Una sola grande opera composta da 278 copertine di fascicoli de I maestri del colore, la famosissima collezione di opuscoli dedicati ai grandi artisti del passato pubblicata da Fratelli Fabbri Editori dal 1963 al 1967. Questo il lavoro di Flavio Favelli esposto alla Gam di Torino.
Chi di noi non ha avuto almeno uno di questi fascicoli in casa, magari reperito su una bancarella o in un qualche negozio di libri usati e poi sfogliato avidamente come un autentico tesoro? Flavio Favelli è partito da questi documenti del passato, affascinanti testimonianze di un momento in cui storicamente gli studi e la cultura cominciavano a diffondersi conquistando l’interesse di un pubblico più vasto, e ha composto la sua opera intervenendo con piccoli fogli di carta dorata che, ad uno sguardo più attento, scopriamo essere gli incarti dei cioccolatini Ferrero Rocher.
L’opera sarà visitabile presso una Wunderkammer della GAM di Torino fino al prossimo 6 novembre, in un’esposizione curata da Elena Volpato, realizzata con la collaborazione di Fondazione Ferrero onlus e corredata da un catalogo edito da Viaindustrie.
Favelli interviene sulle copertine dei fascicoli dei Fratelli Fabbri, coprendo con le foglie d’oro delle carte di cioccolatini alcuni punti chiave delle opere riprodotte. Di preferenza copre i volti, altre volte tocca alcuni aspetti celeberrimi delle immagini, sempre dando l’impressione di voler quasi recuperare una dimensione intima, cercando di coprire per conservare l’immagine dalla vista e dagli occhi frettolosi che potrebbero non comprenderne il significato più profondo.
C’è una curiosa somiglianza, a pensarci, tra i fascicoli Fabbri dedicate alla storia dell’arte i suoi maestri negli anni 60 e gli odierni Ferrero Rocher, i cioccolatini ripieni di crema prelibata alla nocciola, usciti per la prima volta sul mercato in pieni anni ’80 e diventati rapidamente un must per i golosi.
Tutte e due queste produzioni hanno, forse, il vantaggio e il merito di rendere fruibile e raggiungibile da un pubblico molto vasto, sulla grande distribuzione, qualcosa di semplice, ma oggettivamente di qualità. Ciononostante, nel lavoro di Favelli l’aspetto relativo al mercato passa però in secondo piano, tanto che le carte dei cioccolatini possono tranquillamente apparire a prima vista come vere e proprie foglie d’oro. Il gesto che pervade tutta l’opera ha più a che fare con il coprire, il velare: non tanto per nascondere, quanto per custodire le immagini.
Il lavoro di collage che compone l’opera nella sua interezza lavora, infatti, su due piani. Da un lato ha a che fare con l’intervento su ogni immagine con le cartine dorate, ma è anche interessante considerare la composizione dell’opera nella sua interezza, disposta in questo caso a coprire con le tre file di riquadri l’intero, per quanto breve, percorso espositivo.
Le carte dorate, così, svolgono la funzione non soltanto di velare l’immagine, ma letteralmente di rivelarla: la nascondono per esaltarne aspetti precisi, insomma, lasciando che la nostra memoria evochi i contenuti nascosti e così li custodisca, li elabori e li metta ancora più in evidenza.
Una curiosità o un dettaglio interessante riguarda il fatto che Favelli abbia scelto di nascondere allo sguardo soprattutto i volti dei personaggi ritratti nelle varie opere. Solo un’opera fa eccezione: si tratta di un dettaglio dell’Ultima cena del Ghirlandaio, dove la carta dorata non giunge a coprire il volto reclinato sul petto di Cristo, con gli occhi socchiusi di San Giovanni.
E forse proprio questi occhi chiusi, questa concentrazione del cuore, è la stessa che siamo invitati a coltivare dentro di noi nell’atto di studiare la storia dell’arte e comprenderla, a volte ancora prima di trovarci fisicamente di fronte ai capolavori oggetto dei nostri studi.