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Mostre febbraio 2017: 10 appuntamenti da non perdere

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Agenda fitta di appuntamenti per tutti gli amanti dell’arte. Tantissime le mostre che inaugurano nelle gallerie italiane in questi giorni e fare una selezione è stato forse più difficile del solito. Alla fine, però, ne abbiamo messe insieme 10 che, a nostro avviso, dovreste proprio vedere. La prima, cui dedichiamo la “copertina” di questo articolo, è la tri-personale di Leila Alaoui, Kader Attia e Nedko Solakov che, a partire da sabato 18 febbraio 2017, ospiterà la Galleria Continua nella sua sede di San Gimignano.  Fotografa documentaristica di formazione, l’artista franco-marocchina Leila Alaoui si dedica anche al video, che la interessa per la sua “capacità di esplorare i confini dei tradizionali racconti storici evitando al contempo gli stereotipi e la vittimizzazione”. Più che rendere i suoi soggetti protagonisti solo per il tempo dello scatto di una fotografia, Leila condivide le loro storie”. Kader Attia, classe 1970, vincitore del Premio Duchamp 2016 è considerato uno degli artisti più influenti della sua generazione fin dalla sua presentazione all’ultima Documenta. Segnato da un’eterogenea formazione culturale, Attia ha sviluppato un linguaggio artistico che si nutre delle sue origini nord-africane, della sua nascita e formazione in Francia e della sua condizione cosmopolita di artista contemporaneo. Tipica della sua poetica è la riflessione sui temi della riappropriazione culturale e dell’ibridazione di oggetti, rimandi ed esperienze di contesti storici e geografici diversi. Nelle sue ricerche artistiche Kader Attia unisce i fenomeni di diverse epoche e culture in un panorama più ampio che gli permette di illuminare e interpretare in maniera diversa il nostro presente. Per gli spazi di Continua realizza un nuovo progetto espositivo. Le opere di Nedko Solakov sono concettuali, argute, ironiche e radicali. L’artista fonda le sue basi con il disegno, ma prima del disegno mette alla base il pensiero, in particolare il pensiero narrativo, Solakov è un narratore, pensa e agisce da narratore, è insito in lui il bisogno di raccontare storie non lineari, multi-direzionali e a volte intrecciate in una fitta rete. Tra gli artisti più noti internazionalmente dalla fine degli anni Novanta, in occasione della nuova personale a San Gimignano, presenta un nuovo gruppo di lavori. Ma ecco le altre 9 mostre che abbiamo selezionato per voi:

 

Horiki Katsutomi – Anatomia dell’inquietudine

Raffaella De Chirico Arte Contemporanea – Torino

Horiki Katsutomi, Ulisse, 2002. Cm 151x201. Courtesy: Raffaella De Chirico Arte Contemporanea
Horiki Katsutomi, Ulisse, 2002. Cm 151×201. Courtesy: Raffaella De Chirico Arte Contemporanea

Il 20 febbraio prossimo a Torino, la galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea, inaugura Anatomia dell’inquietudine, mostra personale dell’artista giapponese Horiki Katsutomi (Tokio, 1929), con lavori del ciclo di opere dedicato ad Ulisse e all’Odissea. Come scrive Alessandro Beluardo, «la ricerca di Horiki diventa indispensabile per arrivare alla conoscenza del mondo e di se stesso. Una ricerca che sembra non avere mai fine, come si evince dai caratteri dei suoi dipinti: una narrazione e riflessione infinite e atemporali. Quello di Horiki, come quello di Ulisse, e’ un viaggio continuo verso un luogo magico. Guardando i suoi lavori, pero’, si ha la sensazione che l’artista sia riuscito a raggiungere quel luogo mitico proprio sulla tela utilizzando un linguaggio che unisce letteratura e segno in un fluire infinito del colore. Piu’ che un pittore e’ un poeta della pittura».  La mostra si compone di una decina di lavori su tela ed alcune carte realizzate negli anni ’70; l’esposizione dei lavori su carta sarà anche l’occasione per aprire al pubblico un nuovo spazio della galleria De Chirico, sempre nell’interno cortile di via della Rocca, 19 che (ad eccezione della mostra di Katsutomi), sarà  la project room dedicata ad artisti emergenti.

