Chi frequenta assiduamente le fiere italiane, lo sa bene: il rischio di annoiarsi e di vedere sempre le stesse cose è più di una semplice probabilità. Si smarca da questo clichè ArtVerona (12-15 ottobre), che anche quest’anno si distingue per la qualità – frutto di una selezione accorta fatta non solo con occhio mercantile -, la freschezza e la varietà della proposta artistica. Oltre che per il rigore allestitivo che la rendono particolarmente piacevole da visitare, senza mai cader preda di quel torpore da centro commerciale che spesso causano i padiglioni fieristici.
La kermesse scaligera, che quest’anno compie 14 anni, continua così a crescere, confermandosi uno degli appuntamenti più interessanti nel panorama artistico italiano. In grado di intercettare sia i principali trend del mercato degli artisti storicizzati che le realtà più di ricerca, dando pari dignità ad entrambe le sue anime. A differenza di quanto, troppo spesso, si vede in altri appuntamenti. Come la tendenza a ghettizzare il contemporaneo vero che da sempre caratterizza Arte Fiera o l’isolamento in cui si ritrovano le gallerie di ricerca emergenti ospitate da Miart in un corridoietto assolutamente fuori dalle rotte dei visitatori.
Qui a Verona è diverso e il padiglione 12 – quello tradizionalmente devoto alla produzione artistica più recente – è frizzante e ricco di stimoli. A partire dallo stand della giovanissima Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery, nata nel 2017 e che qui a Verona fa il debutto in fiera portando sia la sua anima no profit – con un progetto di Gianfranco Baruchello -, che la galleria vera e propria con un allestimento in cui spiccano un inedito e intimissimo lavoro su carta di Francesco Candeloro e la stupenda Venezia di Giovanni Rizzoli, già esposta alla Fondazione Burri qualche anno fa. Una vera gioia per gli occhi.
Sempre da Venezia – città che assieme a Roma guida, a mio avviso, l’offerta di ArtVerona in termini di qualità – arriva anche Marignana Arte che porta una selezione di lavori dalla fortissima carica poetica, tratti dalla collettiva Generations, attualmente in corso in galleria. Si tratta di 6 opere a firma di Silvia Infranco, Veronica Vaquez e Nancy Genn. Oltre ad uno dei più recenti lavori fotografici di Marco Maria Zanin, new entry nella scuderia della galleria veneziana.
Da Studio d’Arte Raffaelli, invece, spiccano i lavori su carta dell’australiana Jenny Watson, che presenta un intimo diario di viaggio in cui all’elemento figurativo, dipinto prevalentemente ad acquerello, si accostano micro-racconti di vissuto quotidiano, in una relazione testo-immagine che è una costante del suo lavoro già dagli anni settanta.
La bolognese L’Ariete Arte Contemporanea propone alcuni dei suoi giovani migliori, come lo scultore Paolo Migliazza, messo in dialogo, tra gli altri, con le opere di Nicola Samorì e Jingge Dong. Mentre, subito accanto, le Officine dell’Immagine propongono alcuni lavori della tunisina Farah Kelil, la cui ricerca si muove in delicato equilibrio tra scrittura, lettura e immaginazione, creando una nuova e autentica immagine della realtà.
Ancora, dalla romana Z2O Sara Zanin Gallery – nella sezione Scouting della fiera – è il giovanissmio kuwaitiano Ibrahim Ahmed a tenere il campo, la cui personalissima estetica lo vede alle prese tanto con i media tradizionali che con quelli più sperimentali, che utilizza per rappresentare il suo viaggio di artista e migrante, tra Barhein, Egitto e Stati Uniti, mettendo in discussione quella che è il concetto stesso di “identità nazionale”.
Sempre da Roma, arriva la Anna Marra Arte Contemporanea, la cui proposta non delude mai in termini di qualità e ricercatezza. Come confermano i raffinatissimi picotage dell’afro-americano Paul Anthony Smith, che ci invitano a riflettere sullo scenario sociale, culturale e politico attuale, affrontando temi quali la rappresentazione, la migrazione, la cittadinanza e i diritti umani relativi ai soggetti coinvolti nella cosiddetta diaspora africana.
E poi Monitor, con alcuni degli ultimi lavori di Matteo Fato, la trentina Boccanera Gallery che presenta, tra gli altri, i dipinti della giovane Veronica de Giovannelli, o la casertana Nicola Pedana Arte Contemporanea, il cui stand è sempre ricco di proposte interessanti e che quest’anno, all’ottimo Paolo Bini – la cui ricerca progredisce sempre di più – affianca, tra gli altri, i lavori del bravissimo Ivano Troisi.
Sempre molto stimolante, infine, la sezione dedicata agli spazi indipendenti, dove di fa notare, tra tutti, il pratese CUT – Circuito Urbano Temporaneo, che porta a Verona Uomini, e non polvere umana, progetto che mette insieme le opere di Tiziano Doria, Andreas Zampella e Federico Cavallini, e che si offre come luogo possibile per una rinnovata relazione sensoriale e immaginifica fra uomo e natura. Dove le sperimentazioni e le ricerche dei tre artisti coinvolti nel progetto curatoriale di Valeria d’Ambrosio, Stefania Rinaldi e Erica Romano, aprono a visioni possibili di cambiamenti quasi invisibili ma radicali.
Passiamo così al padiglione 11 dedicato, principalmente, agli artisti storicizzati. Qui si distinguono, per qualità e, soprattutto, particolarità dell’offerta, Campaiola Studio d’Arte che propone una selezione di opere di livello museale, come la Donna che legge di Luigi Russolo o il Ritratto di Onorato Caetani di Giacomo Balla, entrambi del 1907.
Michele Zaza, Paolo Icaro, Dadamaino, Gianfranco Barruchello e Vito Acconci sono, invece, alcuni dei protagonisti del bellissimo stand di Michela Cattai, tutti rappresentati con pezzi storici di incredibile qualità.
Carlo Alfano, con Ein Halber Ring del 1974, è l’arista di punta della Galleria Bergamo. E sempre Alfano lo ritroviamo, con una bella carta del 1976, anche nello stand della Anti-gallery. Mentre la fiorentina Il Ponte rende omaggio ad Aldo Mondino reduce dal nuovo record d’asta a Londra.
Anche in questo padiglione le opere e gli stand da citare sarebbero tantissimi. A partire, ovviamente, da Tornabuoni Arte e Mazzoleni – i salotti buoni dell’arte italiana in tutte le nostre fiere – ma hanno proposte intriganti la 10 A.M. Art di Milano – che qui a Verona si presenta con alcuni pezzi storici di Sandro De Alexandris che sono la vera e raffinatissima novità del padiglione di quest’anno – e la Galleria Clivio nel cui stand spiccano due lavori recenti di Antonio Scaccabarozzi tra i quali uno, molto bello, della serie Ombre e Ombre.
Infine, mi piace segnalare un’opera interessante di Andra Bizanzio: Composizione del 1952. Esposta da Cardelli & Fontana, è un bell’esempio del M.A.C. napoletano. Una chicca per intenditori.