Un grande opening party organizzato assieme a Rolling Stone interromperà, stasera (ore 21.00), l’attesa per la seconda edizione di The Others, innovativo progetto espositivo internazionale dedicato all’arte contemporanea emergente che si terrà dal 9 all’11 novembre all’interno dell’ex edificio carcerario de Le Nuove a Torino. Nell’occasione sarà consegnato il premio Premio Rolling Stone e sarà selezionato anche l’artista che parteciperà alla prossima edizione della BJCEM – Biennale des Jeunes Créateurs de l’Europe et de la Méditerranée. L’opening party di The Others sarà caratterizzato da due dj set – Fabio De Luca di Rolling Stone e The Ambassador – e dalla performance Hush Hush di Christopher Kline artista newyorkese presentato a The Others dalla galleria Grimmuseum di Berlino. Una commistione di arte emergente, immagini digitali e musica che è preludio ideale al progetto The Others che quest’anno punta, tra gli altri, ad attirare l’attenzione dei giovani collezionisti con il concorso La mia prima volta. Ma ecco come Cristina Araimo, Project Manager dell’evento, ha raccontato a Collezione da Tiffany le novità e il significato dell’edizione 2012 di questa manifestazione.
Nicola Maggi: TheOthers… anche nell’arte contemporanea i giovani sono “gli altri”?
Cristina Araimo : «Gli “altri” sono i giovani ma non solo. The Others è nata con l’intento di dare voce e visibilità a coloro che lavorano e si impegnano quotidianamente nella produzione dell’arte contemporanea ma che raramente hanno occasioni per presentare al grande pubblico il proprio lavoro: gallerie giovanissime ma anche collettivi di artisti, premi per l’arte, istituzioni che solitamente non hanno accesso a eventi di promozione dell’arte. Gli “altri” sono anche le oltre 13.000 persone che lo scorso anno hanno visitato la manifestazione spinte dal desiderio di avvicinarsi all’arte con uno spirito nuovo, appassionati di tutte le età , mossi dal desiderio della scoperta di voci fuori dal coro, potenziali astri nascenti. “Gli altri” non è un termine che indica esclusione anzi, è un invito all’incontro con “gli altri”, evoca scoperta, conoscenza, quindi crescita. The Others è un virus che intende contagiare il sistema, abbattere le distanze siderali che sempre più allontanano l’arte contemporanea dal pubblico, soprattutto quello più giovane».
N.M.: In questo senso anche la sede dell’evento sembra essere decisamente simbolica…
C.A.: «Portare l’arte contemporanea, i giovani – artisti e fruitori – in una struttura che un tempo fu un carcere è certamente un’affermazione di libertà e un modo per ricordare che cambiare le regole del gioco è possibile. In un momento di profonda crisi economica come quello che stiamo attraversando, e che condiziona profondamente anche il sistema dell’arte, l’innovazione è un’azione necessaria, probabilmente l’unica via percorribile. Proporre un carcere come sede espositiva ha stimolato la creatività e l’immaginazione con risultati molto soddisfacenti. Lo scorso anno l’artista Marco Bernardi ha vinto il premio/residenza BasicNet con l’opera site specific Italietta con allodole: un lavoro ideato per ricordare i 150 anni dell’Unità d’Italia celebrati lo scorso anno e che traeva ispirazione dalla figura rivoluzionaria di Giuseppe Mazzini. Anche quest’anno gli artisti hanno lavorato con molto impegno interpretando gli spazi espositivi con grande consapevolezza ed entusiasmo. Gli appassionati troveranno nelle celle de Le Nuove sorprese interessanti e artisti su cui varrà la pena investire».
N.M.: Che cosa si dovrebbe fare, nel nostro paese, per promuovere gli artisti emergenti?
