A dire il vero erano almeno due anni che pensavo di fare un salto a Mercanteinfiera (Parma, 27 febbraio — 6 marzo). Da quando me ne aveva parlato Fabio Castelli che qui è ormai di casa, ma che ha iniziato a frequentare l’appuntamento parmigiano molto tempo fa per cercare delle belle cornici con cui impreziosire ancor di più la sua collezione di fotografia. Quando mi è stato proposto di partecipare ad un Press tour in fiera ho quindi colto la palla al balzo e devo dire che la visita mi ha veramente sorpreso. Quella che pensavo fosse solo una “cittadella” dell’antiquariato e del vintage si è rivelata, infatti, un vero e proprio hub ricco di suggestioni e di stimoli creativi sia per gli habitué di questo evento, siano essi collezionisti, architetti o semplici appassionati, ma anche per chi, come me, si occupa di arte contemporanea.
Il contemporaneo tra gli stand
Da oltre trent’anni Mercanteinfiera è il punto di riferimento, in Italia, per chi colleziona o è appassionato di oggetti vintage e antiquariato. Apparentemente niente di più lontano dal mondo del collezionismo d’arte contemporanea. Ma l’apparenza, come spesso accade, inganna. Girellando tra gli stand della fiera parmigiana, infatti, non sono pochi gli operatori che offrono opere di artisti contemporanei. Spesso si tratta di lavori minori di maestri storici o di artisti quasi dimenticati, ma si possono trovare anche opere di un certo pregio a prezzi, tutto sommato, adatti a chi ama l’arte, ma ha a disposizione budget limitati. E il caso, ad esempio, di un’opera di Luigi Magnani in cui mi sono imbattuto nello stand di Lodi Arte (E35). Le opere di Magnani sono abbastanza rare sul mercato e quella proposta è un bell’esempio di come questo artista fosse animato dalla volontà di inventare uno spazio dinamico a partire da forme statiche, di creare il movimento attraverso forme spezzate aggregate e curve continue. Come se non bastasse, quest’opera è in buona compagnia e abbassando lo sguardo mi trovo davanti un lavoro di Giuseppe Chiari. Ma questo è solo uno degli esempi che vi potrei fare. Poco più in là, infatti, nello stand di Franco Baroni (H36) ecco che tra mobili d’epoca campeggiano un multiplo di Warhol e una tela di Mario Schifano.
Ancora Schifano, assieme a Ceroli e Pistoletto, lo ritrovo anche nello spazio di Monica Barbi (C 59). Piccole cose, magari, ma tutte accompagnate dai vari documenti necessari. In primis l’autentica. Il gioco comincia a piacermi e lo sguardo si fa sempre più attento, incuriosito da questa contaminazione tra antico e contemporaneo che, peraltro, crea strani e piacevoli contrasti. Come nel caso di un dipinto di Arturo Vermi che trovo in “dialogo” con un piccolo busto antico nello stand dell’Angelo d’Oro Gioielli e Antiquariato (D 06). Vermi, assieme ad Agostino Ferrari, è stato esponente di spicco di quello che fu il cosiddetto Gruppo del Cenobio composto anche da Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga. Quella del Cenobio fu un’esperienza tanto breve quanto significativa per la scena artistica milanese. Durata poco più di un anno, l’avventura artistica di questo gruppo nacque, infatti, dall’esigenza di opporsi, da un lato, all’imperante Informale, il cui apice creativo si stava via via esaurendo, e, dall’altro, alla incipiente invasione della cultura d’oltreoceano, segnando in questo modo l’inizio di una stagione di grandi cambiamenti.
Qua e là sbucano, tra tavoli di design e tele settecentesche, dei disegni di Mario Sironi, qualche piccolo lavoro su carta di Renato Guttuso passato dalla vecchia Finarte – come sembra raccontare il timbro sul retro. Mentre da un importante collezione modenese arriva la serie di dipinti esposti nello stand E06 di Antichità e Modernariato. «Dopo la scomparsa del collezionista – mi spiega il venditore – gli eredi si sono tenuti i quadri più importanti e hanno messo in vendita le opere minori. Si tratta di artisti oggi un po’ dimenticati, ma ci sono anche due lavori di Hiromi Masuada che ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 2005 e nel 2007». Tutte opere acquistate, a suo tempo, in gallerie importanti, come la Galleria Marconi, e oggi lì in attesa di una nuova “vita”. Come ad una “nuova vita” aspira la piccola scultura di Capogrossi posizionata su un tavolo d’epoca nello stand di Goldin Emanuele (L 26).
