (2022), “Nostalgia del corpo” (2021), “Via di Fuga a Mare” (2018).
Giornalista, collaboratrice di quotidiani e magazine nazionali e internazionali, esperta di cultura letteraria ma anche poetessa con alle spalle varie raccolte di poesia, Tina Cosmai focalizza la propria ricerca artistica sulla relazione tra l’uomo e il paesaggio, con un’attenzione particolare alla dimensione temporale e spaziale. La sua è una narrazione che esplora il rapporto tra memoria, presenza e proiezione, utilizzando prospettive antropologiche dialettiche, come vicino/lontano, particolare/universale, individuale/collettivo, in una visione della realtà candida e inquietante, magica e malinconica allo stesso tempo, caratterizzata da elementi stilistici come delicatezza, leggerezza e poesia.
In occasione dei trent’anni di attività della galleria, A arte Invernizzi di Milano inaugura, con la galleria Annely Juda Fine Art di Londra, rispettivamente martedì 12 marzo e giovedì 7 marzo 2024, alle ore 18, una importante mostra antologica di François Morellet (1926-2016), uno dei più significativi artisti internazionali del XX secolo, realizzata in collaborazione con Estate Morellet.
L’esposizione antologica, costituita da più di quaranta opere, è articolata in un duplice percorso parallelo che si snoda attraverso le due gallerie. In particolare, A arte Invernizzi presenta la grande installazione al neon π Weeping neonly bleu n°1 (2001) che dialoga con altre opere dell’ultima produzione dell’artista. In mostra anche opere storiche su tela e su tavola, come la significativa opera cinetica del 1965 Néon 0°-90° avec 4 rythmes interférents caratterizzata dai ritmi intermittenti e alternati delle pulsazioni luminose del neon su fondo nero.
A.MORE gallery di Milano presenta, fino al 31 maggio, CORPI IN ATTESA, mostra personale di Aldo Salucci a cura di Domenico de Chirico. L’esposizione presenta una nuova serie di lavori che l’artista romano, meneghino d’adozione, ha realizzato negli ultimi anni e che vengono esposti per la prima volta. Un invito a immergersi nella sinfonia visiva di Aldo Salucci, che per questo nuovo corposo ciclo di opere ha come punto di partenza la biologia e l’anatomia umana.
L’artista ha realizzato le opere grazie all’utilizzo del microscopio elettronico e servendosi di materiali e reagenti chimici, particolarmente colorati, ha realizzato delle opere dogmatiche, figure indistinguibili, che solo se osservate attentamente riportano alla mente delle neoplasie e delle cellule tumorali. Salucci porta, così, “in scena” una delle più grandi paure che l’uomo ha con l’obiettivo di esortare il visitatore a guardare al futuro con speranza e a stigmatizzare ogni fonte di dolore. Un’esortazione ad accettare tutti i traumi e a concepirli come punti di forza ed elementi caratterizzanti dell’unicità di ogni essere umano.
Rimanendo in Lombardia, lo Spazio 21 di Lodi ospita la mostra Cosmologie a cura di Angela Madesani, una riflessione sul tema del cosmo operata da 15 artisti: Francesco Carone, Pierpaolo Curti, Francesco Del Conte, Sabine Delafon, Federica Di Carlo, Elena El Asmar, Serena Fineschi, Satoshi Hirose, Alberto Messina, Concetta Modica, Luca Pancrazzi, Paolo Parma, Carlotta Roda, Eugenia Vanni, Serena Vestrucci.
Lontana dalle ricerche di natura prettamente scientifica o filosofica, la rassegna racconta l’approccio degli artisti nei confronti della volta che ci circonda e sovrasta e che per molti versi rimane ancora avvolta nel mistero: «Le opere – precisa la curatrice – sono legate fra loro non tanto da comunioni stilistiche o linguistiche, quanto dalla regia curatoriale, senza pretesa alcuna di dare vita a una catalogazione di artisti che hanno lavorato e che lavorano in tal senso.»
A Monza, la galleria Maurizio Caldirola Arte Contemporanea ospita fino al 31 marzo la mostra dell’artista macedone Robert Gligorov con un progetto espositivo creato per lo spazio della galleria concretizzando l’ultima riflessione dell’artista: At a loose end. Ispirato dalla Teoria delle Stringhe di Gabriele Veneziano Gligorov lascia libera la sua forza visionaria, formale, compositiva in termini classici, generando mondi , stati e possibilità per uno stupore per gli occhi.
