Vendite crollate del -36% e organici fortemente ridimensionati. Il mondo delle gallerie d’arte fa i conti dei danni dovuti alla crisi economica scatenata dalla pandemia e guarda al futuro con un certo pessimismo. È quanto emerge dal nuovo report targato Art Basel | Ubs: The Impact of COVID-19 on the Gallery Sector. A 2020 mid-year survey.
Curato come di consueto da Clare McAndrew, fondatrice di Arts Economics, il rapporto ci consegna il quadro di un mercato delle gallerie d’arte in grande difficoltà. Tanto che un terzo di esse ha dovuto ridimensionare il proprio staff, licenziando molti dei propri dipendenti. In particolare tra le realtà con un fatturato tra i 250 e i 500.000 dollari dove a perdere il lavoro è stato il 38% degli addetti.
Una misura drastica, dettata dalla necessità di contrastare la crisi generata dal Covid-19 che, rispetto allo stesso periodo del 2019, ha portato ad un calo nelle vendite mediamente del -36% (con picchi del 43%). A soffrire di più, come era prevedibile, le piccole gallerie con un fatturato inferiore ai 500.000 $.
Guardando avanti, la maggior parte delle gallerie si aspetta che le vendite continueranno a diminuire e solo il 21% degli intervistati prevede un aumento degli affari nella seconda metà dell’anno. C’è più ottimismo per il 2021, ma anche in questo caso è solo il 45% delle gallerie a pensare che il prossimo anno farà registrare una crescita delle vendite previste.
Un calo nelle vendite, quello registrato nel primo semestre, solo in parte contenuto dalla crescita del commercio online, passato dal rappresentare il 10% delle vendite nel 2019 al 37% della prima metà del 2020. Incremento trainato principalmente dai grossi player (con un fatturato maggiore di 10 mln $), abitualmente meno dediti alle vendite online ma che in questi mesi hanno quintuplicato i loro affari in rete.
A pesare sui fatturati delle gallerie d’arte anche l’annullamento delle fiere d’arte: nel 2019 da questo canale di vendita era arrivato il 46% delle entrate delle gallerie, nella prima metà del 2020 solo 16%. E anche per la seconda parte dell’anno le previsioni non sembrano essere migliori, con il 91% degli operatori che non ha aspettative positive e solo un terzo che confida nel 2021.
Una perdita, quella dovuta alla mancata di eventi fieristici, parzialmente bilanciata dal risparmio derivato dalla loro cancellazione. Le spese per le fiere d’arte sono, infatti, una delle voci di spesa più importanti nei bilanci delle gallerie, pari in media al 29%. Quest’anno invece, si legge nel Rapporto, le spese si sono dimezzate, come si sono ridotte di oltre un terzo quelle per i viaggi. Una magra consolazione considerato che per la maggioranza delle gallerie la priorità erano proprio le fiere e la possibilità che danno di ampliare la “geografia” dei propri clienti.
Priorità che il Covid-19 ha fatto slittare verso i canali online, il taglio dei costi e il tentativo di mantenere solidi i rapporti con i clienti più importanti. Tanto che dal sondaggio emerge come, sebbene la pandemia abbia distratto molti dei più ricchi collezionisti dalle loro raccolte, questi siano rimasti comunque attivi sul mercato: il 92% ha acquistato un’opera d’arte nei primi sei mesi dell’anno e il 56% di questi ha speso oltre 100.000 $ in arte nel 2020.
Proprio i rapporti consolidati sono stati, peraltro, uno dei driver di scelta fondamentali per i collezionisti più danarosi. Se il 75% di loro ha acquistato arte in una galleria, infatti, il 41% si è rivolto solo ad operatori con cui aveva già fatto affari prima. Di fatto solo un 14% di chi compra arte, in questi mesi, è andato in cerca di nuove gallerie.
Come abbiamo scritto anche prima dell’estate, molte gallerie hanno optato per le cosiddette viewing rooms, spesso ad accesso riservato. Ma questo strumento, usato dalle fiere in versione virtuale, o dalle singole gallerie, non sembrano aver riscosso molto successo: secondo i dati raccolti da Clare McAndrews, infatti, sarebbero state utilizzate da poco più di uno terzo dei collezionisti per acquistare opere d’arte, mentre il 32% ha preferito acquistare direttamente tramite Instagram.
Sempre per quanto riguarda il mercato online, è interessante osservare come la maggior parte (81%) dei collezionisti intervistati ritenga importante, se non addirittura essenziale, conoscere il prezzo delle opere d’arte in vendita.
Infine un dato positivo che fa ben sperare per il futuro. Il 59% dei collezionisti più ricchi, infatti, ha dichiarato che durante i mesi più duri della pandemia ha sentito crescere il suo amore per il collezionismo. Tanto che nonostante le continue restrizioni, la maggior parte di loro (82%) sta già pianificando attivamente viaggi per visitare mostre, fiere d’arte ed eventi nei prossimi 12 mesi; con un 57% di loro che spera di tornare presto a partecipare ad eventi sia a livello locale che internazionale.