11.2 C
Pesaro

dal 2012 il primo blog dedicato al collezionismo d'arte.

Sotheby’s: valorizzare il collezionismo italiano

del

Intervista a Claudia Dwek

Fondata a Londra nel 1744, Sotheby’s è una delle case d’aste più prestigiose al mondo. La sua espansione internazionale l’ha portata ad aprire una sede in Italia nel 1969, inizialmente a Firenze e poi a Milano, che oggi rappresenta il cuore delle sue operazioni nel Paese. Nel corso degli anni, il mercato dell’arte è cambiato profondamente, sia in termini di gusti collezionistici sia per l’impatto della digitalizzazione.

Per capire come Sotheby’s ha affrontato queste trasformazioni e quale sia il ruolo dell’Italia nel panorama delle aste internazionali, abbiamo parlato con Claudia Dwek, Chairman Contemporary Art Europe e Italy.

Chiara Lorenzon: Può raccontarci la storia di Sotheby’s in Italia e come si è evoluta nel tempo?

Claudia Dwek: Sotheby’s nasce a Londra nel 1744, in New Bond Street, dove si trova ancora oggi. Nel corso dei secoli, la casa d’aste ha ampliato i suoi dipartimenti e le sue competenze, adattandosi alle evoluzioni del mercato.

L’ingresso in Italia risale al 1969 con l’apertura di una sede a Firenze, allora epicentro del mercato antiquario, settore fondamentale per Sotheby’s in quegli anni. Successivamente, sono stati aperti uffici a Roma e Milano, ma già negli anni ’90, quando sono arrivata io, Milano era diventata il centro delle nostre operazioni nel Paese, e lo è ancora oggi.

Con il tempo, abbiamo adattato la nostra offerta alle nuove dinamiche del mercato. L’arte contemporanea ha guadagnato sempre più spazio, portandoci a strutturare un dipartimento dedicato. Milano ha avuto un ruolo cruciale in questa trasformazione, grazie a un collezionismo solido e alla presenza di gallerie che hanno promosso artisti poi diventati essenziali nella storia dell’arte.

Parallelamente, alcuni settori tradizionali, come l’arte antica, i mobili e i libri, sono stati progressivamente accorpati nelle nostre sedi internazionali, dove possono raggiungere un pubblico più ampio. Questo ci ha permesso di rendere la nostra struttura in Italia più agile e focalizzata.

C.L.: Negli anni ha visto cambiare il collezionismo italiano? Come si sono evoluti gusti e modalità di acquisto?

C.D.: Il cambiamento più significativo è stato generazionale. Negli anni ’90, i nostri clienti erano collezionisti che avevano iniziato ad acquistare negli anni ’70 e ’80, quando i prezzi erano molto diversi. Oggi, molte di quelle opere hanno acquisito un valore enorme e i collezionisti si pongono domande come: “Che cosa faccio con la mia collezione?”

Negli ultimi anni, abbiamo visto molti collezionisti storici vendere opere di artisti italiani molto richiesti all’estero, come Fontana, Burri e Manzoni, ma anche De Chirico e i futuristi. Parallelamente, i nuovi collezionisti si dividono tra chi investe in artisti già affermati e chi si innamora di opere emergenti acquistandole in galleria. Anche questi ultimi, però, sono sempre più attenti al valore economico: un’opera di qualità raramente costa meno di 20.000-30.000 euro, quindi molti ci chiedono: “Quanto varrà tra due anni?”

Un altro cambiamento significativo è stato nella velocità di diffusione delle informazioni. Un tempo, scoprire un’opera era un processo più lento e affascinante. Ricordo quando ricevetti una lettera da Barcellona con la foto di un quadro di Savinio trovato in una soffitta: il giorno dopo presi un aereo per vederlo di persona. Oggi tutto avviene online, e chiunque può cercare il valore di un Manzoni in pochi secondi.

Nonostante questa evoluzione digitale, il fattore umano resta centrale. L’arte viene venduta meglio da chi la conosce a fondo e sa trasmetterne il valore. La capacità di raccontare perché un Fontana vale più di un altro è ancora essenziale nel nostro lavoro.

C.L.: L’innovazione digitale ha avuto un impatto importante sulle aste. Come ha influito su Sotheby’s?

C.D.: Ha avuto un impatto enorme e positivo. Un tempo, molte persone conoscevano Sotheby’s solo attraverso notizie di vendite record e pensavano che trattassimo solo capolavori milionari, il che poteva scoraggiare chi aveva opere di valore ma non da record. Il digitale ha abbattuto questa barriera, permettendo a un pubblico più ampio di interagire con noi.

Oggi, il 60% dei compratori nelle nostre aste italiane è straniero e ogni asta porta con sé un 25% di nuovi clienti. Questo dimostra che la digitalizzazione sta ampliando il mercato.

C.L.: Sotheby’s è l’unica casa d’aste internazionale che organizza ancora vendite in Italia. Perché avete scelto di mantenere questa presenza, mentre altre si sono spostate a Parigi?

C.D.: Credo sia fondamentale sostenere il collezionismo italiano. L’Italia ha una tradizione storica profondamente radicata nell’arte, è la culla della cultura europea. Perché spostare tutto a Parigi?

Ovviamente, in alcuni momenti dell’anno può essere strategico organizzare vendite all’estero, ma in altri casi il mercato locale è più forte. A dicembre, ad esempio, abbiamo avuto un’asta con la collezione Sollier che ha registrato il 100% di venduto. Tre Fontana sono stati acquistati da collezionisti italiani dopo averli visti dal vivo qui a Milano. 

