La settimana dell’arte appena conclusasi a New York ha rappresentato un raro stress test probabilmente senza precedenti: con oltre nove fiere in corso simultaneamente e un milione di galleristi in città, la temperatura del mercato dell’arte statunitense è stata messa alla prova in un contesto di inflazione, escalation delle guerre commerciali e crescenti tensioni geopolitiche.
Le numerose vendite a diversi livelli di prezzo nelle principali fiere hanno però saputo dimostrare la resilienza del mercato americano: nonostante l’assenza quasi totale di collezionisti asiatici e la decisione di molti europei di saltare o annullare all’ultimo la trasferta negli Stati Uniti, sono stati gli statunitensi a rivelarsi particolarmente attivi, forse intuendo che questo è il momento giusto per agire.
Frieze New York: segnali forti dal mercato americano
I primi segnali positivi sono giunti da Frieze New York, che, ospitata anche quest’anno allo Shed nel cuore di Chelsea, ha aperto in preview il 7 maggio, a pochi giorni dalla notizia della sua acquisizione da parte dell’ex CEO di Endeavor, Ari Emanuel, in un’operazione dal valore stimato di 200 milioni di dollari, e nel pieno di una turbolenza alimentata da una presidenza di appena 100 giorni, caratterizzata da guerre commerciali e tagli nella cultura diventati ormai la norma.

Al centro dell’attenzione di media e collezionisti, l’eccentrico stand di Gagosian ha di certo offerto la giusta distrazione in questo momento economicamente e politicamente cupo: tre sculture Hulk Elvis di Jeff Koons in acciaio policromo dall’aspetto gonfiabile, collocate davanti a un carnale fondale immersivo in vinile, hanno sprigionato tutta la giocosa e accattivante pop-art koonsiana.
In preview, la galleria aveva venduto già una delle opere per una cifra non divulgata—anche se i precedenti all’asta suggeriscono un valore attorno ai 3 milioni di dollari, dato che un Hulk (Friends) alto sei piedi fu venduto per 3,4 milioni da Phillips a New York nel 2019.
“La fiera è partita alla grande e la risposta al nostro stand è stata fenomenale,” ha commentato alla stampa Millicent Wilner, direttrice senior, sottolineando il forte interesse per le due sculture rimaste. La presentazione ha anche dato la giusta storia alla stampa, segnalando un ritorno “a casa” per Koons, dopo aver lasciato sia Gagosian che David Zwirner per Pace nel 2021.

Fra le altre vendite degne di nota della prima giornata, Hauser & Wirth ha venduto un Rashid Johnson da 1,2 milioni di dollari, strategicamente posizionato all’ingresso dello stand in occasione della sua retrospettiva al Guggenheim, inaugurata solo poche settimane prima. Entro sera, la galleria ha già piazzato oltre venticinque opere, con prezzi compresi tra i 20.000 e 1,2 milioni di dollari, di artisti istituzionalizzati come Jack Whitten, Lorna Simpson, Mary Heilmann e Roni Horn, tra gli altri.
Da Pace, Adam Pendleton ha invece curato una presentazione delle sue opere in dialogo con sculture di Lynda Benglis, rivelando similitudini nell’approccio a materia e processo. A fine giornata, la galleria aveva venduto diverse opere di Benglis nella fascia tra i 275.000 e i 300.000 dollari, mentre sei dipinti di Pendleton erano stati piazzati nelle prime ore, con prezzi compresi tra i 165.000 e i 425.000 dollari. Pendleton attualmente ha un’ampia mostra all’Hirshhorn Museum e il MoMA aveva appena ufficializzato l’acquisizione di tutte le trentacinque opere della sua retrospettiva 2021–2022.
Fra le altre vendite sulle sei cifre, White Cube ha venduto un’ampia tela di Tracey Emin da 1,2 milioni di sterline e una sua scultura in bronzo per 80.000 sterline. La galleria ha inoltre venduto una Etel Adnan (180.000 dollari), due sculture di Antony Gormley (325.000 sterline ciascuna), un dipinto di Christine Ay Tjoe (prezzato a 280.000 dollari, dopo la recente ascesa dell’artista nelle aste) e due opere di Ilana Savdie, con un prezzo attorno ai 100.000 dollari. L’artista ha debuttato negli stessi giorni con la galleria a New York con una mostra subito pressoché sold out.
Subito in preview, Perrotin ha riportato il sold out completo delle nuove opere pittoriche di Claire Tabouret con prezzi compresi tra i 65.000 e i 200.000 dollari.
A Frieze, l’interesse non si è rivolto in realtà solo ai blue chip, ma anche opere più ambiziose hanno trovato compratori, sia musei che privati.

