Consacrata dall’ultima Biennale di Venezia, l’arte contemporanea africana prosegue nel suo percorso di apprezzamento sui mercati internazionali.
L’anno che si è appena concluso, infatti, ha fatto segnare un nuovo record nelle vendite di opere provenienti dal continente africano sulle principali piazze del mercato (Londra, Parigi e New York): 13.976.352 £, con un aumento del 41% sul già ottimo 2018 che si era chiuso con un fatturato di oltre 9.9 milioni di sterline.
A crescere, però, non sono solo i fatturati delle aste, ma anche i prezzi degli artisti che, da poche migliaia di sterline quest’anno sono arrivati a superare, come nel caso dell’opera Christine di Ben Enwonwu o di Zebra Crossing 2 di El Anatsui, il milione di pound.
Londra, Parigi e New York: le capitali di un nuovo mercato
Tra le principali novità di questo 2019, il debutto newyorkese dell’arte moderna e contemporanea africana con asta dedicata di Bonhams del 2 maggio scorso, la prima battuta dalla casa d’aste inglese negli Stati Uniti da quando ha inaugurato le sue African Sale nel 2010.
Organizzata durante la settimana di Frieze New York e della quinta edizione americana di 1:54 Contemporary African Art Fair al suo debutto a Manhattan, l’asta si è chiusa con l’ottimo totale di 1.061.886 £ e 6 nuovi record. Tra le aggiudicazioni migliori: quella di The Cell Door, Robben Island, pastello di Nelson Mandela realizzato nel 2002 e venduto per 85.473 £.
Come in passato per l’arte italiana, però, il cuore del mercato anche in questo caso è Londra a cui, negli ultimi tre anni, si sta affiancando Parigi. Nella capitale inglese, durante il 2019, si sono battute 4 aste tradizionali più una online per un totale di oltre 10 milioni di fatturato.
L’anno si è aperto con la Modern and Contemporary African Art Sale di Bonhams del 20 marzo. Guidata dai lavori del pittore sudafricano Gerard Sekoto e dell’artista nigeriano Ben Enwonwu questa prima vendita si è conclusa con un totale di 1.873.848 £, confermando così la forte crescita di questo mercato già registrata nel 2018.
Conferma ribadita dall’appuntamento del 2 aprile in casa Sotheby’s, che si è chiuso con un totale di 2.316.625 £ e 11 nuovi record d’artista. Protagonista della vendita il ghanese El Anatsui la cui opera Zebra Crossing 2 è stata battuta per 1.1 milioni di sterline, stabilendo alla terza aggiudicazione più alta per questo artista ben noto anche nel nostro grazie anche alla Biennale di Venezia dove ha rappresentato il suo paese.
Tra i nuovi record d’asta si segnalano quelli dell’emergente Eddy Kamuanga Ilunga, che ha visto l’opera Palm venduta per 81.250 £ e del co-fondatore della Scuola Popolare del Congo, Chéri Samba, il cui J’aime la couleur del 2005 ha raggiunto i 93.750 £.
Terzo player da tenere in considerazione nell’analisi del mercato dell’arte africana moderna e contemporanea: la parigina Piasa. Nata nel 2014, questa casa d’aste ha inaugura il suo dipartimento di Contemporary African Art nel 2016 divenendo, in poco tempo, uno dei principali punti di riferimento di questo mercato.
La nona edizione della sua asta di Art Contemporain Africain, battuta il 15 maggio scorso ha totalizzato 1.297.920 £ di fatturato. Grande protagonista uno degli artisti africani più richiesti: il già citato Chéri Samba. Le sue due opere in catalogo, L’attachement aux racines (2010) e Prix Nobel de l’Amour (2004), sono state vendute, rispettivamente, per è stata venduta per 88.358 £ e 68.478 £.
Ancor più frizzante lo scenario che emerge dalle vendite del secondo semestre. L’asta di Modern & Contemporary African Art di Bonhams (3 ottobre) si è, infatti, chiusa con un totale di 2.015.635 £ e due nuovi record d’asta, rispettivamente per la sudafricana Zanele Muholi e per la congolese Mwila. Protagonista della vendita, ancora una volta Ben Enwonwu il cui ritratto dell’attrice Marianne Inness è stato venduto a 555.063 £. A questa asta ne è seguita una online che ha totalizzato 161.674 £.
TOP 10 2019 | |||
# | OPERA | PREZZO | LUOGO |
1 | El Anatsui, Zebra Crossing 2, 2007 | £ 1.095.000,00 | Sotheby’s, London, 02/04/2019 |
2 | Ben Enwonwu, Christine, 1972 | £ 1.095.000,00 | Sotheby’s, London, 15/10/2019 |
3 | Ben Enwonwu, Potrait of Marianne, 1972 | £ 555.062,00 | Bonhams, London, 03/10/2019 |
4 | Ben Enwonwu, Africa Dances, 1970 | £ 471.000,00 | Sotheby’s, London, 15/10/2019 |
5 | Gerard Sekoto, Cyclists in Sophhiatown, s.d. | £ 362.500,00 | Sotheby’s, London, 15/10/2019 |
6 | Vladimir Griegorovich Tretchikoff, Fruits of Bali, s.d. | £ 250.062,00 | Bonhams, London, 03/10/2019 |
7 | Irma Stern, Malay Girl, 1946 | £ 237.324,00 | Bonhams, New York, 02/05/2019 |
8 | Ben Enwonwu, Anyanwu, s.d. | £ 187.562,00 | Bonhams, London, 20/03/2019 |
9 | Demas Nwoko, Children on Cycles, s.d. | £ 170.889,00 | Bonhams, New York, 02/05/2019 |
10 | Marc Padeu, The king is dead, 2019 | £ 165.672 ,00 | Piasa, Parigi, 07/11/2019 |
Sempre Enwonwu è stato la star dell’asta di Sotheby’s del 15 ottobre con l’opera Christine del 1971, venduta per 1.095.000 sterline, contribuendo in maniera sostanziale a quello che è il più alto fatturato mai realizzato da un’asta di arte moderna e contemporanea africana: 4.002.250 £.
