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8 marzo: quattro artisti contro la violenza sulle donne

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L’8 marzo si avvicina. Se state pensando ad un modo diverso per celebrare la Festa della Donna, perché non organizzare una bella gita con la vostra compagna? Magari all’insegna dell’arte? Le previsioni meteo segnano cieli azzurri già a partire da mercoledì prossimo e un fine settimana in Alto Adige non è male. Meta: la Galleria Civica di Bolzano dove, proprio sabato prossimo, aprirà i battenti “Cose da Uomini”, a cura di Susanna Sara Mandice. Una mostra unica nel suo genere, che vede quattro giovani artisti, tutti rigorosamente maschi, mettere in gioco la propria sensibilità per affrontare un tema di stringente attualità: quello della violenza contro le donne.

 

La violenza sulle donne nelle opere di 4 artisti

 

Le nostre donne meritano di più di uno striminzito rametto di mimosa e la Galleria Civica di Bolzano ci offre una buona occasione. In mostra, dall’8 marzo al 4 maggio, i lavori di Gianni Moretti, Benno Steinegger, Benjamin Tomasi, Cosimo Veneziano: giovani artisti tra i più significativi del panorama nazionale, con curricola internazionali, che interpretano l’oggi privilegiando i differenti media delle contemporaneità: video, fotografia, installazioni, performance e suono.

Non un semplice esercizio di stile, ma un impegno in prima persona. E’ questo che sta dietro le creazioni dei quattro artisti che, prima di realizzare i propri lavori – tutti rigorosamente [glossary_exclude]site specific[/glossary_exclude] –, hanno partecipato ad una residenza di un mese, durante la quale hanno incontrato operatori sociali, professionisti, esperti di politiche pubbliche e studi di genere impegnati ogni giorno nel contrasto alla violenza e nelle attività di educazione e prevenzione.

 

Un percorso di ricerca faticoso. I quattro giovani sono usciti segnati nel proprio animo da questa full immersion inusuale in un tema che troppo spesso, noi uomini, derubrichiamo a mero fatto di cronaca. Indignandoci sul momento, ma vivendolo come evento lontano dalla nostra “normalità” quotidiana. Eppure, il 70% di queste violenze avviene proprio tra le mura domestiche.

Il risultato: una mostra in cui l’arte contemporanea riscopre il suo ruolo sociale e si mette al servizio della collettività, cercando di contribuire alla nascita di una cittadinanza attiva, consapevole e partecipe. Poche le anticipazioni che si possono dare: gli artisti sono ancora al lavoro tra emozioni contrastanti e la necessità impellente di concretizzarle in opere che riescano a stimolare nel visitatore riflessioni individuali e sociali; a mettere in discussione ruoli e stereotipi, per ripensarci in un’ottica di genere.

Gianni Moretti (1978), già vincitore del premio SetUp 2013 con La Bell’ra – che affrontava un tema analogo -, sta lavorando ad un’opera delicatissima, composta da foto stampate su carta velina e incentrata sulla cancellazione dell’identità femminile nelle donne vittime di violenza.

Nella video [glossary_exclude]installazione[/glossary_exclude] che sta preparando, Benno Steinegger (1980) si mette in relazione con il diario di una donna che ha vissuto l’esperienza della violenza e, attraverso un processo di identificazione/sovrapposizione, mette in dubbio il modello culturale che sta alla base della nostra società, affermando la necessità di una ridefinizione dell’identità maschile per affrontare i conflitti di genere. L’opera a cui sta lavorando Cosimo Veneziano (1983) è, invece, lo story board di un futuro Docufilm sui riti e gli archetipi su cui si è modellato quel mondo che, ancora oggi, è fortemente maschilista.

Infine, Benjamin Tomasi (1978), che presenterà in mostra una [glossary_exclude]installazione[/glossary_exclude] suddivisa in due parti – una sonora e una visiva – che, partendo dalla definizione di violenza contro le donne data dalla World Health Organizationpone l’accento su come stereotipi e ignoranza nascondano le realtà di questo fenomeno che  riguarda tutti noi, ma di cui sappiamo, in realtà, pochissimo. Chi vuole capire deve porsi delle domande, mettersi in gioco, approfondire, cercare, conoscere.

 

8 marzo: il vero significato della Festa delle Donne

 

In un’Italia un po’ troppo incline a commercializzare ogni ricorrenza, è forse giunto il momento di non accontentarsi più di un semplice mazzolino di mimose per ricordare alle nostre compagne quanto siano importanti per noi e per la società in cui viviamo. E’ l’ora di mettersi in gioco e riscoprire il vero senso di quella che, ufficialmente, si chiama Giornata internazionale della donna e che nasce per riconoscere «gli sforzi della donna in favore della pace e la necessità della loro piena e paritaria partecipazione alla vita civile e sociale». Così recita il testo dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che l’ha istituita ufficialmente nel 1977.

Allora, facciamo in modo che l’8 marzo e la Festa della Donna diventino veramente Cose da Uomini perché, come ha dichiarato, qualche tempo fa all’Huffington Post, Linda Laura Sabbadini, Direttore del Dipartimento delle Statistiche Sociali e Ambientali dell’ISTAT: «Un Paese democratico non può tollerare che dieci milioni di cittadine siano vittime di violenza, sia essa psicologica, fisica e sessuale».

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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