Da Felice Maggio (L 17), invece, appoggiata da una parte ci sono una tela di Crippa e due lavori su carta di Spagnuolo in compagnia di un olio di Gianni Dova, una piccola testa lignea di Cassinari, una serie di oggetti di design di Enzo Mari e delle ceramiche di Scanavino. E se la Galleria Collezionando (E 26) ha sulle sue pareti dei piccoli lavori di Gianni Colombo, il pezzo forse più interessante è il Tano Festa che campeggia nello stand di Gabriele Chierici (H 17) con dedica dell’artista al collezionista che l’ha posseduto fino a questo momento.
Il cammino prosegue tra carte di De Pisis, Carena, Maccari e Mirò. Un Notturno di Oscar Ghiglia fa capolino in un angolo e qua e là si trovano anche piccole cose di Emilio Vedova. Certo il dubbio sull’autenticità di alcuni di questi lavori sorge spontaneo. Non tutti gli operatori, infatti, si occupano di arte e in molti mi dicono, molto onestamente, che sono opere che hanno preso in blocco insieme ad altri mobili e suppellettili. E alcuni non sanno neanche di che artista si tratti. Mercanteinfiera, però, è ben organizzata è offre gratuitamente due servizi di perizia che possono ridurre al minimo i rischi. Il primo si chiama l’Esperto Risponde e permette, in caso di dubbio, di visionare l’opera o l’oggetto che interessa in compagnia di un perito specializzato che, rigorosamente prima dell’acquisto e in modo molto discreto, fa un’indagine preliminare per darvi un parere “spassionato”. Il secondo, invece, è InformArte, servizio gratuito di expertise e diagnostica offerto dallo Studio Peritale Rosati Verdi Demma a tutti i visitatori di Mercanteinfiera e che dà la possibilità, se il venditore è d’accordo, di fare una prima analisi non invasiva dell’opera (ad esempio una perizia calligrafica della firma) oltre ad un controllo della veridicità della documentazione che l’accompagna.
Le collaterali: da Sironi alla Fotografia, passando per MP5
Caccia al tesoro a parte, l’edizione primaverile di Mercanteinfiera offre anche altre aperture al contemporaneo. E questo, in particolare, grazie ai tre eventi collaterali allestiti nel pad. 3: la mostra Mario Sironi: illustrazione, pittura, grande decorazione che mette insieme circa 90 opere del grande artista italiano; Parma 360 on view che, attraverso una serie di opere di artisti contemporanei come Pistoletto o la street artist MP5, anticipa i temi portanti del Festival sull’arte creativa, in programma a Parma dal 2 aprile al 15 maggio. Fino ad arrivare a Sole o accompagnate che ci riporta a Fabio Castelli, autore di questa mostra fotografica decisamente particolare, che ci conduce alla scoperta dell’aspetto progettuale della fotografia.
L’allestimento, infatti, ci permette di “camminare” attraverso i portfolio di 13 artisti — da Franco Fontana a Nan Goldin, passando per Luigi Veronesi — per scoprire la sequenza narrativa originale a cui appartengono molti scatti e guidarci alla corretta comprensione del lavoro di ciascun autore. In una prima sala saranno, infatti, esposte 13 immagini originali — una per ciascun fotografo — mentre nella seconda, le copie delle stesse saranno reinserite nel loro contesto originale, ossia il portfolio da cui provengono. Un artificio solo apparente e che svela anche ai non addetti ai lavori, quel “percorso” processuale e relazionale attraverso il quale si sviluppa il lavoro fotografico. Percorso che, inserito all’interno di Mercanteinfiera, diviene quasi metafora dello stesso collezionare nel suo unire passione per la scoperta e capacità di creare sempre nuove possibilità di lettura e fruizione della propria raccolta.