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FRIEZE LONDON: le gallerie internazionali si mischiano con gli inediti Social Works

del

La sedicesima edizione di Frieze London che si svolge a Regent’s Park tra il 3 e il 7 ottobre presenta una commistione variegata e inedita di gallerie, progetti, artisti e curatori. La nuova sezione della fiera, Social Works, era stata svelata lo scorso giugno dalla stessa rassegna inglese e consiste in un focus dedicato ad artiste donne che emersero e sfidarono lo status quo artistico degli anni ’80 e ’90. Le artiste selezionate hanno fatto dell’attivismo politico la loro pratica artistica, verso cui alcune gallerie hanno giocato un ruolo fondamentale nel supportarle e farle emergere. Tra queste, quella italiana Apalazzogallery, di Brescia, presenta un’opera principale dell’inglese Sonia Boyce. The Audition (1977) consiste in 400 fotografie in bianco e nero che ritraggono uomini e donne invitati dall’artista stessa, a mo’ di performance, a indossare una parrucca afro. Ogni individuo è stato fotografato con e senza parrucca, atto di trasformazione e apertura verso “l’altro”.

Sonia Boyce- courtesy artista e galleria
Sonia Boyce, The Audition, 1977 – courtesy artista e galleria

In questo spazio di esplorazione identitaria, troviamo la Galerie Lelong &Co di New York che espone come principale, un lavoro mai mostrato prima dell’artista americana Nancy Spero. Nella sua carriera, il linguaggio visivo e simbolico si mischia con immagini e parole, dando vita a temi marcatamente politici. South Africa (1981) mostra il coinvolgimento dell’artista come attivista della prima generazione di artiste americane vicino al movimento femminista.

Nancy Spero, South Africa, 1981. © The Nancy Spero and Leon Golub Foundation for the Arts/Licensed by VAGA, New York. Courtesy: Galerie Lelong & Co., New York/Paris
Nancy Spero, South Africa, 1981. © The Nancy Spero and Leon Golub Foundation for the Arts/Licensed by VAGA, New York. Courtesy: Galerie Lelong & Co., New York/Paris

Troviamo anche l’artista sudafricana Bernie Searle che esplora le complicate relazioni tra storia, geografia e corpo umano. La sua opera, Still (2001), consiste in una sequenza di otto fotografie raffiguranti l’artista inginocchiata in cumuli di farina nell’azione di impastarla. L’istallazione è illuminata da una luce principale e un sottile strato di farina giace sul pavimento come riflesso delle fotografie. Il contrasto creato tra il colore della pelle dell’artista e la farina porta con sé molteplici significati legati alla questione del corpo umano nella storia del Sudafrica.

Berni Searle, Still, 2001, Digital prints on backlit paper, 8 images, 120 x 120cm each, Edition 3 + 1 AP © Berni Searle. Courtesy: of Stevenson, Cape Town and Johannesburg.

Il ruolo delle donne in questa edizione è stato anche evidenziato dalla presenza di numerose artiste internazionali sparpagliate attraverso le più grandi gallerie Europee ed extraeuropee. Due lavori di Sarah Lucas sono offerti dalla galleria londinese Sadie Coles HQ: una serie di fotografie di un uomo nudo seduto che gioca con del latte e dei biscotti e una piccola scultura di bronzo che, come spesso accade nella sua produzione, richiama forme erotiche e tondeggianti. Hauser & Wirth è riuscita nell’intento di esporre più di un’artista donna nel suo stand. Una piccola scultura di Louise Bourgeois accompagna un marmo e una tela di Jenny Holzer, la cui carriera e messaggistica è stata spesso accostata a temi femministi concettuali e contemporanei.

La tela di Jenny Holzer nello stand della Hauser & Wirth. Foto: Alice Previtali
La tela di Jenny Holzer nello stand della Hauser & Wirth. Foto: Alice Previtali

In più, la tela astratta molto grande di Rita Ackermann, Turning Air Blue II (2017), domina la scena con colori pastello misti a variazioni di blu. Insieme, troviamo lavori dell’artista polacca Goshka Macuga, solita esplorare diversi media artistici nella creazione finale di istallazioni che propongono immagini articolate e ready-mades. Make Tofu Not War (2018) è il primo di una serie di arazzi tridimensionali che raffigurano scene immaginarie ambientate in vecchie foreste, probabilmente nel Nord Europa dove un gruppo di persone è vestito come animali, in particolare una volpe, un cervo e un orso polare. La galleria viennese Krinzinger accosta, a una fotografia di Marina Abramovich, una serigrafia Untitled (2018) dell’artista austriaca Eva Schlegel che raffigura un cielo nebuloso, denso e plumbeo.

Lo stand della White Cube con una delle tele più recenti dell’artista cinese Liu Wei.
Lo stand della White Cube con una delle tele più recenti dell’artista cinese Liu Wei.