 

Mark Francis /Alexis Harding – The extended field

Luca Tommasi Arte Contemporanea – Milano

Alexis Harding, Grid Painting (dyptich), 2004. Cm 77x101,6. Oil and gloss on MDF. Courtesy: Luca Tommasi Arte Contemporanea
Alexis Harding, Grid Painting (dyptich), 2004. Cm 77×101,6. Oil and gloss on MDF. Courtesy: Luca Tommasi Arte Contemporanea

La galleria Luca Tommasi Arte Contemporanea, inaugura giovedì prossimio la mostra The extended field che fino  al 25 marzo vedrà confrontarsi, presso gli spazi della galleria in Via Tadino 15 a Milano, le pitture astratte degli artisti britannici Mark Francis (n. 1962) e Alexis Harding (n. 1974). In mostra una decina di opere di grandi e medie dimensioni di recente creazione, dalle caratteristiche cromie accese e superfici smaltate. Trait d’union della mostra è il tema del reticolo, presente con modalità diverse nelle opere di entrambi, e la sua valenza di “campo esteso”, così come lo definisce l’artista e saggista Christopher Bucklow che, nel catalogo della mostra, intervista gli artisti sul tema. Reticolo che in Francis diviene la struttura in cui far risiedere le idee di ordine e caos, mentre nel più giovane Harding la griglia, usata come un’armatura con l’obiettivo di permettere al mondo e alle idee di entrare nei dipinti, arriva al suo dissolvimento o, forse più radicalmente, alla sua completa rottura.

 

Clara Brörmann – Horizonte

Federica Schiavo Gallery – Milano

Clara Broermann Horizonte, 2017. Installation View, Room 1. Foto: Andrea Rossetti. Courtesy: Federica Schiavo Gallery.
Clara Broermann, Horizonte, 2017. Installation View, Room 1. Foto: Andrea Rossetti. Courtesy: Federica Schiavo Gallery.

L’opera della pittrice tedesca Clara Brörmann è la protagonista della personale Horizonte, attualmente in corso negli spazi della Federica Schiavo Gallery di Milano e che riunisce una selezione di nuove tele dipinte in modo stratificato, in un’esplorazione di gesti, colori e forme. Intricati nella loro costruzione e condensati nella loro temporalità, i dipinti della Brörmann oscillano tra composizione e coincidenza, in una fusione di supporto e immagine. Attraverso la stratificazione e la distruzione di forme grafiche e geometriche, l’artista costruisce un equilibrio tra composizione coerente e gesto distruttivo: le prime fasi del dipinto affiorano in superficie rendendo possibile a nuove forme di emergere. I numerosi passaggi nel processo pittorico generano una simultaneità spaziale e temporale in cui lo spettatore è libero di introdursi alla ricerca di una personale interpretazione capace di collocare le forme astratte in un contesto familiare. Ciò appare in modo evidente nelle opere in mostra della serie Horizonte Spiegelachsenbild, dove la relazione simmetrica tra le due tele, o tra tela e lastra in metallo riflettente, evoca una dimensione spaziale, un sentimento universale innescato da un processo visivo.

 

Jenny Brosinski / Patric Sandri / Struan Teague – Iconic

Federico Rui Arte Contemporanea – Milano

JENNY BROSINSKI, Well, i somehow slowly know you, 2016 oil, coal, olive oil, dirt on canvas, cm 95 x 80. Courtesy: Federico Rui Arte Contemporanea.
JENNY BROSINSKI, Well, i somehow slowly know you, 2016
oil, coal, olive oil, dirt on canvas, cm 95 x 80. Courtesy: Federico Rui Arte Contemporanea.

Giovedi 9 febbraio si inaugura presso Federico Rui Arte Contemporanea la collettiva Iconic, con lavori di Jenny Brosinski, Patric Sandri e Struan Teague. In mostra verranno esposte dodici opere realizzate appositamente per questa esposizione che affianca tre tra i più promettenti giovani artisti europei che, nel loro lavoro, superano la pittura con la pittura stessa, non abbandonandola e rinnegandola, ma trovando nuove forme espressive che strizzano l’occhio all’informale e all’astratto. Così nelle opere di Struan Teague (n. 1991) assistiamo ad una pittura che accosta materiali diversi: gesso, olio, polvere, sporco e stampe sono riportate su tele grezze o cucite. Una ricerca che dimentica la forma delle cose ma ne restituisce l’essenza e il suo passaggio, un disordine che è in cerca del proprio equilibrio. Allo stesso modo, Jenny Brosinski (n. 1984) combina diversi materiali per lasciare le tracce e i segni del tempo. Mentre Patric Sandri (n. 1979) lavora su un concetto di percezione visiva unendo scultura e pittura. L’immagine non esiste, esiste la sua apparenza, che viene realizzata dipingendo solamente colori primari direttamente sul telaio. La trasparenza della tela ci permette di intuire la presenza senza che questa sia svelata completamente.