C.A.: «L’Italia era e dovrebbe tornare ad essere una Repubblica fondata sull’arte e sulla bellezza. Ma l’industria dell’arte, come ogni altro settore produttivo, necessita di investimenti, programmazione, ricerca, valorizzazione delle nuove generazioni. Un giovane artista deve innanzitutto confrontarsi con professionisti quali curatori, critici, galleristi, direttori di museo, persone capaci di intercettare il talento e di valorizzarlo, di indicare percorsi di ricerca e sperimentazione, per giungere infine alla produzione dei lavori e alla loro divulgazione sul territorio nazionale e auspicabilmente all’estero. Formazione, ricerca, programmazione, produzione, sono azioni che non rientrano ad oggi nella programmazione delle pubbliche istituzioni a favore degli artisti più giovani. The Others in questo senso rappresenta un tentativo ambizioso di offrire ad un numero più ampio possibile di artisti queste opportunità, catalizzare esperienze e favorire incontri tra tutti gli attori più giovani del sistema».
N.M.: Ancora pochi giorni e la seconda edizione di The Others prenderà il via. Cosa troveremo a Le Nuove?
C.A.: «La prossima edizione di The Others presenterà circa 50 espositori tra gallerie, collettivi, premi per l’arte e istituzioni con interessanti presenze internazionali da Berlino, Basilea, Rejikiavik, Parigi, Londra, Nizza, Lugano. Tra gli espositori “altri” presenteremo alcuni interessanti lavori degli artisti della BJCEM – Biennale des Jeunes Créateurs de l’Europe et de la Méditerranée. La Biennale partecipa in qualità di espositore e selezionerà a The Others un artista da inserire nella sua 16° edizione che si terrà ad Ancona nel 2013. Ma The Others è anche una piattaforma di sperimentazione per esplorare le connessioni che sempre più avvicinano le arti visive ad “altre” discipline quali musica, nuove tecnologie, teatro, letteratura. Una sperimentazione in cui coinvolgeremo il più possibile il pubblico che sarà presente alla manifestazione. L’affascinante Teatro delle Carceri ospiterà un fitto calendario di performance, reading, proiezioni, musica dal vivo. Due gli appuntamenti di punta del calendario. Venerdì 9 Il Teatro Valle Occupato presenterà una performance dal titolo Tutto il nostro folle amore. Seconda indagine: un lavoro ispirato ai Comizi d’Amore di Pier Paolo Pasolini, un modo per dialogare con il pubblico d’arte e bellezza in tempi di crisi. Sabato sera, invece, sarà la volta di Abstract Journes, una performance video musicale in cui il musicista e dj Alessio Bertallot, esperto di musica elettronica e dance alternativa, proporrà una sua interpretazione sonora dell’opera di Marco Cadioli, net-artist che in diretta elabora e riconfigura le immagini di Google Earth in nuove terre immaginarie. Un viaggio per indagare le virtuose connessioni tra musica e immagini digitali».
N.M.: Tra le tante novità anche un concorso per “promuovere” nuovi collezionisti… come vi è venuta in mente questa idea?
C.A.: «L’idea del concorso La mia prima volta è nata perché sostenere l’arte vuol dire anche educare le nuove generazioni al collezionismo. E’ un dato di fatto che i collezionisti d’arte siano prevalentemente persone over 50; i più giovani – per limiti economici ma non solo – raramente sono educati a considerare le opere d’arte tra le proprie scelte d’acquisto. Questo dato, ne siamo convinti, deriva non solo da un limite economico ma anche e prevalentemente culturale. I giovani e giovanissimi sono consumatori di nuove tecnologie, viaggi e abbigliamento con budget talvolta anche elevati. Farli appassionare all’arte contemporanea al punto che possano prendere in considerazione l’acquisto di un’opera d’arte è il nostro obiettivo. Per questa ragione creiamo un contesto e un programma che possano intrigare i più giovani, renderli partecipi di un sistema con cui entrare in relazione. La mia prima volta è un concorso che consentirà ad una persona del pubblico, di età compresa tra i 18 e 35 anni, di acquisire la sua prima opera d’arte e dare così inizio ad una personale collezione privata».