Il collezionismo italiano va valorizzato. Spesso l’acquisto di un’opera nasce anche dalla possibilità di vederla dal vivo, magari per caso, passeggiando nel centro di Milano. È un’esperienza che si perde se le vendite vengono spostate all’estero.

Naturalmente, ogni decisione viene presa nell’interesse dei venditori. Inserire opere italiane nelle aste internazionali le valorizza, ma non significa che il mercato debba essere spostato del tutto. Abbiamo venduto un Fontana a New York raggiungendo un record di prezzo, e due Fine di Dio sono state contese fino all’ultimo da collezionisti asiatici. Questo dimostra che il mercato dell’arte italiana è globale.

C.L.: Parlando del mercato più in generale, come si è chiuso il 2024?

C.D.: È stato un anno difficile per tutti, anche se i nostri risultati sono stati comunque buoni. Abbiamo registrato vendite per 6 miliardi di dollari tra arte e lusso. Il lusso, in particolare, è diventato una componente molto rilevante: non vendiamo più solo arte, ma orologi, borse, gioielli, sneakers e anche automobili da collezione attraverso RM Sotheby’s, che sta ottenendo ottimi risultati. Il mercato si è spostato rispetto al passato: un tempo si vendevano mobili antichi, oggi si vendono Ferrari.

C.L.: Con il cambio generazionale, l’interesse per l’arte moderna e contemporanea resta forte, ma sembra che la nuova generazione sia attratta anche dal lusso. È una tendenza che vede consolidarsi?

C.D.: Le nuove generazioni comprano arte, ma ci sono anche persone che preferiscono investire in altri settori. È vero che ci sono giovani collezionisti appassionati di sneakers e orologi, ma difficilmente vedremo un trentenne acquistare una Ferrari da 5-6 milioni di euro. Dipende molto dal contesto e dal mercato locale. La soglia della ricchezza si è alzata moltissimo in alcuni luoghi e questo ha un impatto sulle scelte d’acquisto.

C.L.: Parlando di reperimento delle opere, è diventato più difficile trovare lotti di alta qualità rispetto al passato?

C.D.: Sì, è sicuramente più complicato, ma ciò nonostante la domanda è rimasta solida per tutte le fasce di prezzo. A tal proposito, abbiamo osservato un numero crescente di offerenti per lotto sia nelle opere che superano i dieci milioni di dollari, così come per le opere che rientrano nella fascia di prezzo più bassa. Ciò indica una resilienza e uno spirito d’adattamento sinonimi di un mercato sano. I pezzi di prima acquisizione sono sempre più rari e il supply sta diventando più selettivo. Tuttavia, con il passaggio generazionale, alcune opere importanti continuano a emergere sul mercato. 

C.L.: Quali sono le tendenze principali che avete osservato nell’arte moderna e contemporanea e che potrebbero proseguire in futuro?

C.D.: Negli ultimi anni, si è registrato un crescente interesse per il figurativo. Questo perché le tele sono più semplici da collezionare rispetto a installazioni o grandi sculture. Inoltre, si è visto che alcuni materiali usati nelle opere del passato non hanno retto nel tempo, portando a una maggiore attenzione verso certe tecniche artistiche. Alcune nicchie di mercato stanno emergendo grazie al dialogo con altre tendenze dominanti.

C.L.: Guardando al 2025 e oltre, quali sono i vostri progetti principali?

C.D.: Continueremo a consolidare la nostra leadership nel mercato dell’arte moderna e contemporanea in Italia e a livello internazionale. Come membro del comitato esecutivo globale, sto valutando importanti collezioni e opere in Italia che saranno inserite nelle nostre prossime aste internazionali. Il nostro obiettivo resta sempre quello di offrire opere significative e di garantire un posizionamento forte sul mercato globale.

Chiara Lorenzon
Chiara Lorenzon
Chiara Lorenzon, laureata in Storia dell'Arte, ha lavorato come assistente gallerista e nel servizio clienti di case d’aste. Dal 2023 collabora con Collezione da Tiffany.

Collezione da Tiffany è gratuito, senza contenuti a pagamento, senza nessuna pubblicità e sarà sempre così.

Se apprezzi il nostro lavoro e vuoi approfondire ancora di più il mercato dell'arte puoi sostenerci abbonandoti al nostro servizio di rassegna stampa internazionale the artUpdate.

Abbonati ora!

Condividi
Tags

recenti

F for Fake. Considerazioni circa il falso nell’arte

notizia del ritrovamento da parte dei carabinieri del Nucleo per la tutela dei beni culturali di un attivo laboratorio di falsi operante a Roma. Una storia come se ne sentono molte ma che può essere un buon gancio per riflettere su quale sia, al di là del sempre deprecabile intento truffaldino, l'effettivo limite tra autentico e falso. 

Archivi privati: vincoli e benefici, anche economici

Il numero degli archivi privati è incalcolabile e variegato ognuno con le proprie peculiarità. Se rivestono interesse storico particolarmente importante posssono essere dichiarati beni culturali.

Intervista ad Angelo Martini: storia ed evoluzione della casa d’aste

In questa intervista, Angelo Martini ripercorre la storia dell’azienda, passando per l’evoluzione del mercato

Articoli correlati