 

Kaori Miyayama / Pierpaolo Curti / Francesco Arecco – Istante Gesto Vibrazione

La Gattafame Art Gallery – Bernareggio (MB)

Francesco Arecco, 'Omphalos, 2017, obéché e abete rosso di risonanza, cm. 60x50x83. Courtesy: La Gattafame Art Gallery
Francesco Arecco, ‘Omphalos, 2017, obéché e abete rosso di risonanza, cm. 60x50x83. Courtesy: La Gattafame Art Gallery

L’estetica del vuoto è il tema attorno a cui ruotano le opere della giapponese Kaori Miyayama, del lodigiano Pierpaolo Curti e del piemontese Francesco Arecco, protagonisti di Istante Gesto Vibrazione, la mostra che inaugurerà venerdì 10 febbraio prossimo, presso La Gattafame Art Gallery di Bernareggio (MB).Vuoto che non ha a che vedere con il concetto di “nulla”, anzi.Lo spazio vuoto del conoscibile è per questi artisti un permanente polo d’attrazione, che va goduto così com’è, senza colmarlo subito. L’atto stesso di fare arte (come azione resiliente) e la “pratica del vuoto” sono motivo di arricchimento personale e di un più profondo rapporto con la natura, le cose, le persone. Nella ricerca artistica di Miyayama lo spazio vuoto nelle sue installazioni di fili e tessuti, è anche dimensione temporale, istante. Mentre nelle architetture e nei paesaggi vuoti di Curti i grandi assenti siamo “noi” che, come in una soggettiva cinematografica, guardiamo al di là della tela. Infine, a far agire il vuoto è la prerogativa delle opere di Arecco, in gran parte realizzate con legni di liuteria.   Lo spazio interno delle sue opere – sgombro – è tale per poter accogliere altro da sé, che lo faccia vibrare, rendendolo così evidente.

 

Walled Gardens in an Insane Eden

z2o Galleria Sara Zanin – Roma

Rhys Coren Midnight Marching, 2017, spray paint, acrylic, pencil on board, 75x75cm, courtesy: z2o  Sara Zanin Gallery and the artist, photo credits: Sebastiano Luciano
Rhys Coren Midnight Marching, 2017, spray paint, acrylic, pencil on board, 75x75cm, courtesy: z2o Sara Zanin Gallery and the artist, photo credits: Sebastiano Luciano

Dal 9 febbraio prossimo, la romana z2o Galleria Sara Zanin, presenta Walled Gardens in an Insane Eden. La mostra, curata da Marcelle Joseph, in linea con l’umore prevalente nel 2016 e dovuto alla perdita assoluta delle certezze politiche in Europa presenta le opere di sette artisti residenti a Londra, alcuni per la prima volta esposti a Roma: Rebecca Ackroyd, Gabriella Boyd, Rhys Coren, Kira Freije, Marie Jacotey, Florence Peake, Zadie Xa. Appropriandosi di una frase de Il mondo sommerso, primo romanzo di fantascienza di J.G. Ballard e racconto distopico ambientato a Londra, Walled Gardens in an Insane Eden ritrae il mondo in cui viviamo oggi: sull’orlo del collasso, ma pieno di speranza per un futuro meno fragile. Alcune delle opere raccolte per questa mostra possono essere intese come espressione di scetticismo, come nei casi di Marie Jacotey e di Gabriella Boyd. Oppure, gli spettatori possono cercare il lato positivo nel lavoro di Rhys Coren, una nuvola fumettistica dipinta e intagliata, o essere affascinati dalle fiamme nel lavoro tessile di Zadie Xa, simbolo di magia ed epurazione nel suo lavoro che si ispira alla tradizione sciamanica della Corea del Sud. Mentre la perfomer Florence Peake apre una finestra sull’arte come terapia. Fino a spingere il visitatore ad  addentrarsi in un vero e proprio labirinto scultoreo che sarà allestito nell’ultima sala della galleria; una giungla urbana popolata da parti del corpo e sagome, piccole e grandi, di materiali e colori diversi, dove coesistono armoniosamente i lavori di Rebecca Ackroyd, Kira Freije e Florence Peake.

 

Boundary Issues

1/9unosunove – Roma

Simon Callery, Foot - Neck Wallspine, 2012 - 2013, Courtesy of the artist and FOLD Gallery
Simon Callery, Foot – Neck Wallspine, 2012 – 2013, Courtesy of the artist and FOLD Gallery

