Nel 2017 le vendite sul mercato globale dell’arte sono cresciute del +12% rispetto al 2016, raggiungendo i 63.7 miliardi di dollari. Questo a fronte di un volume delle transazioni che è aumentato solo del +8%. Una crescita, quella del mercato dell’arte, trainata, come sempre, da Stati Uniti, Cina e Regno Unito che, insieme, rappresentano l’83% dell’intera torta e registrano fatturati in forte crescita. Torta che vede le gallerie detenere il 53% del suo valore, mentre il 47% è in mano alle case d’asta che, nel 2017, hanno aumentato le proprie quote del +4%. Sono questi alcuni dei principali dati sul mercato dell’arte e dell’antiquariato che emergono da The Art Market 2018, la seconda edizione del rapporto curato da Claire McAndrew di Arts Economics per UBS e Art Basel e uscito a circa tre mesi dall’apertura della fiera di Basilea (14-17 giugno 2018).
Gallerie: la fascia alta è il motore del mercato
Visto nel suo insieme, il mercato delle gallerie d’arte ha realizzato nel 2017 un fatturato stimato attorno ai 33.7 miliardi di dollari, facendo registrare un +4% sul 2016. A fronte di questo dato generale, che farebbe pensare ad un andamento positivo del business delle gallerie, il rapporto curato da Claire McAndrew di Arts Economics mette in evidenza come tale trend sia dovuto, unicamente, alle grandi realtà con fatturati superiori ai 50 milioni di dollari (+10% sul 2016), mentre le gallerie con un turn over inferiore ai 500.000 dollari all’anno sono in declino (-4%). Ma anche ai piani alti del mercato non tutto quello che luccica è oro e, come mette in evidenza il rapporto, la crescita registrata per le gallerie che navigano nella fascia più alta del mercato è, di fatto, la metà di quella registrata per lo stesso segmento nel 2016.
Dati, quelli appena citati, che confermano il lungo momento di difficoltà che il business model delle gallerie sta vivendo in questo primo scorcio di XXI secolo. Difficoltà ribadita anche dai numeri relativi alla nascita di nuove gallerie: in 10 anni l’apertura di nuove gallerie d’arte è calata drasticamente con le inaugurazioni del 2017 inferiori del -87% rispetto al 2007 e un rapporto aperture/chiusure, passato dal 5/1 del 2007 al 0.9/1 nel 2017. Alla base di questa situazione, che vede oggi la bilancia demografica delle gallerie assolutamente negativa: la difficoltà a trovare nuovi clienti; la situazione economica e lo sviluppo della domanda per l’arte e l’antiquariato; oltre ai costi per la partecipazione alle fiere (mediamente 5 a galleria).
Fiere che, però, continuano a rappresentare il principale canale di vendita di questo settore: il 46% delle vendite passa da qui (+5% rispetto al 2016), per un valore complessivo stimato attorno a 15.5 miliardi di dollari (+17%) a fronte di una spesa sostenuta per la partecipazione che, complessivamente, si attesta sui 4.6 miliardi. Ma a pesare sulle spalle delle gallerie di tutto il mondo è, soprattutto, la grande difficoltà che queste realtà hanno nell’accesso ai finanziamenti e al credito, specie nella fase di start-up. Tanto che oggi, il 67% delle gallerie ha un tasso di indebitamento attorno al 10% – ma si tratta in molti casi di attività già avviate da tempo e solide -, mentre il restante 33% si colloca in fasce che vanno dal 10 al 25% (18% del totale), 25-50% (10%), 50-75% (3%) e oltre il 75% (2%). Mentre il margine di guadagno è, nel 41% dei casi, attorno al 30%. Percentuale che sale tra il 30 e il 50% in un altro 47% dei casi e vola oltre il 50% solo nel restante 11%. Detto questo la maggior parte dei galleristi intervistata da Arts Economics è convinta che il 2018 (51%) e i prossimi 5 anni (59%) saranno positivi per il proprio business.
Aste: boom delle opere super-quotate
Come per quello delle gallerie, anche il mercato delle aste naviga con il vento in poppa solo quando si parla della fascia alta. I numeri di The Art Market 2018, d’altronde, parlano chiaro: le aste di arte e antiquariato nel 2017 hanno totalizzato un fatturato di 28.5 miliardi di dollari con una crescita del +27% rispetto al 2016. Un trend positivo che vede il dominio assoluto degli Stati Uniti (35%), della Cina (33%) e del Regno Unito (16%). Ma sopratutto guidato dalla vendita delle opere con un valore superiore ad un 1 milione di dollari: l’unico segmento di mercato cresciuto nell’ultimo anno, con un exploit incredibile dei lavori aggiudicati per oltre 10 milioni, cresciuti del +125% nel 2017 e addirittura del +148% in dieci anni.
E se tutti i settori fanno registrare buone performance, a spiccare è, anche quest’anno, quello della Post War and Contemporary Art il quale, raggiungendo i 6.2 miliardi di dollari di fatturato fa registrare un +12% sul 2016. Percentuale dove a pesare molto sono i risultati ottenuti dagli artisti viventi, aumentati del +19% per un totale di 2.9 miliardi di dollari. Bene anche gli Old Masters che, al netto del Leonardo venduto da Christie’s, crescono del +11% (+64% con il Salvator Mundi).
Online: il futuro del mercato passa da qui
Prosegue, infine, l’ottimo andamento del mercato dell’arte online che nel 2017 ha raggiunto i 5.4 miliardi di dollari segnando un +10% sul 2016 e arrivando a pesare per l’8% sul totale delle vendite d’arte fatte nel mondo. Un mercato, quello online, che in 5 anni ha aumentato del +75% il propri volume, ma che sopratutto è diventato un canale chiave per raggiungere nuovi clienti: i galleristi intervistati dai curatori del rapporto ha, infatti, dichiarato, che il 45% dei propri acquirenti online del 2017 sono nuovi e così il 41% di coloro che acquistano online dalle case d’asta. Cifre che fanno dichiarare agli operatori che lo sviluppo dei canali online sarà fondamentale per la crescita del mercato nei prossimi 5 anni.