Nuovo mese, nuove mostre. Il calendario espositivo delle nostre migliori gallerie si fa sempre più interessante e oggi vi condurremo in un giro d’Italia che speriamo sia di vostro gradimento.
Iniziamo dal capoluogo lombardo dove la storia Galleria Milano propone Condividere frasi in un campo allargato, mostra personale di Cesare Viel, tra i vincitori della X edizione dell’Italian Council.
Il progetto ha un’anima dialogica: l’artista, tra la fine del 2020 e la fine del 2021, ha invitato amici e colleghi a scrivere una frase per loro significativa, particolarmente adeguata allo specifico vissuto del momento presente, e quindi condividerla con lui.
Le frasi vengono poi trascritte a mano dall’artista su singoli fogli. Il risultato è un’installazione lungo tutto lo spazio espositivo della galleria, un mare metaforico attraverso il quale camminare percorrendo passerelle rialzate.
Sempre a Milano, la Boccanera Gallery ha da poco inagurato la personale di Federico Seppi, Frammentazioni. Col suo lavoro Seppi indaga, fin dagli esordi della sua ricerca artistica, luoghi e tempi nei quali la natura si trasforma. A volte sono gli eventi naturali, altre volte è la traccia umana a lasciare il segno.
Nelle sculture e nelle opere bidimensionali Federico Seppi dà visibilità ai fenomeni dell’universo trasformandoli in apparizioni. L’artista, racconta, fin dai piccoli paesaggi che nascono come minimi appunti di viaggio, l’idea di una natura che appare come visione mistica.
Queste note nascono durante i viaggi, durante il suo muoversi in paesi diversi, come scoperta intima dell’ambiente.
I disegni sono tracce semplificate, a volte quasi astratte, vedute naturali ridotte ad una complessità segnica, preziosamente racchiusa in cornici realizzate dallo stesso artista su calchi ottocenteschi. Le ombre e le luci si sovrappongono creando, là dove il segno grafico è più fitto, una presenza quasi palpabile.
Ancora a Milano, la Galleria Bianconi presenta, invece, Revelations in the folds of time, personale dell’artista israeliano Ori Gersht a cura di Ermanno Tedeschi.
La ricerca artistica di Gersht, da sempre esplora il rapporto fra memoria, storia e paesaggio, adottando un linguaggio estetico metaforico e seducente in cui cerca di cogliere la tensione entropica fra ordine e disordine, rappresentando il conflitto e la violenza presenti nella storia e nascosti nelle pieghe della realtà.
A Brescia, la Galleria Massimo Minini ospita, fino al 26 febbraio, Il giorno non basta personale di Paolo Novelli, terza mostra in galleria del fotografo bresciano che, ormai da venti anni, lavora sul tema dell’incomunicabilità.
“Autore difficilmente collocabile”, come ha scritto di lui Angela Madesani; fotografo determinato e per certi versi intransigente (più verso se stesso che nei confronti degli “altri”), Paolo Novelli insegue le proprie certezze più che i fantasmi, con una ricerca che mira a costruire un organismo immaginifico strutturato a priori.
“Le fotografie escono dalla sua mente – scrive lo stesso Massimo Minini per presentare la mostra – piccole e dense famiglie pensate e intuite ancor prima di essere scattate. Si direbbe che siano proiezioni della sua volontà più che trouvailles. Sono figure che esistono e vivono appartate in attesa che il Nostro le sveli”.
Da Brescia a Torino, dove la Galleria Weber & Weber propone, fino al 12 marzo la personale di Gillian Lawers, Edgelands, a cura di Valeria Ceregini.
Gillian Lawler, da sempre interessata al paesaggio e alla sua memoria dove spesso risiede la tensione tra il reale e l’immaginario, esplora nuovamente in questa serie di dipinti inediti, Edgelands, i concetti di confini, bordi, transizioni e trasformazioni rielaborando quegli insediamenti abbandonati, tipici della sua ricerca, attraverso la contrapposizione di un reale immaginario e di uno realmente reale.