Tra le grandi gallerie poste al centro delle prime due sezioni principali della fieralo stand composto di rete metallica di White Cube si concentra unicamente sulle tele e sculture più recenti dell’artista cinese Liu Wei. Questo allestimento e ambiente composto da pareti metalliche e opere hanno lo scopo di creare uno stretto dialogo tra tutti gli elementi.

Una delle sculture dell’artista cinese Liu Wei esposte nello stand della galleria White Cube
Una delle sculture dell’artista cinese Liu Wei esposte nello stand della galleria White Cube

Diversamente dal passato, dove ha lavorato con immagini digitali preesistenti, Liu qui adotta uno stile di pittura fluido, concentrandosi sul colore e sulle sue forme organiche. Anche Gagosian propone lavori di un singolo e rinomato artista, Urs Fischer. Si tratta di tre grandi trittici, che valgono 1.5 milioni di dollari l’uno, e due piccole sculture. Facenti parte di una serie preesistente ed esibita quest’anno a Gagosian New York, i dipinti sono fatti a mano usando uno strato digitale inferiore, poi lavorati su pannelli di alluminio, dando la parvenza di tele che si dissolvono in specchi. Nei primi pannelli delle serie, le opere raffigurano spazi di vita personale; poi nei secondi e terzi, le immagini svaniscono dando luogo a macchie informi. Le superfici specchianti che vengono a crearsi, includono l’ambiente circostante, tele adiacenti incluse, dove immaginario e reale si mischiano. Le sculture raffigurano due gatti in miniatura, uno dei quali ha una testa surreale sferica. Fatti di acciaio, richiamano l’effetto delle tele circostanti.

L'arazzo South Polar Region (2016) di William Kentridge nello stand di Lia Rumma
L’arazzo South Polar Region (2016) di William Kentridge nello stand di Lia Rumma

Tra le italiane, la galleria napoletana Lia Rumma propone opere variegate di artisti italiani e non. Domina la scena, l’arazzo South Polar Region (2016) dell’artista sudafricano William Kentridge. Figura di rilievo sulla scena contemporanea, l’artista, e regista di teatro, esplora tematiche associate alla segregazione razziale del suo paese a cui ha assistito per anni. L’opera raffigura una carta geografica del polo sud, dove delle figure umane di colore nero sono in marcia verso un’unica direzione. Insieme a Kentridge, Lia Rumma propone anche due tele monocromatiche di Ettore Spalletti, poste equidistanti e in posizione equilibrata sulla parete dello stand. La galleria statunitense, Lehmann Maupin, propone, invece, diversi lavori di OSGEMENOS, gemelli e street artists brasiliani, i cui graffiti principali risiedono a San Paolo. A Frieze 2018 propongono un sistema di amplificazione audio con grammofoni e vari volumi e casse sulle quali sono stati disegnati personaggi dalla pelle gialla, che gli artisti propongono spesso nelle loro opere.

Uno dei lavori di OSGEMENOS nello stand della galleria statunitense, Lehmann Maupin
Uno dei lavori di OSGEMENOS nello stand della galleria statunitense, Lehmann Maupin

La gallerai cinese di Shangai, ShangART, espone tra i vari pezzi, un’istallazione dell’artista Ouyang Chun, composta tra il 1999 e il 2013 dal titolo Detritus che vale 180.000 dollari. L’artista cinese di soli quarant’anni è stato testimone degli enormi cambiamenti che, dopo la dittatura di Mao, il paese ha subito. Ouyang, diversamente dai suoi coetanei, ha affrontato i massicci cambiamenti della Cina osservando i minuscoli detriti della nazione modernizzata, ad esempio camminando lungo i binari della ferrovia che portavano dalla sua città alla città più vicina e costruendo sculture in miniatura dalla spazzatura che trovava. Le costruzioni effimere del 1999 che sono mostrate a Frieze, sopravvivono per lo più oggi sotto forma di fotografie. Ouyang è più famoso in Cina come un pittore di Art Brut e tipicamente raffigura minuscole figure ambientate su vasti fondali urbani.

L’istallazione Detritus dell’artista Ouyang Chun, nello stand di ShangART
L’istallazione Detritus dell’artista Ouyang Chun, nello stand di ShangART

In generale, la curatrice di questa edizione di Frieze 2018, Diana Campbell Betancourt ha affermato che esplicito è stato il tentativo di contrastare gli effetti di un mercato di arte contemporanea dominata dagli uomini. Questo forte punto di vista femminile può richiamare l’attenzione in una città che è da tanti anni al centro del mercato internazionale e che, ancora di più con Frieze, si è dimostrata essere un polo frenetico per un pubblico diversificato per nazionalità ed età. L’insieme delle 160 gallerie è diviso da sezioni più o meno coese che dà, nel complesso, un’idea di eterogeneità con particolare attenzione sulla pittura e sui colori molto accessi di tutta la scala cromatica.

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