Catalogo più vario del solito per Martini Studio d’Arte di Brescia che per la sua prima asta dell’anno ha messo insieme 195 lotti che saranno battuti in due tornate. La prima il 21 marzo prossimo (lotti 1-105, ore 18) e la seconda il giorno successivo (106-195). Caratterizzata da un’offerta abbastanza eterogenea quest’asta potrebbe avere le carte in regola per attirare l’attenzione di qualche collezionista curioso in cerca di un buon pezzo a budget contenuti. Come nel caso di Biforcazione Nero (lotto 27), opera di Emilio Cavallini del 2011 valutata 5-6.000 € o la piccola tecnica mista e collage su carta di Phillip Martin (lotto 29) datata 1977 e offerta a 1-2.000 €. Artista forse non conosciutissimo dal grande pubblico Martin è autore di una pittura “spirituale” ricca di simboli che, se è possibile, nel formato ridotto riescono a manifestare ancor di più il loro fascino.
Artista giramondo di origini irlandesi, Martin ha fatto sua la lezione di Arp, Schwitters e Pollock, è stato amico di Matta – che lo stimava moltissimo – e di Karel Appel, oltre che di Matisse, Chagall e di Jean Dubuffet con il quale ha esposto molte volte nelle mostre Tachiste. Il collage, che ritroviamo anche nel lavoro presente in asta da Martini è una delle sue tecniche favorite. Nella sua visione, infatti, rappresentava «la vita che ognuno vive giorno dopo giorno. Il collage è sovrapposizione». Insomma, una piccola chicca che gli amatori non dovrebbero farsi sfuggire. Come molto interessante è anche il James Brown presente al lotto 37: Self Portrait (1985), una grafite su carta fatta mano valutata 2-3.000 euro.
Tra i più interessanti artisti della cosiddetta Painting Renaissance americana, iniziata negli anni Settanta e sviluppatasi nel decennio successivo, Brown nel 1980 si fece notare per le sue tele semi-figurative e dipinte in modo grezzo che hanno grandi affinità con Jean-Michel Basquiat e la scena pittorica dell’East Village del tempo, ma anche ricche di influenze dell’arte primitiva e del classico modernismo occidentale. Caratteristiche che si possono riscontrare anche in questo lavoro del 1985. La sua opera, amatissima da Leo Castelli, è stata seguita negli anni da gallerie importanti come quelle di Bruno Bischofberger, Thaddaeus Ropac o Larry Gagosian.
Continuando a scorre il catalogo dell’asta n.35 di Martini Studio d’Arte, spicca nella prima sessione del 21 marzo un gruppo di opere di Pop Art italiana a firma di Tano Festa e Franco Angeli (lotti 74-84), tutte degli anni Settanta. Ma soprattutto mi piace soffermarmi sul piccolo nucleo di fotografia presente in chiusura di questa prima tornata. Un nucleo che si apre con uno scatto di Cindy Sherman, Senza titolo (Bus Riders), 1976-2005 (lotto 97), esemplare n. 7 di una tiratura di 20. Presentata in catalogo con una stima di 15-20.000 euro, questa foto vanta un curriculum espositivo molto interessante.
C’è poi una serie di 13 scatti di Franco Fontana (lotto 98, stima: 7-8.000 €) e tre lavori del 1972 di Michele Zaza (lotti 99, 100 e 101) da tenere in considerazione. Ma è nella seconda sessione, in programma per il 22 marzo alle ore 18, che si trovano alcuni dei pezzi più pregiati di questa vendita. A cominciare dalla Composizione astratto geometrica di Gianni Bertini al lotto 110. Un’opera del 1950 valutata 10-12.000 euro. Come molto interessante è anche il Luigi Veronesi, sempre del 1950 e con la stessa stima di Bertini, che troviamo al lotto 112: Leggero.
Ma la parte più forte di tutto il catalogo è quella dedicata all’arte ottico-cinetica dove spiccano, tra gli altri, alcuni lavori di Joel Stein, presente al lotto 120 con un Senza titolo del 1974 (stima: 15-20.000 euro) oltre che con una carta del 1962 al lotto 126 (stima: 4-5.000 euro), e di Horacio Garcia Rossi: tra tutti citiamo il lotto 121, “I” 028/700, un acrilico su tela del 1979 valutato 8-10.000 euro.
Le opere più pregevoli di questa parte dell’asta – ma la selezione è veramente di buona qualità -, sono però a mio avviso Dissociazione dal bordo (Il quadrettato ortogonale si prolunga sul curvato) di Franco Grignani (lotto 134), un acrilico su cartone schoeller datato 1969 e offerto con una stima di 20-25.000 euro, e B113, bellissimo olio su tela di Wojcieck Fangor del 1966, scelto anche per la copertina del catalogo. Presente al lotto n. 136 questo lavoro ha una stima di 30-40.000 euro.
Notevole anche il lavoro di Lucia Di Luciano inserito al lotto 138: Immagini in successione crescente del 1964 (stima: 14-16.000 euro). Da segnalare, poi, proseguendo nella lettura del catalogo, un paio di lavori storici di Gianfranco Pardi e una bella “carta assorbente” di Lucio Fontana: Concetto Spaziale (1964/65) stimata 50-60.000 euro (lotto 147).
Ma del padre dello Spazialismo troviamo in asta anche Concetto Spaziale, Teatrino Bianco del 1968 (lotto 148, stima: 15-20.000 euro). Infine merita attenzione anche il lotto 149, dove troviamo 1.120 punti, piccolo olio su tela del 1975 a firma di Franco Bemporad: stima 4-5.000 euro. Dopo una serie di piccoli lavori di Dadamaino, Emilio Isgrò, Ketty La Rocca e Gianfranco Baruchello, l’asta si chiude con una selezione di opere della cosiddetta Pittura Analitica.
Insomma, seppur meno “lineare” di altri cataloghi messi insieme da Martini Studio d’Arte, anche quello di quest’asta presenta vari spunti di riflessione oltre ad offrire ai collezionisti, magari con budget ridotti, l’opportunità di mettere le mani su alcuni piccoli lavori molto interessanti a firma di artisti che hanno segnato la storia dell’arte del nostro paese e non solo. Opere storiche che, al di là delle dimensioni, riverberano a pieno la ricerca artistica che ha caratterizzati la carriera dei loro autori. Come nel caso dei piccoli “cartoni” di Paolo Masi presenti ai lotti 184 e 185, entrambi con una stima di 2-3.000 euro. Un catalogo da studiare con attenzione e passione.
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