L’appuntamento da Piasa, il 7 novembre scorso a Parigi, invece, si è chiuso con un totale di 2.365.169 £, il più corposo mai realizzato dalla giovane casa francese. Qui la star è stata il camerunense Marc Padeu, le cui due opere in catalogo hanno superato di 40 volte la massima aspettativa venendo aggiudicate entrambe per 165.672 £. Realizzando, così, il 10° risultato più alto dell’anno.
I risultati delle aste di arte moderna e contemporanea africana di quest’anno confermano dunque la continua crescita di un segmento di mercato i cui prezzi si sono decuplicati in 10 anni. Allo stesso tempo si sono ridotti in modo sensibile i tassi di invenduto.
Se nel 2010 ci si aggirava attorno al 60%, oggi il tasso di unsold fluttua tra il 25% e il 45%. Un trend, questo, iniziato con la discesa in campo di Sotheby’s e del suo di Dipartimento di Contemporary African Art che dalla prima asta del 2017 ha realizzato più 60 nuovi record.
Presente e futuro di un successo mondiale
Risultati a parte, quello che in molti ancora si chiedono è se quello dell’arte africana sia un fenomeno destinato a durare o solo una moda del mercato. La risposta arriva direttamente dalle aste occidentali dedicate all’arte del continente e in grado bidder provenienti da Africa, Asia, Europa e Nord America. Con i collezionisti africani che, ad esempio, si sono aggiudicati il 70.4% del venduto in valore in occasione dell’ultima asta di Sotheby’s. Un dato che conferma come questo segmento d’offerta sia sostenuto principalmente da collezionisti africani e non una semplice moda occidentale.
Alla sua base troviamo, d’altronde, un continente che ha al suo interno forti scuole d’arte, sei capitali emergenti dell’arte molto dinamiche e molto diverse tra di loro (Accra, Addis Ababa, Cape Town, Dakar, Lagos e Marrakech) e un numero crescente di ricchi e che sta assistendo ad una rapida urbanizzazione.
Tanto che o ricercatori prevedono che il continente ospiterà almeno nove città da oltre 10 milioni di abitanti entro il 2050. Nel frattempo, i musei in Europa e Nord America hanno ospitato un numero senza precedenti di mostre di arte africana e nel luglio scorso questa è entrata ufficialmente al MoMA di New York grazie alla donazione di 45 opere da parte del più importante collezionista di arte africana: Jean Pigozzi.
Negli ultimi anni, poi, sono nate fiere d’arte dedicate a questo settore in tutto il mondo, tra cui 1:54 a New York, Marrakech e Londra, oltre alla nuova Art X Lagos, la cui quarta edizione si è tenuta in Nigeria questo novembre. Allo stesso tempo è da rilevare la forte presenza di artisti africani all’ultima Biennale di Venezia che ha finalmente recepito questo nuovo trend. Proprio la kermesse veneziana ha avuto anche un importante ruolo nell’ampliare il numero degli appassionati e dei collezionisti interessati alla produzione artistica del continente africano.
In continua crescita, infine, il collezionismo interno anche se, come ha sottolineato Touria El-Glaoui, fondatrice della fiera 1:54, in una recente intervista a The Art Newspaper, chi compra arte in Africa lo fa ancora acquistando direttamente dagli artisti più che nelle fiere o in galleria. Col crescere dell’interesse per arte del continente, si fa quindi più urgente la necessità che nasca una solida infrastruttura mercantile in grado di supportare gli artisti.
Molti di quelli più importanti oggi non hanno ancora una galleria, ad esempio, col risultato che i più significativi viaggiano in un range di prezzo molto basso rispetto ai colleghi occidentali o asiatici. Gli unici che riescono a sviluppare un mercato più forte sono quelli rappresentati da gallerie con sede a Londra, Parigi e New York. Allo stesso tempo le gallerie e gli artisti africano necessiterebbero di un maggior presenza sulla scena internazionale e non solo in eventi “dedicati”.
In altre parole, come sottolinea El-Glaoui, è giunto il momento che gli artisti africani siano apprezzati e riconosciuti in quanto artisti internazionali alla pari dei loro colleghi e non perché “africani”. Ricordandoci sempre che quando parliamo di Africa ci riferiamo a un continente formato da 54 stati, 1.2 miliardi di abitanti e un’infinità di tradizioni estetiche differenti.