Mercoledì 1° febbraio ha aperto a Roma, presso la 1/9unosunove, la mostra collettiva Boundary Issues che indaga il concetto di “confine” attraverso i lavori di una particolare generazione di artisti, nati tra il 1950 e il 1965, che hanno spinto la loro ricerca ai limiti del minimalismo pittorico ripensando il rapporto dell’opera con lo spazio e l’effetto che l’ambiente ha su di essa e, al tempo stesso, esplorando la materialità e il carattere plastico della superficie pittorica. Simon Callery, che esplora le qualità fisiche della pittura come modo per riflettere e rispecchiare l’esperienza materiale del paesaggio e dello spazio circostante; Maria Morganti, la cui pratica si basa sull’esperienza del colore inteso come entità fisica, come traccia del tempo e dell’esistenza; Paolo Parisi, che pratica l’astrazione pittorica per riflettere sui meccanismi della visione e realizza monocromi per creare un’esperienza fisica trasformando la dimensione architettonica e stabilendo nuove relazioni tra contenuto e contenitore; Marco Tirelli, che attraverso le sue opere crea un’ambiguità tra illusione e realtà e indagano il concetto di confine nelle sue diverse accezioni, e Gerwald Rockenschaub, artista associato alla tendenza Neo-Geo, abbreviazione di neo geometric conceptualism, termine nato per definire il lavoro di diversi artisti che condannavano il modernismo e la civiltà tecnologica contemporanea.

 

Miaz Brothers – Hazy state of affairs

Wunderkammern – Milano

Miaz Brothers, Old Man 01, 2016. Acrylics on canvas. Courtesy: Wunderkammern Milano
Miaz Brothers, Old Man 01, 2016. Acrylics on canvas. Courtesy: Wunderkammern Milano

Wunderkammern Milano inizio la sua nuova stagione espositiva presentando, dal 16 febbraio prossimo,  Hazy state of affairs, la mostra personale del duo italiano Miaz Brothers. Vincitori del prestigioso 5° Premio Arte Laguna sezione Pittura nel 2011 e dell’Amposta Museum of Contemporary Art International Biennial Prize nel 2010, i Miaz Brothers sono oggi celebri per il loro approccio innovativo e originale al ritratto: attraverso un uso sapiente degli acrilici producono opere enigmatiche ed evocative, nelle quali la rappresentazione appare completamente sfocata. Stimolando associazioni mnemoniche e personali nella mente dell’osservatore, il loro lavoro aspira ad attivare la nostra percezione visiva e cognitiva.  Con la mostra personale Hazy state of affairs, le loro opere divengono metafora dello stato della società contemporanea in cui la verità degli eventi è offuscata ed alterata e resta impossibile da comprendere. L’estetica dei Miaz Brothers costruisce le sue fondamenta sui meccanismi dell’interpretazione. Essa attua un cortocircuito tra realtà ed immaginazione, certezza e dubbio. Si è attratti dalle delicate ed eteree sfumature di colore, e si è allo stesso tempo invitati a prendere distanza dal dipinto per sintetizzare l’immagine. Non esistono linee che delimitano il soggetto, né sono riconoscibili i dettagli tipici della ritrattistica. Le opere sono simultaneamente astratte e figurative e l’osservatore è costretto ad interpretare in maniera soggettiva l’immagine di una verità sfocata.

 

Cosimo Veneziano – Petrolio/Appunti

Galleria Alberto Peola e MEF Museo Ettore Fico – Torino

Cosimo Veneziano, Giorni di un futuro passato , 2017, carboncino su tela, 100x200 cm. Courtesy: Alberto Peola.
Cosimo Veneziano, Giorni di un futuro passato , 2017, carboncino su tela, 100×200 cm. Courtesy: Alberto Peola.

La galleria Alberto Peola e il MEF Museo Ettore Fico, ospitano dal 10 febbraio prossimo, Petrolio / Appunti, la seconda mostra personale di Cosimo Veneziano (n. 1983). Le opere inedite presentate concludono la ricerca di Cosimo Veneziano sul ruolo della scultura nello spazio pubblico nella società contemporanea, e sul valore iconografico e simbolico che le immagini assumono nel processo di creazione della propaganda politica. In particolare il suo interesse si rivolge al processo di selezione  di fatti e personaggi e scarto di altri, che viene messo in atto nella costruzione di un’iconografia da parte di una comunità, prima che il simbolo sia collocato nello spazio pubblico, fisico o virtuale. In mostra due opere della serie Petrolio e un gruppo di sculture in ceramica dal titolo Membrana, composto da riproduzioni di parti di statue greche e romane sulle quali Veneziano ha operato una deformazione attraverso un processo di stratificazione materica, contrapponendo l’originaria fisionomia frontale della statua a quello che doveva essere l’aspetto della parte esterna del calco. Presenti anche i lavori di Monochrome II, progetto in cui l’artista lavora sulla capacità percettiva graduale dell’osservatore. Nell’ultima sala della galleria sono esposte quattro tele di grandi dimensioni sulle quali Veneziano ha disegnato figure umane armate di martello. Per questo ultimo lavoro dal titolo Giorni di un futuro passato, l’artista riprende immagini usate dalla propaganda delle rivoluzioni politiche del passato, e le mette in dialogo tra loro per evidenziare l’enfasi posta sull’atto di distruzione che sottende ai processi di rottura e cambiamento avvenuti nella storia umana.

 

 

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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