Scendendo a sud, LABS Contemporary Art di Bologna ospita, dal 12 febbraio prossimo, la mostra Ridisegnare lo spazio, a cura di Angela Madesani, con lavori di quattro artisti che lavorano con il mezzo fotografico: Marina Caneve, Giulia Marchi, Andreas Gefeller e Massimo Vitali.
Il filo conduttore della mostra è l’idea di una rilettura dello spazio attraverso il linguaggio fotografico.Gli artisti selezionati guardano, attraverso la camera, lo spazio che hanno di fronte e lo interpretano, lo leggono, lo disegnano, lo propongono al di là di una dimensione prettamente oggettiva.
La Galleria Il Ponte di Firenze, invece, inaugura la sua nuova stagione espositiva con con una personale dell’artista Raffaele Luongo: Andrea sposta la cassa scura e io sposto quella chiara fino ad ottenere un allineamento del suono, a cura di Andrea Alibrandi.
In mostra due grandi nuove opere allestite sui due piani della galleria: Achille e la tartaruga e io sono Achille e Così fu quella volta che quasi incontrammo il dottor Isak Borg.
“Questa – racconta lo stesso Raffaele Luongo -, è una mostra sul creare presenza nel passato. Su una musica ricavata dal diario della costruzione di due sculture. Sul rappresentare come colori le azioni che producono le opere. Sulla storia di una foto scattata dall’interno della Renault 4 di mio padre. Sull’esecuzione di una partitura nella quale le azioni di un testo generano dei brevi silenzi”.
A Roma, Galleria Anna Marra presenta la terza parte di Postcard from New York, mostra collettiva a cura di Serena Trizzino e ultima edizione di una serie avviata nel 2016, che raccoglie una selezione delle scoperte della curatrice a New York.
Questa terza parte presenta un gruppo di artisti che esplorano lo spazio liminale tra astrazione e rappresentazione:Carl D’Alvia, Aurora Pellizzi, Luisa Rabbia, Maja Ruznic, Victoria Roth e Pauline Shaw.
Utilizzando diverse tecniche, ognuno di loro ha sviluppato un linguaggio visivo unico ma coerente, che allude sottilmente a forme riconoscibili, in particolare a quelle della figura umana, utilizzata per indagare il proprio messaggio principale.
Sempre a Roma, la Interzone Galleria presenta Présence/Absence, mostra fotografica di Jean Marc Caimi & Valentina Piccinni. Dalla inscindibile relazione tra presenza/assenza si sviluppa il progetto fotografico in mostra che vuole indagare le connessioni che intercorrono tra la natura e l’uomo.
Il progetto Présence/Absence è costruito secondo l’idea di una narrazione personale, fluida, quasi letteraria, fatta di immagini che, pur avendo una vita propria, sono gli episodi―punti di un racconto organico ed emozionale.
Questo scaturisce da un’alchimia di azione/reazione, d’interazione tra la visione di Caimi & Piccinni e quella impressa da un territorio, la costa Nord della Francia, che si fa presto simbolico, sublime e portatore di reminiscenze.
Spostandoci ora a Napoli, prosegue fino al 5 marzo prossimo, negli spazi della Galleria Tiziana Di Caro, la mostra The Owl’s Made a Nest in the Ruins of theHeart [Il gufo ha fatto il nido sulle rovine del cuore] personale dell’artista iraniano Shadi Harouni.
La mostra include opere realizzate nel 2021 e il titolo è preso in prestito da un poema popolare curdo, molto poco conosciuto, tra quelli mormorati tra le montagne Hawraman e che attraverso la diaspora si è diffuso in tutto il mondo.
Il lavoro di Shadi Harouni ha spesso radici nella sua regione di origine, riflettendo su temi e suggestioni universali attraverso la scrittura, il video, le stampe, la scultura, la fotografia e l’installazione. Al centro di ogni suo progetto ci sono narrazioni politiche e sociali, unite al folclore personale, collettivo, e ad indagini materiali.
L’elemento che contraddistingue il suo lavoro è un’eleganza persistente attraverso la quale cela e lentamente rivela il pesante fardello di storie ereditate e futuri possibili. Questa chiara dicotomia tra la sua precisione estetica e l’incontenibile gravità dei suoi contenuti produce una nuova realtà empirica che nella sua espressione è insieme politica e poetica