Frenata del mercato dell’arte e dell’antiquariato, che ha chiuso il 2019 con un totale stimato attorno ai 64.1 miliardi di dollari, inferiore del -5% rspetto al 2018 e appena sotto il livello del 2017. A differenza del trend negativo delle vendite in valore, cresce invece il numero delle transazioni (+2%) che raggiunge quota 40.5 milioni, il più alto degli ultimi 10 anni.A dirlo è il report di Art Basel & UBS, The Art Market 2020, curato come di consueto da Clare McAndrew, fondatrice di Arts Economics.
Un calo di fatturato, quello appena riportato, determinato in primo luogo dal rallentamento delle tre piazze globali più importanti: gli Stati Uniti che, pur mantenendo la leadership, calano del -5% chiudendo l’anno con un turnover di 28.3 miliardi – il secondo di sempre -; il Regno Unito, che in anno ha perso il -9% fermandosi a 12.7 miliardi, e la Cina che ha fatto registrare una frenata del -10%.
Cresce, invece, la Francia che ha chiuso il 2019 con un totale di 4.2 miliardi di dollari, superiore del +7% rispetto all’anno precedente e che la fa avanzare di un punto percentuale nel suo peso sul mercato, passato dal 6 al 7%.
Mentre l’Italia è ormai confinata nella generica categoria “Resto del Mondo”, pesando meno dell’1%, dato che ci pone incredibilmente dietro anche alla Spagna. Diverso, ovviamente, a livello europeo dove invece rappresentiamo il 2% del mercato in valore e addirittura il 6% se si esclude il Regno Unito ormai fuori dell’UE. In questa seconda prospettiva la Francia è leader assoluta (55%) seguida da Germania (13%), Spagna, Italia e poi tutti gli altri.
I tre principali hub artistici, Stati Uniti, Regno Unito e Cina continuano a rappresentare la fetta più ampia del valore delle vendite globali nel 2019, sebbene la loro quota sia diminuita leggermente del 2% su base annua, attenstandosi all’82%.
Le vendite in asta, incluse quelle “private”, rappresentano oggi il 42% del mercato, con una perdita del 4% nelle quote a favore di quelle in galleria che oggi pesano sul totale per il 58%.
Crescono le vendite in galleria…
Tra le buone notizie che emergono dal nuovo rapporto Art Basel & UBS, il buon andamento delle vendite in galleria che nel 2019 hanno raggiunto un fatturato stimato attorno ai 36.8 miliardi di dollari, con una crescita del +2% rispetto all’anno precedente.
Ad aver sofferto di più negli ultimi 12 mesi, sono stati i galleristi con un fatturato tra i 500.000$ e il milione di dollari (-9%), mentre quelli nella fascia tra i 250.000$ e i 500.000$ hanno fatto registare una crescita nelle vendide di circa il +17%. Ma in difficoltà sono stati anche gli operatori che lavorano nella fascia fino ai 250.000 $, i fatturati sono calati, in media, del -6%.
Detto questo i dealer intervistati dalla curatrice del rapporto si dicono piuttosto ottimisti per il 2020, con il 42% di loro che è sicuro di un incremento del proprio fatturato e un 30% che, più cautamente, crede nella stabilità. Chissà, però, quale sarà la loro opinione oggi che sul mercato aleggia il fantasma del Coronavirus. Anche perché la situazione che stiamo vivendo non agevola certamente quella ricerca di nuovi acquirenti che, anche per il 2020, si conferma essere la sfida più importante per gli operatori.
La grande attenzione per le questioni di genere, che sta giustamente caratterizzando questi anni, ha portato ad una notevole crescita nella presenza di donne tra gli artisti rappresentati dalle gallerie. Siamo passati dall’8% del 2018 al 44% del 2019. Mentre il fatturato derivante dalla vendita di opere di artista è passato dal 32% al 40% in un solo anno. Speriamo che non sia solo una moda passeggera…
…calano quelle in asta
Se il 2019 ha portato il sorriso sui volti di molti galleristi, non si può certo dire la stessa cosa per il mondo delle aste, che ha chiuso l’anno con un fatturato di appena 24.2 miliardi, facendo registrare un -17% rispetto al 2018. Crescono, invece, confermando un trend già in atto a tempo, le private sale che solo per quanto riguarda Christie’s e Sotheby’s hanno raggiunto un valore di 1.8 miliardi di dollari.
A determinare il calo del mercato delle aste, come già rilevato più volte, sicuramente la mancanza di capolavori super quotati. Non è un caso, infatti, che la vendita di opere con un valore superiore ai 10 milioni abbia fatto registrare una delle sue performance peggiori con un calo del -39% in valore e del -35% in lotti venduti. In lieve flessione anche il segmento delle opere con un valore superiore al milione (-1%).
Difficoltà, infine, per il settore della Post-War and Contemporary art che rimane il più importante del mercato, di cui rappresenta il 53%, ma che fa registrare un calo del -10% sul 2018, fermandosi a un fatturato di 6.1 milioni di dollari. Anche questo figlio di una minor disponibilità di opere iconiche a firma degli artisti più importanti, il cui mercato prosegue in quella che abbiamo definito più volte una “normalizzazione” dei valori che segue i picchi degli anni passati.
Fiere d’arte sempre più importanti
Infine un dato positivo, ma che fa molto riflettere sull’impatto che l’attuale epidemia da coronavirus avrà sul mercato dell’arte, alla luce dei tanti eventi fieristici rimandati o annullati. Le fiere d’arte, infatti, rappresentano un canale di vendita sempre più importante per i galleristi. Tanto che nel 2019 il loro fatturato ha raggiungo nel 2019 i 16.6 miliardi.
E’ attorno all’evento fieristico che si svolge buona parte del commercio delle gallerie, con il 15% delle vendite che avviene prima della fiera (2.5 milioni di dollari); il 64% durante (10.6 milioni) e il 21% dopo (3.5%). Tanto che oggi la percentuale di fatturato che i galleristi realizzano con le fiere d’arte è pari al 45%. 10 anni anni fa si attestava sul 30%.
Flessione nel commercio online d’arte
Infine, qualche difficoltà anche per quanto riguarda il commercio online d’arte che chiude il 2019 perdendo un -2% rispetto all’anno precedente con un fatturato di 5.9 miliardi, pari al 9% del mercato. I canali online si confermano, però, strumenti preziosi per il reperimento di nuovi clienti sia per le gallerie che per le case d’aste.