Mendes Wood DM ha per esempio venduto un’ampia installazione di Kishio Suga con un prezzo fra i 200.000 e i 300.000 dollari, mentre James Cohan ha subito venduto diverse sculture mobili in metallo dal gusto calderiano di Tuan Andrew Nguyen, con prezzi compresi tra 85.000 e 185.000 dollari.
Casey Kaplan ha invece dedicato l’intero stand alle affascinanti sculture biomorfiche ibride di Hannah Levy, piazzandone subito diverse con prezzi fra i 45.000 e 80.000 dollari.
La sezione Focus e i premi alle giovani promesse
Per quanto in generale questa edizione di Frieze (e più in generale le fiere a New York) sembrino aver decisamente privilegiato opere più “politically correct,” le opere più interessanti erano forse nella sezione Focus. Qui anche un’installazione multimediale di Yehwan Song, presentata dalla G Gallery di Seoul, è stata acquisita in preview da un’istituzione privata per 22.000 dollari.
Soddisfatto anche Mandragoa, che nella sezione ha presentato Rodrigo Hernández, vendendo alcuni dipinti con prezzi fra i 6.500 e 11.000 dollari a ottime collezioni private americane. Il premio della sezione quest’anno è andato alle sculture totemiche dell’artista brasiliana Luana Vitra, presentata da Mitre Galeria al suo debutto a Frieze e in coincidenza con la personale dell’artista allo Sculpture Center.
NADA: debutti promettenti e vendite incoraggianti

Ora ospitata nello Starrett-Lehigh Building sulla Ventiseiesima Strada—a soli cinque minuti a piedi da Frieze—ha aperto lo stesso giorno anche NADA, con una VIP preview caratterizzata da dinamismo incoraggiante, anche se ben lontana dai sold out di qualche anno fa, soprattutto nel settore emergente.
Il tutto esaurito nella prima giornata lo ha in realtà sperimentato la galleria londinese Alice Amati, che ha debuttato a NADA con una personale di Danielle Fretwell, con prezzi fra i 5.000 e 17.000 dollari.
Anche la galleria londinese Chilli Projects ha avuto un debutto di successo, vendendo ogni opera di Christopher Paul Jordan entro la fine della giornata (prezzi tra i 4.000 e i 20.000). L’artista è attualmente in residenza presso NXTHVN, il programma fondato da Titus Kaphar, e ha già in programma una mostra da James Cohan.
Independent: curatela e visione, tra pop e politica
Simile atmosfera, anche se molto più curata nella presentazione, si respirava a Independent, che ha aperto il giorno successivo (8 maggio) al Spring Place di Tribeca. Qui, però, sono spesso state le presentazioni più ambiziose ad avere i migliori riscontri.
Entro la chiusura, Swivel Gallery aveva per esempio praticamente fatto sold out con le sculture iperrealistiche in tessuto di Lucia Hierro, con prezzi fra gli 8.000 e i 25.000 dollari. Ispirandosi alla storia dell’arte, alla cultura pop e al linguaggio vernacolare latino, questi prodotti alimentari elevati a simulacro propongono una divertente ma anche acuta interrogazione della cultura del consumismo e del consumo quotidiano.
Un simile commento alla logica del lavoro e del consumo, in una miscela di giocosità e umorismo, caratterizzava il completo di prodotti per la pulizia e altri oggetti e mobili da bagno realizzati in ceramica dall’artista americana Michelle Grabner, con prezzi molto accessibili che vanno da 800 a 3.000 dollari.
Nel frattempo, Monique Meloche ha fatto tutto esaurito con le opere di Jake Troyli, con prezzi che vanno da 3.500 a 45.000 dollari, mentre Charles Moffett ha venduto in preview praticamente l’intero stand monografico di nuove opere di Julia Jo, con prezzi tra i 10.000 e i 45.000 dollari.
Sempre allo stesso piano, la galleria italiana Vistamare presenta nuovi lavori di Rosa Barba, in parallelo alla sua personale appena aperta al MoMA, tappa importante di un percorso istituzionale in costante ascesa che l’ha vista protagonista anche alla Tate, al LACMA e in varie biennali. A Independent, la galleria espone opere più minimaliste che condensano il suo approccio poetico alla pellicola come mezzo e immagine. Le opere, con prezzi tra i 38.000 e i 160.000 euro, hanno suscitato forte interesse, soprattutto da parte di collezionisti istituzionali.