Il lavoro noto, a cui siamo abituati di Gligorov è stato sempre figurativo, cinematografico, olografico e politico, ma se l’espansione dell’universo conosciuto è proiettato verso un avanti, la ricerca su fare arte di Gligorov si inoltra in una modalità / dimensione affascinante, rischiosa, non certa, senza un sicuro approdo e forse il rischio e l’avventura di questo progetto è proprio la firma dell’artista.
A Bologna, L’Ariete artecontemporanea presenta Orizzonti, personale di Vanni Spazzoli curata da Pasquale Fameli, dedicata ad un nuovo ciclo di lavori basato sulla sovrapposizione di due piani distinti che ci inducono a distinguere alto e basso, verticale e orizzontale, nonostante la totale assenza di profondità; una visione ravvicinata di zone e dettagli apparentemente marginali che rivela vedute inattese e paesaggi imprevisti. Originario di Forlì, Spazzoli è presente sulla scena artistica dalla fine degli anni ’60. Ad una iniziale solida formazione figurativa l’artista ha legato nel tempo una tensione puramente pittorica basata sul valore della materia e sulla pregnanza gestuale dell’immagine in una ricerca apprezzata in ambito nazionale ed europeo (Germania, Olanda, Belgio, Spagna, Francia).
La mostra inaugurata il 1 marzo alla galleria il Ponte di Firenze è una sintetica retrospettiva dedicata a Hsiao Chin, sedici opere su tela e su carta e alcune acqueforti dal 1960 al 1997. All’inizio degli anni ’90 Vincenzo Albrandi, fondatore della galleria e stampatore, aveva collaborato con l’artista per la realizzazione di alcune opere grafiche, che erano sfociate nel 1993 in una cartella di 16 acquetinte a colori dal titolo Verso il giardino eterno e nel 1998 in una mostra di opere su carta, corredata da un catalogo, con nei primi 60 esemplari un’acquatinta originale. La mostra in corso si riallaccia idealmente a questa esperienza.
A Roma, la Galleria Anna Marra ha da poco inaugurato Intrecci una mostra collettiva, a cura di Rischa Paterlini, che presenta il lavoro di sei artiste iraniane che, nonostante vivano al di fuori dei confini della loro terra d’origine, sono accumunate da uno stretto legame verso le loro radici e la loro tradizione: Sissi Farassat, Negin Mahzoun, Azita Moradkhani, Koushna Navabi, Sepideh Salehi e Zoya Shokoohi.
Le artiste presentate esplorano la negazione, la resilienza e la ribellione, mantenendo viva l’attenzione su politiche di repressione, trasformando il loro vissuto in una potente forma di espressione artistica, sfidando il silenzio imposto dalle convenzioni sociali.
Ancora a Roma, la Galleria Mario Iannelli presenta Over the noise, una mostra collettiva di opere di Navid Azimi Sajadi, Mario Diacono, Pietro Fortuna, Cyrill Lachauer, Bjørn Melhus, Roberto Pietrosanti in collaborazione con Giovanni Lindo Ferretti, e Vettor Pisani, che riflette sul concetto di “arte profetica” alla luce del pensiero elaborato dal filosofo Federico Campagna che he ha contrapposto le “cosmogonie” della magia e della tecnica ed ha esaminato il mondo della magia sotto il nome della cultura profetica, quest’ultima comprende la metafisica, il misticismo e lo sciamanesimo in un tetrafarmaco che offre vie alternative al fare mondo della tecnica, essendo una “metafisica delle molteplici dimensioni dell’esistenza fondata sulla compassione”.
Infine, sempre nella Capitale, dopo cinquant’anni torna una mostra dedicata a William Congdon (1912-1998), artista spesso e con
molte ragioni assimilato al gruppo degli espressionisti astratti americani, ma in realtà protagonista di una vicenda artistica ed esistenziale del tutto solitaria e che rappresenta un clamoroso caso unico nella storia dell’arte del dopoguerra.
L’esposizione – aperta al pubblico da giovedì 7 marzo negli spazi di Capitolium Art Gallery con il titolo William Congdon. Essere-Uomo – si focalizza su un periodo ristretto ma cruciale della carriera di Congdon, il triennio 1949-1951, quello in cui l’artista mette a punto una sua peculiare ricerca in equilibrio tra la rivoluzionaria novità dell’Action Painting americana e la tradizione iconografica europea della pittura di veduta.