La galleria P420 di Bologna ha invece presentato ad Independent una personale dell’artista cinese Shafei Xia, con dipinti e ceramiche che esplorano in chiave giocosa e provocatoria la sessualità e l’identità femminile, recuperando un linguaggio erotico e folklorico a lungo represso in Cina. Con prezzi tra i 7.000 e i 30.000 dollari, l’artista è già presente in collezioni museali internazionali, tra cui il Gamec di Bergamo, il Museum of Sex di New York e la Fondation Carmignac.
Esther: una fiera alternativa, più lenta ma raffinata

Ha preceduto invece tutte le altre fiere quest’anno Esther, aprendo la sua seconda edizione martedì 9 maggio nella storica Estonian House di Midtown e posizionandosi come una controparte più curata e orientata alla ricerca, con una forte presenza dell’Estonia e dell’Europa dell’Est. Probabilmente anche per la posizione defilata rispetto alle altre fiere, qui le vendite sono state decisamente più lente.
Future Fair: prezzi accessibili e scoperte emergenti
Pare invece aver ormai consolidato il proprio ruolo nell’ecosistema newyorkese di fiere Future Fair, che ha aperto insieme a NADA e Frieze nel cuore di Chelsea.
Diversi dealer hanno riportato vendite già in preview, con prezzi decisamente più accessibili, in una fiera che si qualifica come una delle principali piattaforme per scoperte nel segmento emergente.
Tra le presentazioni che si sono sicuramente distinte, il debutto dell’artista indiana Paree Rohera, presentata dalla curatrice indipendente Tif con la sua Real-Time. Caratterizzate da un’intricata e unica fusione di ricordi personali, mitologie e simbolismi ancestrali, due delle opere dell’artista sono state vendute immediatamente durante l’anteprima VIP—una a un collezionista nuovo al suo lavoro, e una al perspicace collezionista d’arte e broker immobiliare Jonathan Travis—mentre l’opera più significativa è stata confermata più tardi dai Weissman. Tutte le opere erano prezzate tra i 3.000 e i 5.800 dollari—un vero affare per un’artista così promettente, come solo Future Fair permette forse ancora di fare.
TEFAF: vendite solide e opere straordinarie

In tutt’altro spettro di prezzi e livello, TEFAF ha aperto in contemporanea con Independent l’8 maggio, registrando fin dalla preview vendite nel range delle sei cifre. Sebbene alcuni abbiano interpretato la carenza di champagne e i tulipani sostituiti da fiori più ordinari come segnali di una certa austerità, i risultati ottenuti da numerosi galleristi hanno confermato lo status della fiera come punto di riferimento per l’arte straordinaria, indipendentemente dal clima economico.
«In questo momento particolare, ho percepito una risposta dei collezionisti tanto responsabile quanto solida—sono tornati con astuzia sul mercato, intuendo che questo è un momento favorevole per acquistare», ha dichiarato Nicolo Cardi. La sua galleria ha venduto a collezionisti americani vari pezzi storici, tra cui Achrome (1962) di Piero Manzoni (oltre 330.000 dollari), Bianco (1989) di Agostino Bonalumi (120.000 dollari), diversi décollage di Mimmo Rotella (55.000 dollari ciascuno) e due opere contemporanee di Davide Balliano (35.000 dollari ciascuna). Entro lunedì, Cardi ha confermato anche la vendita di un’opera di Josef Albers e un disegno di Raymond Pettibon, mentre restavano in riserva un Richard Serra e un Mimmo Paladino.
Tra gli altri veterani di TEFAF, Tornabuoni Arte ha venduto a nuovi acquirenti provenienti da Stati Uniti ed Europa opere importanti tra cui una piazza metafisica di Giorgio De Chirico, un aereo ricamato a penna biro di Alighiero Boetti, una composizione poetica di Claudio Parmiggiani e un altro lavoro di Rotella, mentre un suggestivo bianco di Lucio Fontana risultava ancora in opzione.

Memorabile anche lo stand di Robilant Voena, che ha incluso un monumentale Myths (Multiple) (1981) di Andy Warhol in rosa, tributo alle celebrità, in dialogo con una rara scultura in ottone di Melotti, tre tagli Fucsia e una quarta opera di Fontana, insieme a ceramiche del pioniere argentino dello spazio e della materia. «Siamo molto soddisfatti della presenza dei nostri clienti e collezionisti! TEFAF è stata fondamentale anche nel sostenere la nostra presenza a New York, soprattutto ora che abbiamo riaperto la nostra nuova galleria qui vicino», ha dichiarato Robilant Voena. «Abbiamo visto un sano mix di visitatori americani ed europei».
Passando al segmento delle mega-gallerie, David Zwirner ha presentato un allestimento personale dedicato a Ruth Asawa, accompagnato da una selezione di opere su carta, in concomitanza con la sua ampia retrospettiva al SFMOMA. In preview, la galleria ha piazzato quattro sculture (tra 320.000 e 2,8 milioni di dollari) e sei disegni (tra 50.000 e 160.000 dollari).
Lo stesso giorno, Ortuzar Projects, in collaborazione con Marc Selwyn Fine Art, ha venduto l’iconico Untitled (1959) di Lee Bontecou a circa 2 milioni di dollari.
Thaddaeus Ropac ha invece riportato vendite rapide di quasi tutte le tele di Daniel Richter, mentre Gagosian ha fatto subito sold out delle nuove opere di Anna Weyant, vendendo la tela più ampia per 300.000 dollari e otto dipinti da 90.000 ciascuno—sebbene questi lavori sembrino più esercizi di virtuosismo iperrealista che critiche al consumismo, come spesso vengono presentati.
Dato che TEFAF continua a essere un palcoscenico privilegiato per scoperte e riscoperte, una delle inclusioni più straordinarie di quest’edizione è stata un ritratto recentemente riemerso di un principe africano di Gustav Klimt, a lungo ritenuto perduto durante la Seconda Guerra Mondiale e presentato dalla galleria viennese Wienerroither & Kohlbacher con un prezzo di 15 milioni di euro, in seguito a un elaborato processo di riattribuzione e restituzione.
Sul fronte dell’antico, David Aron Ltd ha presentato due affascinanti sculture della Venere cicladica, potenti e essenziali rappresentazioni della femminilità. Nei primi giorni della fiera, la galleria ha anche venduto un raro falco di Horus in bronzo cavo, datato al Periodo Egizio Tardo, con una provenienza prestigiosa: l’opera appartenne al noto storico dell’arte svedese Dr. Emil Hultmark.
Il mercato tiene, ma lo sguardo ora è rivolto alle aste
In generale, l’attività e il dinamismo registrati durante questa art week su diverse fasce di prezzo riflettono un mercato statunitense che continua a essere uno dei terreni più fertili per le vendite di alto livello, mostrando al tempo stesso una resilienza anche sul fronte emergente. Tuttavia, il vero test arriverà ora con le aste serali di questa settimana, che diranno se questa fiducia resiste anche sul secondo fronte del mercato secondario e di alta gamma..